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 1999  luglio 05 Lunedì calendario

La settimana scorsa a Milano hanno sfilato le Collezioni Uomo primavera-estate 2000

• La settimana scorsa a Milano hanno sfilato le Collezioni Uomo primavera-estate 2000. «Gigli ha portato in scena 77 modelli, scelti per raccontare un dandy etnico-siderale, che mischia colori speziati e bruciati dal sole con tecno tessuti, leggeri come un foglio di carta dall’orlo pennellato. Ai piedi, sandali monacali in versione San Francesco del Duemila e al collo cravatte sottilissime, da portare infilate nella camicia». Gianfranco Ferré ha «forgiato, fucinato e intagliato una collezione fuoriclasse, sagomata e curvilinea, sontuosa e costruttivista. Con molte intonazioni e variazioni in pelle conciata, nappa double, taffetà e faille di seta. E un controcanto di tecno-proposte e modelli tennis, in tessuti appallottabili e croccanti. Il suo eroe ha un che di cavalleresco e di byroniano: è inguainato in superbe giacche con chiusura obliqua, talvolta sovrapposte a camicie con mezzo colletto dentro e mezzo fuori, ma sceglie anche lunghi impermeabili da signore delle tenebre e over in pelle spessa, traforata e intrecciata a patchwork. [...] La silhouette predilige camicie ipercostruite (trasparenti, ricamate, punteggiate di ricami, di strisce di metallo che sembrano maxi fili d’erba e pantaloni pennellati, squarciati da spacchetti sul fondo. Da portare sul nudo, come i mangiafuoco [...] Le camicie: lussuose cattedrali di faille, lino, taffetà e sete impalpabili ricamate che cancellano la dimensione ordinaria».
• Ferrè. «Disegnando questa collezione ho voluto dedicare un’attenzione particolare alla costruzione anatomica del corpo umano, che per naturale trasformazione si sta allungando e affinando, con tagli e forme che enfatizzano la struttura, resa più enfatizzata dall’uso del jersey e tessuti stretch... Tutta la figura appare ridimensionata, è sensuale in una maniera insolita e rimanda alle immagini asciutte e snelle degli eroi dei primi, epici western movies».
• «Il ”new look” di Prada prevede una silhouette aderente per uomini che non hanno problemi a sfoggiare, sotto un paio di bermuda o knickerbocker con coulisse in fondo, un bel paio di calzini bianchi, fino a ieri simbolo per antonomasia del cattivo gusto e appannaggio pressoché esclusivo del turista tedesco in vacanza. Il maschio targato Prada è un vanitoso consapevole e ben contento di esserlo. Dopotutto, diceva Flaubert ”la vanità è alla base di tutto e anche ciò che chiamiamo coscienza non è altro che vanità interriore”».
• Valentino formula «codici vestimentari indomiti: calzoni spruzzati di macchie feline, pantaloni da surf in nylon, giacconi anatomici e pellati». Accessori: «Trolley in cavallino zebrato, infradito rosse, sandali con ricami di corallo».
• Chiara Beria di Argentine sulla ”Stampa” del primo luglio.«Il maschio alla moda infine si spoglia e appare, tutto liscio e depilato, nel suo costumino di pizzo color carne. Nostalgia. C’era una volta l’uomo, elegante e magari fin orgoglioso della sua virilità. Caratteristica, quest’ultima, che deve essere ritenuta decisamente superata e persino un po’ cafona da molti stilisti. [...] Evidentemente ciò che ha il sapore di maschio oggi non tira più, ovvero non ha mercato. Ciò che seduce e si vende è l’ambiguità. [...] Pazienza, contenti loro. E pensare che se a noi era risparmiato il servizio militare, lor signori non conoscevano la noia della ceretta dall’estetista».
• Natalia Aspesi: «La televisione continua a rimandarci [...] immagini di soldati in guerra. Sarà una reazione a questi incubi quotidiani, un esorcismo contro queste ombre che impongono la visione della massima virilità nel suo momento eroico, minaccioso e sacrificale, se l’industria della moda sceglie la pace con l’eccesso dei suoi damerini a volant e dei suoi fichetti con la giacca a paillette, dei suoi pastorelli di Fatima a piedi nudi, e per i rari momenti di brivido (letterario) dei suoi eccentrici Hannibal Lester che la museruola bullonata la portano anziché sulla bocca, sulla patta cannibala, facendo immaginare chissà quale eventuale sfracello sessuale?».
• Tra le sfilate e il vestire è avvenuta una scissione. Quirino Conti: «L’uomo adulto è scomparso dalle sfilate perché la sua necessità di vestirsi esula dalla moda. Tra le sfilate e il vestire è avvenuta una scissione, e lo stilista usa la passerella o la presentazione come l’artista l’installazione o la performance; per creare un’ebbrezza dionisiaca, una eccitazione dei sensi, che elimini ogni razionalità, ogni realtà, nella quale i giovani si sentono del tutto ininfluenti, inascoltati, marginali».
• «Per quanto, almeno uno slippino di pizzo, sotto l’irreprensibile abito del potente, potrebbe, certo solo per gli intimi, rompere la monotonia, distogliere dal torpore, creare quell’ebbrezza di cui parla Nietzsche e di cui, dicono studiosi e ricercatori, si sono perse le tracce. Se non artificialmente, nelle sfilate di moda».