Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Tra gli animali che vivono sulla terra e nel cielo, i fenomeni di simbiosi sono meno comuni, ma niente affatto rari
• Tra gli animali che vivono sulla terra e nel cielo, i fenomeni di simbiosi sono meno comuni, ma niente affatto rari. Il Pluvianus aegyptius, crocodile bird per gli anglofoni, è un uccello tutto bianco con le ali grigie e una linea nera sulla testa e sul collo. considerato lo spazzolino da denti del coccodrillo del Nilo perché si nutre dei parassiti presenti nella sua bocca.
• Molluschi appollaiati nel corpo delle meduse, uccelli che bevono le lacrime dei bufali, formiche che succhiano dai pidocchi un liquido zuccheroso. Non si tratta di parassiti, ma di coppie di animali che si scambiano reciproci favori. Il fenomeno, noto come simbiosi, è diffuso soprattutto tra gli abitanti del mare. Nella profondità dell’Oceano Indiano ondeggia ad esempio un vasto tappeto di anemoni, animali che sembrano piante dai lunghi tentacoli urticanti ricoperti di minuscoli arpioni velenosi. Quando una preda si avvicina, l’anemone la paralizza col suo veleno, la porta alla bocca coi tentacoli ed espelle gli escrementi attraverso la stessa apertura, da cui il nome «anemone» che significa «una sola apertura». Gli unici a compiere evoluzioni in mezzo ai mortali tentacoli sono i pesci-pagliaccio dalla livrea arancione striata di bianco, ricoperti da un particolare muco che fa da corazza contro il veleno. I pesciolini e gli anemoni sono soci, in una simbiosi «mutualistica» in cui ciascuno fa qualcosa per l’altro. I pesci, nuotando tra i tentacoli, difendono l’anemone da eventuali predatori, e rimescolando l’acqua gli assicurano un continuo rifornimento di ossigeno e di avanzi di cibo. A sua volta l’anemone aiuta i pagliacci a difendersi dai pesci più grandi, fornendo loro un nascondiglio inespugnabile. Sono molte le specie che entrano in simbiosi con gli anemoni: il paguro Bernardo, un animale che abita le conchiglie dei molluschi morti, si strofina contro i tentacoli velenosi fino a convincerne almeno uno a staccarsi dalla sabbia e a incollare il suo disco pedale, una sorta di gambo muscoloso e appiccicoso, alla conchiglia. Il vantaggio è reciproco: Bernardo mimetizzandosi si protegge, l’anemone, altrimenti costretto all’immobilità, va in giro in cerca di prede e può spargere ovunque le sue uova. Spesso la relazione diventano così stretta che quando il paguro cresce e cambia conchiglia sposta il suo anemone sul nuovo tetto.
• un barbiere per la murena. Nella vita delle specie marine esistono anche tipi di simbiosi in cui è solo uno dei due soci ad approfittare dell’altro. Ad esempio gli squali nuotano spesso scortati da pesci-pilota, la cui presenza non sembra infastidirli. Nonostante il nome, questi pescetti dal corpo zebrato non guidano affatto il feroce predatore, ma sono solo dei commensali (da cui il termine ”simbiosi di commensalismo”): oltre a sfruttare la corrente formata dall’aspirazione dello squalo per muoversi più velocemente, si nutrono infatti dei brandelli di carne delle sue prede.
Originale il caso delle remore: lunghe più di un metro, hanno la pinna dorsale a forma di disco ovale e la usano come una ventosa per attaccarsi alla pelle dei grandi predatori. In questo modo si assicurano una fonte di cibo inesauribile, ma stavolta è il pesce più grande a trarne il maggior vantaggio: se il suo corpo viene ripulito di continuo, evita il rischio di qualsiasi tipo di infezione. Questo tipo di simbiosi, di pulizia, è molto diffusa in mare: esistono addirittura dei veri e propri centri di igiene per squali, cernie e mante, organizzati da pesciolini o gamberetti chiamati ”pulitori obbligati”. I grandi predatori, in cerca di pulizia, sono capaci di rimanere anche per mezz’ora col corpo in verticale, la testa in su e la bocca ben aperta. Quando son stufi di stare lì impalati lo fanno capire con scosse e contrazioni. Se però l’operazione li ha soddisfatti, torneranno sempre dallo stesso spazzino. Il Labroides dimidiatus, un pesciolino tutto blu o giallo con striature nere, va in cerca di clienti da solo. Un ballo di riconoscimento gli permette di avvicinare i pesci più grandi e di entrare nelle loro bocche per nutrirsi degli avanzi di cibo. Anche i predatori più feroci diventano docili: le murene smettono addirittura di respirare per aiutare i gamberetti-barbieri a pulir loro le branchie. A cercare protezione intorno ai corpi gelatinosi e urticanti delle meduse sono un centinaio tra pesci e crostacei marini. Appollaiati sui gusci morbidi e trasparenti, immuni al veleno dei tentacoli, vagano per l’oceano senza rischi. Le meduse, fragili solo all’apparenza, sono tra gli animali meglio adattati all’habitat marino. Vedono non viste perché non hanno colore e galleggiano in balia delle correnti in attesa che le prede stesse vengano loro incontro e vadano a infilarsi proprio tra i loro micidiali tentacoli.
• Nel sud del deserto del Sahara le bufaghe africane (Buphagus africanus), uccelli dai lunghi becchi gialli o rossi, spidocchiano antilopi, rinoceronti e bufali e li liberano anche di zecche e larve di insetti annidati nelle pieghe della pelle. Non solo: mangiano i tessuti morti che circondano le piaghe e bevono le secrezioni che trasudano dagli occhi degli erbivori.
• Tutti gli uccelli pulitori, spesso aggrappati ai grandi animali a quattro zampe, sono al riparo dai possibili predatori. In cambio, li avvertono di qualsiasi pericolo lanciando versi striduli o frullando le ali.
• In alcuni casi la simbiosi raggiunge un livello di organizzazione stupefacente. Ne sono un esempio le formiche rosse dei boschi: golose di succhi zuccherini, hanno trovato nei comuni pidocchi delle piante, gli afidi, degli ottimi fornitori di cibo. I minuscoli parassiti succhiano la linfa delle piante e la rigettano dal retto sotto forma di gocce di melata, un liquido dolciastro e appiccicoso, ricco di zuccheri. Le formiche rosse catturano gli afidi, li portano nei formicai e stimolano la secrezione di melata toccandoli con le zampe o con le antenne. Per ricompensarli, li difendono dai nemici e a volte, durante l’inverno, si prendono cura persino delle loro uova, trasportandole sotto terra su piccole foglie.
• gli ospiti dell’uomo. l’uomo, però, l’animale che vive in simbiosi con il più gran numero di soci. Sono invisibili ad occhio nudo, ma sono indispensabili per la nostra salute. La bocca ospita più di dieci miliardi di batteri e l’intestino un numero ancor più alto. I vantaggi per l’essere umano sono molti: oltre a un aiuto indispensabile nella digestione e nella produzione di vitamine, questi ospiti sono una valida barriera contro le infezioni. I batteri, da parte loro, vivono benissimo nel corpo umano: caldo e umido, è l’habitat ideale e capace di fornire loro un’infinita quantità di materiale organico di cui cibarsi.