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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Erzsébet Báthory, la contessa sanguinaria che il 21 agosto 1614 "moriva in assoluta solitudine, praticamente murata viva da tre anni nel remoto catello di Csejthe

• Erzsébet Báthory, la contessa sanguinaria che il 21 agosto 1614 "moriva in assoluta solitudine, praticamente murata viva da tre anni nel remoto catello di Csejthe. Secondo alcuni si era lasciata morire di fame. Condannata alla reclusione perpetua. Seppellita tre mesi dopo la morte: mentre si preparavano i funerali il suo corpo venne conservato in un sotterraneo, come d’abitudine per i nobili del tempo, in un blocco di ghiaccio. Sepolta nella chiesa locale"
• Erzsébet Báthory, il suo ritratto, che mostrrava una fanciulla dal volto malinconico e lunare e che forse era un falso dell’Ottocento, è stato rubato dal Museo di Cachtice nel 1990.
• Erzsébet Báthory, hanno scritto su di lei Valentine Penrose e Alejandra Pizarnik, quest’ultima simulando, alla maniera di Borges, una recensione al libro della Penrose. Entrambi i volumi si intitolano La contessa sanguinaria. La Pizarnik è stata adesso ristampata da Playground con prefazione di Francesca Lazzarato.
• Erzsébet Báthory. "Le notti della contessa divennero leggenda. Si cominciò a raccontare che quando si ammalava, la contessa si faceva mettere una vergine nel letto e la mordeva. Che faceva lavorare nude le ragazze. Che le trafiggeva con aghi e attizzatoi, le flagellava a sangue, le ustionava col ferro da stiro rovente. Che per non ascoltare le urla cuciva le loro bocche. Che le faceva rinvenire dando fuoco a un cartoccio imbevuto d’olio che spingeva fra le loro gambe"
• Erzsébet Báthory. "Il 29 dicembre 1610 György Thurzó, conte palatino di Ungheria, mandò i suoi uomini nel castello di Csejthe. La contessa venne sorpresa mentre cenava. In una lettera, Thurzó affermò che era stato trovato un cadavere mutilato, una ragazza in agonia, una ragazza seviziata e ferita, muri insanguinati, cenere sui pavimenti per assorbire il sangue, atrumenti di tortura, e una ragazza affamata rinchiusa nella prigione. La contessa - definita dal conte palatino "quella donna demoniaca, quella donna maledetta" - fu arrestata. Fu istituito un tribunale. Un valletto e tre anziane serve della contessa furono interrogati e torturati: confessarono." (segue)
• Erzsébet Báthory. "Confessarono di aver seppellito i cadaveri nei giardini e nei canali di scolo. Di aver colpito con cinquecento colpi le piante dei piedi delle ragazze, tagliato loro con forbici e tenaglie le mani o le carni tumefatte, di averle ustionate in bocca con le aste di ferro quando commettevano qualche errore nel lavoro di cucito. Che la contessa infilava ferri da stiro roventi nella loro vagina, ne lacerava il viso con le mani e poi le faceva condurre in giardino, le innaffiava con l’acqua gelida e le lasciava morire congelate." (segue)
• Erzsébet Báthory. "Una volta ne legò una a un albero, nuda, cospargendola di miele e lasciando che la divorassero formiche, mosche, vespe e api. Tre servi furono condannati a morte. Il valletto fu decapitato e bruciato da morto. Le donne al rogo, ma prima le dita delle loro mani, che avevano commesso crimini così orrendi, furono amputate." Al processo sfilarono centinaia di testimoni, ma non fu chiamata nessuna delle vittime sopravvissute e neanche la contessa a discolparsi (segue).
• Erzsébet Báthory. Alejandra Pizarnik, che aveva dedicato alla contessa una biografia, "sparì in un vortice di malinconia, depressione e follia. Peregrinò di paese in paese, incapace di trovare stabilità. Amica di Victoria Ocampo, Octavio Paz, Julio Cortazar, era una poetessa apprezzata. Però le sue parole non la salvarono. Non sopportava la luce del giorno. Viveva solo di notte. Come la Contessa. Ma il suo ruolo, nel gioco perverso del personaggio sul quale aveva proiettato la propria ombra, sarebbe stato quello della vittima. La ricoverarono in una clinica psichiatrica di Buenos Aires. Morì pochi mesi dopo, nel 1972, per un overdose di Seconal. Aveva 36 anni" (fine)