Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 ottobre 1999
luglio, durante il Gp di Silverstone, in Gran Bretagna, il pilota della Ferrari Michael Schumacher (ingaggiato a suon di miliardi nel 1996 per riconquistare un titolo, quello piloti, che manca da vent’anni e che lui ha conquistato nel 1994 e nel 1995 col team Benetton diretto da Falvio Briatore) esce di pista alla curva Stowe fratturandosi tibia e perone della gamba destra (viene immediatamente operato a Northampton, gli applicano un lungo chiodo)
• luglio, durante il Gp di Silverstone, in Gran Bretagna, il pilota della Ferrari Michael Schumacher (ingaggiato a suon di miliardi nel 1996 per riconquistare un titolo, quello piloti, che manca da vent’anni e che lui ha conquistato nel 1994 e nel 1995 col team Benetton diretto da Falvio Briatore) esce di pista alla curva Stowe fratturandosi tibia e perone della gamba destra (viene immediatamente operato a Northampton, gli applicano un lungo chiodo). A Maranello ritengono di aver perso ogni possibilità di vincere il titolo ma l’irlandese Eddie Irvine (gregario noto soprattutto per il suo amore per le donne e la bella vita, un tipetto che nel 1992, durante la 24 ore di Le Mans, s’infuriò col suo primo pilota e prima della sostituzione si vendicò facendo pipì sul sedile [1]) conquista incredibilmente un secondo posto e poi vince due volte di fila andando in testa alla classifica mondiale (complici quelli della McLaren-Mercedes che compiono una serie incredibile di errori). Mentre i tifosi della rossa si esaltano per le gesta dell’irlandese, cominciano le polemiche, i tedeschi della ”Bild Zeitung” accusano gli italiani d’ingratitudine per aver dimenticato in fretta il loro connazionale (vedi articolo di Curzio Maltese ripreso sul ”Foglio” del 9 agosto). Il 24 agosto Schumacher torna in pista al Mugello, percorre 340 km, fa tempi migliori di Irvine, ma il giorno dopo si ferma per problemi a un ginocchio, il 29 agosto, annuncia che non correrà il Gp del Belgio. Il 1 settembre prova ancora a Monza, sembra sia la volta buona, poi delude dicendo che non correrà il Gp d’Italia. Il 26 settembre, Gp d’Europa, il team di Maranello si comporta in modo disastroso: sulla pista del Nuerburgring, in Germania, durante una sosta ai box la Ferrari di Irvine perde 20 secondi perché i meccanici non trovano una ruota, il giorno dopo la ”Gazzetta” titola in prima pagina ”Cose da pazzi”. Il pilota irlandese è superato in testa alla classifica mondiale da Mika Hakkinen, si comincia a parlare di un complotto ordito da una quinta colonna di fedelissimi a Schumacher (primo fra tutti Jean Todt, il capo della Ferrari) che pur di evitare imbarazzi al campione tedesco (il suo vice che riesce dove lui ha fallito) farebbero di tutto per sabotare la vettura numero 4. Il 3 ottobre Schumacher è a Parigi per un consulto, i medici dicono che è guarito, lui dice di non sentirsi fisicamente pronto. Il giorno dopo è al Mugello, la mattina esce di pista, il pomeriggio va fortissimo ma non compie più di 5 giri di fila e conferma che per quest’anno ha chiuso. Il 6 ottobre è ricevuto dal Papa (« stata una delle giornate più belle della mia vita»), la ”Gazzetta” mette in prima pagina una foto che lo ritrae in ginocchio davanti al Pontefice e nell’annuciare per il giorno dopo nuove prove sulla pista di Fiorano butta lì un ”Pensa alla Malesia?” (penultima prova del campionato mondiale, in programma domenica prossima). Il 7 Schumacher è effettivamente in pista e va tanto forte da strappare a Irvine il record della pista. Infine, l’8 ottobre, un comunicato Ferrari annuncia la sua partecipazione agli ultimi due Gran Premi della stagione, Malesia (17 ottobre) e Giappone (31 ottobre).
• Quello del pilota non è un lavoro. Pino Allievi sulla ”Gazzetta dello Sport” del 5 ottobre: «Quello del pilota non è un lavoro. Può diventarlo. Il discorso vale per tutti coloro che scelgono, per un certo tratto della vita, di fare sport a livello professionistico. E tra gli sport, quelli motoristici sono i più pericolosi [...] Noi, in tanti anni di corse, abbiamo conosciuto solo piloti disposti a tutto, pur di essere nella mischia. Senza andare all’epopea di Nuvolari, pensiamo solo alle ferite ancora sanguinanti di Lauda quando rientrò dopo il dramma del Nuerburgring. O a Regazzoni che, pur con una costola rotta, si fece tagliare il sedile di guida e gareggiò come se nulla fosse sulla Ferrari. E che dire di Criville che domenica ha disputato il Gp motociclistico d’Australia con un polso fratturato? un istinto animalesco che porta il pilota a cercare più la pista che non il divano del salotto. Ed è questo che fa dei piloti una razza diversa».
