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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Quando, in piena Tangentopoli, arrestarono suo fratello Fausto, accadde pure che sulla collinetta del Gianicolo, quella che a Roma viene usata per inviare gridatissimi messaggi al vicino carcere, un socialista romano, malinconicamente spiritoso, si mise a urlare: «A’ Del Turco resisti, lo sappiamo che sei innocente, il vero ladro è tu’ fratello”

• Quando, in piena Tangentopoli, arrestarono suo fratello Fausto, accadde pure che sulla collinetta del Gianicolo, quella che a Roma viene usata per inviare gridatissimi messaggi al vicino carcere, un socialista romano, malinconicamente spiritoso, si mise a urlare: «A’ Del Turco resisti, lo sappiamo che sei innocente, il vero ladro è tu’ fratello”. Ma l’onestà di Ottaviano Del Turco è davvero a prova di Gianicolo, al punto che è lui stesso a raccontare questa storia, un po’ per ridere e un po’ per malinconia perché lui, rifacendosi ai classici, trova che la malinconia sia «la felicità d’essere tristi». E forse è proprio questo - l’uso della malinconia come allegrezza - il primo legame fra il presidente e i suoi due vice, il possibile linguaggio comune dentro un uff icio di presidenza fuori dal comune, il più bizzarro nella storia del Parlamento italiano. Apparentemente è addirittura una Babele a tre, una riedizione a livello istituzionale dell’incomunicabilità di Antonioni.
• C’è il vice presidente Nicki Vendola, leader gay dell’Arcigay, comunista di Rifondazione comunista, che scrive di sé: «Quanto gaio dolore nel proiettare il proprio amore sul mondo, ricevendone in cambio il marchio di una anormalità che ti sbalza fuori dalle grammatiche del senso comune e persino fuori dai codici della cosiddetta ”natura”».
• E c’è, altro vicepresidente, Filippo Mancuso, il conosciutissimo ex Procuratore generale ed ex ministro - «quell’irriducibile Mancuso», come dice Dini - il cui antico modo d’esprimersi è diventato un genere dell’eleganza più estremista. Contro quella che gli pare benevolenza verso «i puri errori di Prodi e Scalfaro», Mancuso, per esempio, è ricorso a Croce: «L’errore non è mai puro, che se tale potesse essere sarebbe verità». E a chi, nel suo partito, gli dice che la giustizia italiana è diventata terribile, replica che ”terribile” non è l’aggettivo adatto: «La giustizia diventa terribile solo quando il giudice equo dà un sentenza iniqua». Per finire c’è lui, il presidente, Ottaviano Del Turco, che ama di struggente amore ”la normalità” ma quando ascolta le canzoni del suo adorato Battisti si tiene ancora la fronte fra le mani.
• Signore e signori, eccovi dunque l’Antimafia. Un giorno l’allora presidente di questa stessa commissione chiese a Luciano Liggio: «Signor Liggio, secondo lei, esiste la mafia?». E quello: «Signor presidente, se esiste l’Antimafia...». C’è dunque un quarto linguaggio da decodificare in questa commissione: il linguaggio della mafia che va dal «signor presidente, signori giudici laterali» di Gaspare Mutolo a «io ho fatto reati minimi e massimi, ma sempre con onestà» (Carmelo Grancagnolo), fino al dolore secondo Frank Coppola: «Il più grande dolore della mia vita me l’ha dato mio nipote Pinuccio: due anni fa, tornato dal carcere, l’ho trovato coi capelli lunghi e non sapevo più se era masculo o fimmina».
• Immaginate adesso le riunioni dell’ufficio di presidenza, immaginate Del Turco, Mancuso e Vendola alle prese l’uno con la prosa dell’altro e tutti e tre con la prosa della mafia. Potrebbe anche accadere, come sostiene appunto Del Turco, «che proprio la nostra diversità, di carattere e di cultura e di linguaggio, ci consenta quel che sarebbe impossibile a una commissione-fotocopia della magistratura o della polizia». E vuole dire che è stato giusto dare alla Commissione una presidenza politica, non emergenziale, «finalmente e normalmente politica».
• La normalità politica? Dev’essere stato duro per Del Turco rimanere e dichiararsi socialista in questi anni terribili. C’è stato un tempo in cui Craxi diceva di lui: «I sindacalisti in servizio sono dei rompicoglioni, ma quando smettono di fare i sindacalisti sono solo dei coglioni». Eppure è lui, l’ex sindacalista, il primo socialista a essere tornato in cartellone. Di Craxi ripete: «Ho frequentato e stimato lui e il gruppo dirigente del Psi anche se non ho mai fatto parte della sua corte». Una volta a Milano Craxi presentò un suo libro con queste parole: «Ho scoperto in quest’occasione che Ottaviano Del Turco sa scrivere». Segretario generale aggiunto della Cgil era il solo socialista al quale i comunisti chiedevano di parlare in piazza, è successo al funerale di Berlinguer e a quello di Pajetta, lui era infatti ”il socialista buono” di Collelongo, licenza media, autodidatta, pittore e contadino, ferocemente preso in giro in Tv dalla trasmissione ”Scherzi a parte” dove commentò certe croste attribuite a un inesistente maestro che lui disse di riconoscere e ammirare. Tenerone nel partito dei rampanti, privilegiava sempre il lato umano, vanta un’amicizia con Falcone, «garantista per natura, come tutti i socialisti, perché il socialismo italiano venne al mondo con gli avvocati, garantisti con i deboli e inflessibili con i mafiosi. E quanti sindacalisti socialisti tra i morti di mafia!».
• Anche Vendola è un garantista, bizzarro e un po’ artista, si batte per i diritti degli omosessuali, dei carcerati, per tutte le minoranze, per quello che chiama «il mondo capovolto», una volta nel comitato centrale del Pci una compagna autorevole come Marisa Rodano disse rivolgendosi indirettamente a lui: «Se uno di questi mettesse le mani su uno dei miei nipotini gli darei subito una sberla». Ma si trattava di un dibattito sulla libertà sessuale, nulla a che fare con le infamie della cronaca di questi giorni. Nel suo paese, a Terlizzi, dove Rifondazione sfiora il 50%, Vendola è stato pure minacciato dalla mafia, una volta sotto il suo palco trovarono una bomba, perciò gira blindato, crede nella libertà e nella liberazione dei «soggetti smarriti» che è il titolo di un suo libro (Datanews edizioni). Filippo Mancuso pensa che il confronto con lui sarà una bella prova di democrazia e di dialettica, «sono certo che è un ragazzo leale, ci unisce - credo - lo stesso amore per la libertà e per le garanzie giuridiche».
• La libertà? Secondo Del Turco «non sta nello scegliere tra bianco e nero ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta»; per Mancuso è «il diritto di fare tutto ciò che le leggi permettono». E per Vendola? «Oltre i veli dell’ideologia dominante, dentro gli scambi del circolo virtuoso merce-mercato-mercante, persino nell’autovalorizzazione individualistica, c’è un bisogno ricco, una confusa domanda, una potenza carsica di nuova libertà. Io dico: di libertà comunista». Si intenderanno questi strambi e intriganti garantismi? Quanto capiranno la mafia? E la mafia che cosa capirà di loro?