Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Una volta, i parrucchieri scherzavano fra di loro parlando delle clienti che decidevano di occuparsi da sé dei loro capelli
• Una volta, i parrucchieri scherzavano fra di loro parlando delle clienti che decidevano di occuparsi da sé dei loro capelli. Dicevano: «Facciano... tanto poi dovranno tornare a rimetterli a posto». E avevano ragione. Nel 90% dei casi i risultati erano pessimi: colori sbagliati, ciocche impastate, punte bruciacchiate. E tutte, tornando a Canossa, tiravano fuori le bugie più assurde: dall’«ero in vacanza, non volevo andare da un altro parrucchiere...», a quelle più lacrimose che coinvolgevano bambini malati e nonne all’ospedale. Ora però le cose sono cambiate, e i parrucchieri devono ormai rendersi conto che almeno il 40 % della clientela abituale «ha imparato» e ormai da loro ci va solo un paio di volte l’anno, per farsi regolare i capelli. Tra parentesi: onore al merito di Jean Louis David, che già nei primi Anni 60 aveva capito che sarebbe andata così e ha puntato tutto sul taglio: ora i suoi negozi sono «botteghe di styling», in cui ci si taglia i capelli e poi per sei mesi si è a posto. L’idea David l’aveva avuta da una fidanzata americana che al college faceva con le amiche l’«istituto di bellezza della domenica sera», per aiutarsi l’un l’altra coi capelli. Ora, anche le aziende di prodotti per capelli si sono date da fare, mettendo in commercio prodotti simili a quelli da parrucchiere, solo più semplici da usare.
• E la nonna come faceva coi suoi capelli? Dipende. Se li aveva già completamente bianchi, passava in drogheria, comperava fialette di «reflex» color argento, e lo dava subito dopo essersi lavata i capelli (col sapone di Marsiglia). Così toglieva il giallo ai suoi bei capelli argentati... che diventavano turchini come quelli della fata di Pinocchio.
Se invece era «moderna» andava regolarmente «dalla parrucchiera». In casa non avrebbe mai provato il fai-da-te: le vicine avrebbero pensato che, poverina, doveva fare grandi economie. Andare dal parrucchiere era uno status, quindi, se proprio «non poteva», si dava da fare di nascosto: tuorli d’uovo per capelli aridi, midollo di bue su quelli sfibrati e decolorazioni, con infusi di camomilla, acqua ossigenata e ammoniaca, o con le camomille Shultz, le stesse che ancora oggi trovate al supermercato.
• parrucchieri non lo usano puro, lo allungano: 50% di acqua e 50% di shampoo. Provate, vi ritroverete con una miscela perfettamente lavante, meno aggressiva sui capelli e con meno schiuma da sciacquar via.
IL MASSAGGIO. Le ragazze del lavatesta mettono meno shampoo, ma fanno un massaggio più lungo, specie sulla cute, dove si depositano untuosità, forfora e cellule morte. Massaggiare le punte non serve: se i capelli sono puliti alla radice, lo saranno anche in basso.
IL RISCIACQUO. Dev’essere accurato, facendo attenzione al calore dell’acqua: se avete i capelli grassi non usatela troppo bollente, altrimenti le ghiandolette sebacee saranno stimolate a secernere ancora più grasso. La temperatura ideale è la tiepida. L’ultimo getto, però, fatelo freddo: rende i capelli più lucenti.
L’ASCIUGAMANO. Usatelo come fanno dal parrucchiere, cioè avvolto intorno alla testa e tamponando. A strofinarlo, come fate voi, r rende i capelli troppo elettrici e nervosi.
LA PETTINATA. Quando sono bagnati i capelli diventano più fragili, quindi non tirateli mai né con il pettine né con la spazzola. Se proprio sono ingarbugliati, poggiate la mano sinistra chiusa appena sopra la fronte, all’attaccatura dei capelli, fermateli alla radice e pettinateli subito dietro.
LA PIEGA VERA E PROPRIA. Dipende dal risultato che volete ottenere. Ad esempio, volete l’effetto spettinato? Fate come fa il parrucchiere: con una mano tenete il phon, l’altra apritela e chiudetela sui capelli, che così si piegano. Ma anche se li volete «da bigodino» o lisci con la piastra è meglio che li asciughiate un po’ prima di cominciare a metterli in piega. I parrucchieri lo fanno quando già sono asciutti, ma è più difficile, perché scivolano dalle mani.