• La Formula 1 è un affare miliardario che per gli sponsor vale un’Olimpiade. In pista si sfidano quasi tutti i grandi costruttori automobilistici, allettati da un pubblico calcolato in 400 milioni di spettatori a Gp. Un business in cui gli sponsor Ferrari (Philip Morris e Shell su tutti) finiscono con l’influenzare le scelte tecniche della squadra: coprono infatti il 60 per cento del budget, circa 200 miliardi l’anno, 40 miliardi arrivano dalla Formula one administration (gestisce diritti tv, un 35 per cento dei quali garantiti dai tifosi del cavallino).
• Dopo il Nuerburgring, ”L’Espresso” ha intervistato un anonimo meccanico di Maranello: «Un tempo la nostra organizzazione era quasi infallibile. Ma con la mania dell’ordine ci hanno frastornato. E siamo finiti nel pallone». Ogni meccanico impegnato ai box, ad esempio, deve prendere posto su seggiolini prestabiliti in modo da prevenire ingorghi in fase operativa: «Un eccesso di rigore. Che i colleghi di altre scuderie e anche molti giornalisti giudicano un’inutile carnevalata. Un meccanico di Formula uno è un professionista, non un soldatino». E il complotto? « un’idiozia. Ogni campione ha a disposizione una squadra, composta da una quindicina di tecnici, che si butterebbe nel fuoco per farlo vincere. Lo spirito di bandiera è così forte che anche l’ultima ruota del carro vive il successo del suo pilota come un’affermazione personale. Solo chi non conosce il mondo della Formula uno può parlare di malafede».
• Perché Schumacher ha cambiato parere dopo così pochi giorni? «Non dimenticate che sono stato dal Papa, e certe cose fanno miracoli».
• Interpretazione economica del colpo di scena dell’8 ottobre: dopo il consulto parigino (3 ottobre) in cui i medici avevano dato l’ok al suo ritorno in pista, l’assicurazione aveva smesso di pagare Schumacher (200 milioni di lire al giorno per tutta la durata della convalescenza) e siccome non correndo non prendeva soldi nemmeno dalla Ferrari...
• Schumacher torna per aiutare Irvine a vincere il Mondiale. Arturo Merzario, ex pilota Ferrari: «Avevano tutti mangiato la foglia. Lo sapevano i tifosi, i team manager delle altre squadre e i meccanici della Ferrari, Montezemolo è stato l’ultimo a capire che Schumacher poteva tornare a correre. una vergogna che un nome glorioso come quello della Ferrari sia in balia dei capricci del pilota tedesco». Clay Regazzoni, altro ex pilota Ferrari: «Se corre si vede che finalmente qualcuno gli ha ricordato le clausole del contratto [...] Montezemolo si è confermato un uomo bravo nei salotti ma inutile nei box. Chiacchiera molto ma è capace solo di dare penultimatum. [...] E poi anche questo ritorno mi sembra solo una pezza. In queste due ultime gare non riesco a capire cosa potrà fare per aiutare Irvine, per aiutarlo veramente dovrebbe buttare fuori Hakkinen».
• L’importante adesso è che non si muova Guariniello. «Così sensibile alla salute della gente (non) comune e ai titoli dei giornali, perché non più tardi di domenica scorsa Michael Schumacher aveva dichiarato di sentirsi bene, sì, ma non al punto di correre in Malesia e Giappone. Per uscirne in bellezza, si era spinto a invidiare la normalità dei fornai. Restano, in tutta la faccenda, un alone di mistero e una scia di pressioni che, dopo la comica della gomma, riportano la Ferrari all’onore del pettegolezzo. Naturalmente, Schumi ha esaudito il desiderio della scuderia e dei tifosi (almeno loro, non tutti proni), di Montezemolo e di Irvine. Più inanellava giri, dal Mugello a Fiorano, più si accorgeva di volare. Galeotti sarebbero stati, nell’ordine, la visita del Papa, la pizza offerta (di tasca sua) ai meccanici di Maranello, l’ultimo pranzo con i grandi capi, troppo mogi, o furibondi?, un’impennata d’orgoglio. Insomma: una pagina da libro Cuore, se non ci fossero di mezzo lo choc di Silverstone, i ferri del chirurgo e un intreccio che più aggrovigliato non si può. Seppellito il gran rifiuto, ecco lo slancio del buon samaritano. Tedeschi si nasce, gregari si diventa. Schumi ritorna e si mette al servizio di Eddie per soffiare il titolo mondiale a Mika Hakkinen. Sono stati i giornalisti, tanto per cambiare, ad aver capito poco o troppo. A pensar male si fa peccato ma talvolta ci si azzecca. Farsi male ai duecento all’ora, è anche peggio. O no?» (Roberto Beccantini).