Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
La Somalia, grande il doppio dell’Italia (ma con una popolazione di poco superiore agli 8 milioni), occupa gran parte del cosiddetto ”corno orientale” dell’Africa
• La Somalia, grande il doppio dell’Italia (ma con una popolazione di poco superiore agli 8 milioni), occupa gran parte del cosiddetto ”corno orientale” dell’Africa. La penetrazione italiana iniziò nel 1889 attraverso trattati di protettorato con i sultanati di Obbia e di Migiurtinia, seguiti nel marzo 1891 dall’occupazione militare di El-Ataleh (ribattezzata Itala). Nello stesso mese e nell’aprile successivo furono definiti con la Gran Bretagna, che nel frattempo aveva assunto il protettorato sul sultanato di Zanzibar, i limiti dell’espansione italiana.
• Dal gennaio 1935 la Somalia Italiana costituì con l’Eritrea la colonia dell’Africa Orientale Italiana (AOI) cui fu integrata nel giugno 1936 anche l’Etiopia. Dopo l’occupazione del Paese da parte delle truppe britanniche (1941), la Somalia finì sotto amministrazione provvisoria britannica. Il 1° luglio 1960 fu proclamata la repubblica indipendente. La democrazia resistette fino all’ottobre 1969, quando fu assassinato il presidente Shermarke e un colpo di stato portò al potere il generale Siad Barre, poi sostenuto dall’Urss. All’inizio dell’82 il Movimento nazionale somalo (aiutato dagli Usa) scatenò una guerra civile proseguita per tutti gli anni Ottanta. Il 27 gennaio 1991 il dittatore lasciò Mogadiscio, ma la fuga non fu sufficiente a riportare la pace.
• Nonostante una comune identità etnica, una lingua nazionale e un’unica religione (l’Islam), la Somalia non riesce a diventare una nazione ed è da anni soggetta alla legge del più forte (capoclan, signori della guerra ecc.). Per oltre un decennio Mogadiscio è stata divisa in settori controllati dalle diverse fazioni, armate l’una contro l’altra per conquistare altre porzioni di città. Fino a quando, l’estate scorsa, le Corti islamiche, un’alleanza di gruppi islamisti neotradizionalisti e radicali, ha sconfitto ”l’Alleanza per la restaurazione della pace e contro il terrorismo” sostenuta dagli americani (un coacervo di ”signori della guerra”).
• Il successo delle Corti islamiche è stato aiutato dal fatto che la popolazione era stanca della guerra. Guidate da religiosi che svolgevano il ruolo di amministratori e di giudici civili, hanno raccolto fiducia e consenso. Purtroppo la componente moderata (la maggioranza) è stata sopraffatta in breve dalle correnti degli Shabab, i giovani cresciuti nelle nelle scuole coraniche che vivono per un solo scopo: il jihad. Addestrati e inquadrati militarmente, hanno sbaragliato in poche settimane le bande dei signori della guerra, ma hanno commesso vari errori. Uno Sharif intervistato da Repubblica: "Hanno vietato tutto. La tv, la musica, i computer, il cinema. Non si poteva nemmeno fumare. Le donne non potevano più uscire di casa sole, la preghiera era un obbligo non più un dovere da credente". Un Mohamed: "Non hanno raggiunto un accordo con i clan, gli uomini d’affari e i grandi commercianti. Hanno fatto di testa loro e quando sono arrivati gli etiopici, i poteri che contano non le hanno sostenute".
• Conquistata Mogadiscio, gli islamisti hanno cercato estendere il loro potere al resto del territorio, mettendo fine al governo federale di transizione nato nel 2004 (senza che nessuno l’avesse eletto) e sostenuto dall’Etiopia, che ha da tempo in Somalia migliaia di uomini. Dopo un ultimatum delle Corti islamiche agli etiopi ("lasciate la Somalia o sarà guerra"), il 19 dicembre sono iniziati gli scontri. Il 24 il premier etiope Zenawi ha dichiarato guerra agli islamici. Le Corti islamiche, senza un vero esercito e soprattutto senza contraerea, hanno resistito cinque giorni. Il 28 dicembre le truppe filogovernative sono entrate nella capitale.
• «La nostra missione non prevede di partecipare alla ricostruzione economica o politica del Paese. Volevamo solo spazzar via il pericolo islamico che minaccia anche noi", ha detto il premier etiope Meles Zenawi. Gli islamisti sono fuggiti nella parte meridionale del Paese, che "assomiglia molto all’Afghanistan dei talebani di prima dell’11 settembre 2001» (Washington Post). L’8 gennaio un AC-130 del comando operazioni speciali del Pentagono ha condotto un attacco aereo su una base di addestramento di Al Qaeda a Badmadow, un’isola al confine con il Kenya, e sul villaggio di Hayi, dove avevano cercato rifugio gruppi di miliziani. Il 9 gli elicotteri militari americani hanno colpito la città di Afmadow, a 350 chilometri dalla capitale. Obiettivo: neutralizzare i simpatizzanti di Al Qaeda.
• Il sospetto di molti è che l’invasione etiope sia stata incoraggiata, se non diretta, da Washington. Da anni Ayman Al Zawahiri, ideologo di Al Qaeda, dice che "la Somalia è la guarnigione meridionale dell’Islam". Fu proprio a Mogadiscio che nel ”93 la Cia e le forze speciali americani soffrirono un’umiliante sconfitta nel tentativo di catturare il capo clan Aidid (è il dramma raccontato nel film Black Hawk Down): tra i guerriglieri di Aidid c’erano anche dei sostenitori di Al Qaeda e sarebbe stato quello il primo scontro a fuoco tra gli americani e gli uomini di Osama Bin Laden.
• Magdi Allam, vicedirettore ad personam del Corriere della Sera, ha così riassunto la situazione attuale. Si tratta un’invasione militare dell’Etiopia tesa a occupare la Somalia? «No, perché se fosse stato questo l’obiettivo, l’avrebbe potuto molto più agevolmente conseguire tra il 1994 e il 2005, quando la Somalia è stata letteralmente una ”terra di nessuno”»; comunque una guerra tra l’Etiopia e la Somalia? «No, dal momento che l’esercito etiopico è entrato in Somalia su richiesta del Governo transitorio somalo, che è la sola autorità riconosciuta dalla comunità internazionale»; una guerra religiosa tra un Paese filo-occidentale e cristiano e uno musulmano legato al Mondo arabo e islamico? «Non dovrebbe esserlo, perché in realtà la maggioranza degli etiopici sono musulmani, così come il suo esercito continua a affidarsi a un armamento prevalentemente russo, mentre l’intesa con gli Stati Uniti è un fatto recente»; una guerra sostanzialmente illegale scatenata in aperta violazione del diritto internazionale? «No, dal momento che l’Unione Africana ha riconosciuto il diritto dell’Etiopia a difendere la propria sovranità minacciata dalle mire espansioniste delle Corti islamiche»; una guerra neo-coloniale per mettere le mani sul petrolio o altre risorse naturali? «No, perché sia la Somalia sia l’Etiopia sono tra i paesi più poveri del mondo, con un reddito pro-capite rispettivamente di 600 e 800 dollari»; una nuova tappa della guerra al terrorismo islamico globalizzato decisa dagli Stati Uniti per interposta persona? «Sì e no, perché a preoccuparsi della manifesta collusione tra il regime delle Corti islamiche somale e Al Qaeda non è soltanto Washington, ma soprattutto il governo di Addis Abeba che teme più di altri il contagio dell’estremismo islamico».