LA SPETTINATA FINALE. Alcuni parrucchieri non la fanno sui capelli ancora caldi di phon, perché l’arricciatura «non terrebbe». Voi allora fatela quando sono ancora umidi:l’arricciatura terrà meno, ma i capelli saranno meno elettrici e nervosi.
• Messa in piega, consigli degli esperti:
A ONDINE (di Aldo Coppola). Riga a lato, capelli divisi in strisce orizzontali (da orecchio a orecchio). Con ogni ciocca formate delle chioccioline e fermatele con una forcina. La prima riga di chiocciole verso sinistra, la seconda verso destra e via così. Asciugate, togliete le forcine... et voilà!
DRITTA (di Jean Louis David). Dividete i capelli in grosse ciocche e tiratele dall’alto verso il basso col phon poggiato su una grossa spazzola col manico, che deve scivolare verso il basso col phon.
PHON-E-SPAZZOLA (di Renato, Compagnia della bellezza). Arrotolate una ciocca per volta su una spazzola tonda di metallo: i riccioli avranno maggiore consistenza.
Quello che ti serve per modellare i capelli.
LE «ACQUE DISCIPLINANTI». Ne trovate di diverse marche, con nomi simili. Le più conosciute sono quelle della Fructis-Garnier. Potete spruzzarle prima o dopo la piega.
I GEL RISTRUTTURANTI. Servono per plasmare la piega, ma attenzione: se poi passate il phon i capelli diventano secchi e stoppacciosi.
LE SPUME. Servono soprattutto a chi ha capelli fini o un po’ grassi. Si possono mettere per «riprendere» una piega del giorno prima o per dare volume a una piega che ancora si deve fare.
LE PASTE MODELLANTI. Ovvero le «brillantine». Si mettono su capelli asciutti o bagnati. Un consiglio: cercatele nei negozi che vendono prodotti esotici: le brillantine per i capelli delle persone di colore sono le più energiche e liscianti.
LE LACCHE. Ce ne sono di mille marche diverse, tutte buone ed economiche, forse perché sono passate di moda e sostituite da acque disciplinanti e da gel.
• Tagliarsi i capelli non è facile, per questo di solito ci si organizza con le amiche per farlo l’una all’altra. E se di amiche disposte a darvi una mano non ce ne sono? Sarebbe più saggio rinunciare e affidarsi a un parrucchiere, personaggio di cui potremo dire tutto il male che vogliamo (che è un gran chiacchierone, che ci fa spendere tanti soldi, perdere tempo...) ma non che non sia esperto: e il taglio dei capelli è un lavoro da esperti ancor più di una tintura o di una piega. Ma tant’è, oggi non volete essere sagge, o forse avete una necessità impellente. E allora avanti: un paio di forbici (ma con le lame diritte), una testa bagnata (la vostra), due specchi (uno per guardarvi davanti e uno per la nuca) e via...
LA FRANGIA. Se la volete diritta, tutta pari, è abbastanza facile: tiratela fin sul naso, dividete i capelli in tante ciocchette, giratele ognuna su se stessa e poi zac, cercate di accorciarle tutte pari. Se invece la volete «a schiaffo» (di quelle cioè che si rialzano da un lato), fate la riga, dividete i capelli in tante ciocchette e poi tagliatele con la forbice tenuta di sbieco, in modo che il taglio sia più corto dal lato della riga, e più lungo dall’altro.
LE DOPPIE PUNTE. Sempre con i capelli bagnati, girate ogni ciocca su se stessa, afferratela con le dita, rigiratela verso di voi e tagliate tutta la parte «in disordine», cioè all’incirca due centimetri di capelli. Se non siete sicure di aver fatto un taglio tutto uguale, pettinate i capelli ben diritti e cercate di regolarli come se fossero una stoffa.
LA LUNGHEZZA. Più sono lunghi, più c’è la speranza di fare un taglio uniforme. Sempre tenendo i capelli bagnati, pettinateli... e tagliate. Cercando, però, di fare come il vostro parrucchiere: uno o due centimetri alla volta. I tagli decisi delle trecce, come si vede fare nei film, finiscono in singhiozzi perché ci si ritrova una testa a zig-zag.
LO SPESSORE. Per sfoltire i capelli un po’ pesanti ci vogliono forbici seghettate che hanno solo i parrucchieri e che si comperano nei negozi specializzati. Di solito costano quanto un taglio dal migliore parrucchiere della città, quindi «non conviene». Ma se volete farlo ugualmente, prego. Però ricordate: è meglio intervenire sui capelli «sotto», quelli più vicini alla nuca.
