Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Dizionario delle fiabe e delle favole
• Convitato di pietra. Un ricco signore, che non rispetta né Dio né i comandamenti, dà una grande festa. Prima di sedersi a tavola coi suoi ospiti per la cena, va a fare con loro un giro al cimitero. Come abitudine, si prende gioco delle cose sacre. Dà un calcio a un teschio, esclamando: ”Se veramente c’è vita dopo la morte, invito questa vecchia carcassa al nostro banchetto”. Durante la cena, qualcuno bussa alla porta. Il servo va ad aprire e torna annunciando uno scheletro che chiede di parlare col padrone. Il padrone lo fa entrare per sentirsi raccontare dell’aldilà. Lo scheletro, in realtà, è suo padre e gli dice di esser finito all’inferno perché, come lui, non credeva alla vita dopo la morte. All’inferno torna portandosi l’anima del figlio. Fiaba registrata col titolo The offended skull (=Il teschio oltraggiato). S’incontra anche in Africa settentrionale e in Cina. Nel XVIII secolo compare nel ”Don Giovanni” di Mozart, dove il protagonista è un donnaiolo impenitente che invita a cena la statua di un uomo da lui ucciso in duello dopo averne disonorato la figlia. Mozart si ispira alla pièce teatrale El Burlador de Sevillia y convidado de piedra di Tirso da Molina, il quale forse fuse la leggenda del teschio oltraggiato e una vicenda storica avvenuta a Siviglia.
• Moglie sciocca. Un uomo ha una moglie tanto sciocca che a un certo punto non ne può più e decide di abbandonarla e tornare solo quando troverà almeno tre persone più sciocche di lei. Con sua grande sorpresa, le trova subito. Così torna a casa ponendo fine alle proprie lamentele. In una variante, il marito minaccia la moglie di ucciderla se non sarà lei a trovare le tre persone più sciocche.
• Principessa sul pisello. Un principe vuole sposare una principessa ma viaggia senza posa e non la trova, almeno non una vera. Un giorno bussa al suo palazzo una fanciulla fradicia per la pioggia e gli chiede riparo dicendo di essere una principessa. La regina la mette alla prova: mette un pisello sotto venti materassi e altrettanti piumini. La mattina le chiede come ha dormito. ”Orribilmente! Non ho quasi chiuso occhio. Ero coricata su qualcosa di duro e sono tutta un livido”. Il principe la sposa e il pisello viene esposto al museo del castello. Fiaba pubblicata da Hans Christian Andersen nella sua prima raccolta (1835). Se altre raccontate dal narratore danese sono di sua invenzione, questa disse d’averla ascoltata dalle donne che filavano e da altre che raccoglievano il luppolo.
• Pinocchio. Favola nota in tutto il mondo soprattutto per la sua icona: il burattino col naso che si allunga quando dice una bugia. Il Collodi, ovvero Carlo Lorenzini, non la inventa ma la trascrive e la arricchisce letterariamente. Nasce nel teatro popolare e al teatro resta destinata.
• Turandot (ripresa da Puccini, che le darà notorietà). Una principessa è disposta a sposare solo l’uomo che saprà sciogliere gli enigmi che lei gli propone. Chi fallisce viene messo a morte. Molti giovani nobili tentano l’impresa. Senza successo. L’ossario nel giardino della loro reggia comincia a riempirsi dei loro resti. Un giorno si presenta un povero guardiano di porci, che ha molto riflettuto sulla vita e vuole tentare la sorte. Alla presenza di dodici dotti, la principessa chiede: ”Su quale albero crescono, da una parte, foglie chiare e dall’altra nere?” Il giovane risponde: ”Sull’albero che dà alla terrazza i giorni chiari e le notti scure”. Secondo enigma: ”Chi può vedere tutto il mondo senza trovare un suo pari?” Anche questa volta la risposta è esatta: ”Il sole”. Terzo: ”Al mondo, qual è la madre che ingoia tutti i suoi figli?” Risposta: ”Chi, se non il mare! Ingoia tutti i fiumi e i ruscelli che nascono dalle sue acque”. E il porcaro diviene re.
• La volpe e l’uva. Spinta dalla fame una volpe cerca di cogliere l’uva, ma i grappoli sono troppo in alto, così si accorge che non può raggiungerli e se ne va commentando: ”Quest’uva è acerba, non mi piace”. La versione classica è quella del liberto Fedro, vissuto all’incirca nello stesso periodo di Cristo. Ma egli si rifà a Esopo, schiavo greco probabilmente assassinato a Delfi nel 564 a. C. Di lì ebbe diffusione nel mondo latino e in quello arabo, quindi ovunque. Molto amata la trasposizione letteraria di La Fontaine. Presente in molti paesi nordeuropei anche sotto forma di un proverbio (’l’uva è acerba, disse la volpe, ma non ci arrivava”).
• Salvo eccezioni, la fiaba è un racconto di cui non si conosce l’autore, popolato di creature fantastiche ed eventi soprannaturali, con personaggi archetipici. L’epoca e il luogo di riferimento sono vaghi, dall’iniziale ”c’era una volta” sino al finale ”e vissero felici e contenti”. Simulacro della saggezza popolare, dove si riversa il piacere di narrare, la fiaba oggi è un genere letterario per l’infanzia, una volta era popolare, orale e destinato a tutti. La zona d’origine è quella euroasiatica: dall’India all’Irlanda, dalla Russia all’Africa settentrionale. Il Dizionario delle fiabe e delle favole, parte da ”Acciarino” e arriva a ”La volpe e l’uva”, enucleando un contenuto base, un minimo comune denominatore, e dà conto poi delle varie versioni e delle più conosciute trasposizioni artistiche.
Gli autori, Ton Dekker, Jurien van der Kooi e Theo Meder sono ricercatori fiamminghi.