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 2005  aprile 30 Sabato calendario

L’antigiudaismo. Storia di un’idea

• Antigiudaismo. Nella sua accezione più precisa indica l’opposizione nei confronti degli ebrei basata sulla religione. ”Giudaismo” è il sistema religioso ebraico così come si configura in epoca postbiblica e sono giudei gli ebrei vissuti negli ultimi venti secoli. C’è, però, anche un uso dispregiativo del termine ”giudeo”, favorito, a livello popolare, dall’assonanza col nome di Giuda Iscariota.
• Antisemitismo. Indica l’ostilità contro gli ebrei non su base religiosa, ma razzista. ”Semita”, dal nome biblico Sem (Genesi 10, 22-31), in linguistica indica una serie di idiomi tra loro affini, e quindi le popolazioni che parlano questo tipo di lingue (in base al parametro linguistico anche gli arabi sono semiti). Il ricorso al termine ”antisemitismo” risale al 1879, anno di pubblicazione del libro di stampo nazionalistico La vittoria degli ebrei sul germanesimo: trattata da un punto vista non religioso, di Wilhem Marr, preoccupato di denominare gli ebrei in modo non religioso.
• Tolleranza. "Vi è un popolo segregato e anche disseminato fra i popoli di tutte le province del tuo regno, le cui leggi sono diverse da quelle di ogni altro popolo; non conviene che il re lo tolleri" (Aman, crudele ministro del re persiano Assuero, in Ester 3,8).
• Bestemmie. Tra coloro che in Germania nei primi del XVI secolo si opposero al sequestro e alla distruzione dei libri ebraici, Martin Lutero, con l’argomento che le bestemmie anticristiane presenti nel Talmud adempiono le profezie contenute nelle Scritture. Impedendo agli ebrei di bestemmiare, infatti, si sarebbe resa mendace la parola di Dio, secondo la quale gli ebrei sono incorreggibili, maledetti e senza scampo.
• Ghetto. La segregazione degli ebrei nel ghetto di Roma disposta da papa Paolo IV nel 1555 con la bolla Cum nimis absurdum, per l’ingratitudine dimostrata verso i cristiani: "Poiché è oltremodo assurdo e disdicevole che gli ebrei, che sono condannati per propria colpa alla schiavitù eterna, possano – con la scusa di essere protetti dall’amore cristiano e tollerati nella loro coabitazione in mezzo ai cristiani – mostrare tale ingratitudine verso di questi, da rendere loro ingiuria in cambio della misericordia ricevuta, e da pretender di dominarli, invece di servirli come debbono". Questa misura fu irrigidita da papa Clemente VIII, nel 1593, con la bolla Caeca et obdurata, con cui fu consentito agli ebrei degli Stati pontifici di risiedere esclusivamente a Roma, Ancona e Avignone.
• Prediche. Creati i ghetti, lo Stato pontificio rinunciò all’espulsione di massa nella speranza che gli ebrei aderissero al cristianesimo. Perciò furono obbligati ad assistere alle prediche coatte (volute da Niccolò III nel 1278 con la bolla Vineam Soreth, ma sempre rimaste solo sulla carta): il predicatore (spesso un ebreo convertito) doveva mostrare la verità cristiana partendo dalle Scritture degli ebrei, e quindi basandosi esclusivamente sull’Antico Testamento. La predica coatta rimase in vigore fino al 1847, quando fu abolita da Pio IX. Il ghetto di Roma, invece, fu abbattuto nel 1870, dopo la breccia di Porta Pia.
• Condanne. La Chiesa condannò ufficialmente per la prima volta l’antisemitismo nel 1928: "La Sede Apostolica condanna aspramente l’odio contro il popolo un tempo eletto da Dio, quell’odio, cioè, indicato di solito col nome di ”antisemitismo”". Questa dichiarazione, tuttavia, è contenuta in un decreto emanato dal Sant’Uffizio per sciogliere l’associazione ”Amici di Israele”, costituita due anni prima, che, con lo scopo di favorire la conversione degli ebrei, aveva ritirato l’accusa di deicidio e la modifica della preghiera liturgica del Venerdì santo Pro perfidis Judaeis.
• Concili. Su invito di Giovanni XXIII nel corso del concilio Vaticano II i padri conciliari dedicarono agli ebrei il paragrafo quattro della dichiarazione Nostra aetate, sulle relazioni tra la Chiesa cattolica e le religioni non cristiane, che inizia così: "Scrutando il mistero della Chiesa, il sacro concilio ricorda il vincolo con cui il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato alla stirpe di Abramo". Nel 1986, durante la sua visita alla sinagoga di Roma, Giovanni Paolo II citò questo passo e aggiunse: "la religione ebraica non è ”estrinseca” ma, in un certo qual modo ”intrinseca” alla nostra religione. Siete i nostri fratelli prediletti e, si potrebbe dire, i nostri fratelli maggiori".
• Biglietti. "Si è fatto ebreo con gli ebrei". Commento di Carlo Maria Martini, quando Giovanni Paolo II in visita al Muro occidentale del Tempio di Gerusalemme, conformandosi a un uso ebraico, inserì tra le pietre un biglietto con il testo della preghiera da lui pronunciata un paio di settimane prima a San Pietro, in cui chiedeva perdono per il comportamento dei cristiani verso gli ebrei.