Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2001
Le chiamano ”atomiche dei poveri”, perché hanno lo stesso effetto delle bombe nucleari ma costano meno
• Le chiamano ”atomiche dei poveri”, perché hanno lo stesso effetto delle bombe nucleari ma costano meno. Sono le armi chimiche e batteriologiche, e dopo l’11 settembre fanno paura a tutti. Ma, in realtà, la minaccia è relativa. I terroristi hanno delle difficoltà a procurarsele. Si è molto parlato delle ”atomiche tascabili”, che dopo la dissoluzione dell’Urss sarebbero state messe in vendita sul mercato nero delle armi. Pare che Osama bin Laden abbia provato a comprarne una, a metà degli anni 90, ma invano. Anzi, i suoi uomini sarebbero stati truffati da mercanti centrasiatici che gli rifilarono il famoso ”mercurio rosso”, un composto radioattivo fantasma che per anni i trafficanti russi offrirono a chi cercava atomiche a buon mercato. Spesso, poi, le bombe vengono vendute senza i codici per attivarle (per i codici i trafficanti vogliono altri soldi).
• Costruire un’atomica è relativamente facile. Il difficile è procurarsi l’uranio 235 arricchito o il plutonio, e non pare che i terroristi ci siano riusciti. Il vero rischio è quello delle dirty bomb o Rdd (Radioactivity dispersal device). Sono ordigni tradizionali rivestiti di materiale radioattivo: esplodendo, contaminano l’ambiente. Al-Qaeda, l’organizzazione terroristica di bin Laden, si sarebbe già procurata cesio 137 e cobalto 60 e starebbe sperimentando le bombe sporche in Afghanistan. Altra minaccia seria è una replica dei dirottamenti suicidi, ma con obiettivo le centrali nucleari o gli impianti chimici.
• Le armi chimiche furono usate per la prima volta durante la battaglia di Tsushima, Mar del Giappone, nel 1905. Le navi imperiali giapponesi lanciarono contro quelle russe granate a gas asfissianti. Durante la Prima guerra mondiale fecero decine di migliaia di morti sui fronti europei. Il 22 aprile 1915, nella regione di Ypres in Belgio, i francesi videro una nube di gas giallo-verdastro (era cloro) che precedeva i fanti tedeschi: morirono diecimila soldati (fra cui molti tedeschi colpiti dal ritorno del gas). L’yprite (solfuro di dicloroetile) fu usata per la prima volta dai tedeschi, sempre a Ypres, nel 1917. Venne chiamata ”gas mostarda”, a causa del tipico odore. Complessivamente il peso dei gas di guerra impiegati durante la prima guerra mondiale ammontò a 13 milioni di chili.
• Nel 1938 i tedeschi inventarono il GB, o ”sarin”: incolore e inodore, molto volatile ed estremamente tossico. Chi respira per un minuto aria contenente più di 5 milligrammi per metro cubo di sarin, muore. Il 20 marzo 1995 lo usarono quelli della setta Aum Shirinkyo nella metropolitana di Tokyo. I terroristi riempirono di gas delle buste di plastica e le bucarono con gli ombrelli: morirono 12 persone, circa 500 vennero ricoverate in ospedale. Poteva andare peggio, ma non è così facile diffondere i gas letali senza usare armi da guerra. Il cianuro, ad esempio, si usa per pulire i metalli e si può comprare. Per uccidere un gran numero di persone, però, ne servono migliaia di chili, e la cosa si complica. Ramzi Yousef, mago degli esplosivi al servizio di Osama, aggiunse del cianuro alla bomba del 1993 alle Torri gemelle di New York. Ma l’esplosione, anziché diffonderne i vapori letali, li bruciò. Il bilancio fu di 6 morti e 1.042 feriti, di molto inferiore all’ecatombe progettata. Il vero timore è che quantità limitate di un composto inodore vengano rilasciate nei condotti di ventilazione di un palazzo. Negli Stati Uniti si stanno iniziando a dotare edifici pubblici, metropolitane e stadi di rilevatori di sostanze chimiche letali, ma ci vorranno anni prima che il territorio nazionale sia coperto.
• Una minaccia che gli esperti considerano seria sono le armi batteriologiche, cioè il contagio programmato con malattie mortali. Il rischio più probabile sembra oggi il vaiolo o l’antrace.
Nel 1980 il vaiolo è stato dichiarato dall’Oms ”malattia eradicata” e per questo, già prima, ne era stata sospesa la vaccinazione. Il virus si conserva nei laboratori della Vector, a Koltsovo (Russia) e al Center for Disease control di Atlanta (Usa). Estremamente contagioso, pericoloso da manipolare (i primi a morire sarebbero i terroristi), ha un’incubazione di 14 giorni. Il vaccino è uscito di produzione dal ’71.
• L’antrace è un batterio con tempi d’incubazione più ristretti, colpisce le pecore e infetta l’uomo solo per contatto diretto: ma servono grosse quantità di spore, per una città come Washington almeno 100 chili. Non si propaga da uomo a uomo. C’è un vaccino, lo produce per i soli militari la compagnia americana BioPort. Per profilassi e terapia si utilizzano antibiotici prescritti per altre malattie.
• Per procurarsi germi e batteri non basta raccogliere carcasse di pecore morte di antrace o di ratti infettati dalla peste. C’è il commercio illegale, ma è controllato dagli agenti segreti di mezzo mondo. Poi i germi, fuori dalle colture, non sopravvivono. Per essere respirati devono prima essere ridotti in polvere, facendoli però restare attivi. Il processo è molto complicato. Inoltre, se i granelli sono più grandi di 10 micron non raggiungono i polmoni, e se sono più piccoli di un micron, vengono soffiati via. L’aerosol non funziona, la paura degli aerei addetti alle disinfestazioni agricole è quindi infondata. I diffusori di questi velivoli, studiati per i liquidi, con le polveri si inceppano. Dal 1990 al 1995 i giapponesi di Aum Shirinkyo provarono a infettare per 12 volte la popolazione di Tokyo con l’antrace, ma non successe nulla. Provarono anche con il vaiolo usando un furgoncino con un compressore e un ventilatore: stesso risultato.