LO SFILATO. Si fa con il rasoio a lama (usato dai parrucchieri da uomo per far la barba ai clienti più esigenti) o con la macchinetta delle «rapate» ai soldati. Aggeggi difficili da usare: e allora, perché rischiare?
• Per cominciare: non si chiamano più tinture. Da quando sono state sottoposte alla legislazione Cee (Anni 90), si chiamano «colorazioni». Sono tutte in scatole fai-da-te, con dentro ciò che serve, compresi i guanti e addirittura l’uncinetto per fare le mèches. Le trovate ovunque, ma se volete un campionario completo, andate in un supermarket: riempiono almeno due scaffali.
COME SCEGLIERLA. Non in base al prezzo (sempre tra le 11 e le 19.000 lire) né alla qualità: è sempre buona, tanto che se ne vendono milioni di pezzi l’anno (sono il cosmetico più venduto). Le aziende principali sono tre (l’Oréal, Wella e Testanera) e sono specializzate: una ha quelle in gel, l’altra in crema, una i «tono su tono». In generale: Wella è specializzata in rosso, Testanera in bruni, l’Oréal in biondi e in «copri-capelli-bianchi».
«PERMANENTE» O «TEMPORANEA»? Fate attenzione alla scritta sulla scatoletta. Se dopo la parola «colorazione» trovate «permanente», lasciatela perdere: inizierete a usarla quando avrete un po’ più di esperienza. Le prime volte, prendete quelle dove c’è scritto «temporaneo» o «semi permanente». Perché? Se fate qualche sciocchezza, in due giorni di lavaggio tornerete come nuove.
LA QUANTIT. Una scatola basta a colorare capelli medio-lunghi; per quelli oltre le spalle ne servono due. Ma se i capelli sono corti non usatene la metà: la pastetta va messa alla radice (che è uguale per tutte) e solo alla fine va stesa al resto della chioma. Se volete esser sicure del risultato, oggi avete un valido aiuto: si chiama Color Precise, è della Philips (nella foto, 70.000 lire, nei negozi di elettrodomestici) e assicura una stesura omogenea del colore.
CAPELLI BIANCHI. Anche qui, occhio alle scritte: perché ci sono colorazioni che le coprono interamente e altre che le coprono «al 40%». Un 40%, per la cronaca, è una testa sale-e-pepe. Se avete solo qualche filo bianco, basterà anche il tipo «non copre i capelli bianchi».
I RISULTATI. «Verrò come la modella sulla confezione?». Per saperlo girate la scatoletta e leggete dove c’è la scritta «risultato sui vostri capelli», seguita da spiegazioni. Se non è quello che volevate, prendete un’altra scatoletta e leggette i vari «se siete cosi...»: bisogna procedere per tentativi per arrivare alla tinta desiderata. Se avete il panico da «prima volta», in commercio c’è Wella Viva On-Off (nella foto, 12.000 lire, al supermercato): vi fa tornare come eravate.
• Tintura per capelli, gli errori da evitare.
FAI LA«PROVA AVAMBRACCIO». Di solito le colorazioni non danno irritazioni... ma può succedere. Quando ne usate una nuova, perciò, fate la «prova avambraccio»: ne mettete un po’ nell’incavo del braccio, coprite con un cerotto e non lavate per 48 ore. Se quando scoprite è tutto a posto, potete colorarvi i capelli.
NO ALLO SHAMPOO IL GIORNO DOPO. Occorre aspettarne almeno tre, e bisogna anche evitare shampoo molto energici: ce ne sono di specifici «per capelli colorati». O guardate nella scatoletta: alcune marche (come l’Oréal Excellence) allegano una dose più abbondante di trattamento. Tenetelo da parte e usatelo ogni sei shampoo.
NON USARE COLORAZIONI ALL’HENN SU CAPELLI DECOLORATI. Le tinture che riportano sulla confezione la scritta «Henné rosso» o «Henné bruno» non possono essere usate su capelli già decolorati. Quelle all’«Henné neutro» invece sì, perché non servono a colorare i capelli, ma solo a dar loro una lucentezza maggiore.
NON PENSARE CHE FACCIANO MALE. Signore di 70 anni tingono i capelli da 40 e hanno capigliature bellissime: le tinte non colorano i bulbi, ma la parte morta del capello.