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 2001  ottobre 30 Martedì calendario

La miopia riguarda il 30% della popolazione europea, il 60 di quella asiatica

• La miopia riguarda il 30% della popolazione europea, il 60 di quella asiatica. Se siete miopi vedete in modo confuso, più o meno marcatamente a seconda del grado del difetto. Nell’occhio normale (emmetrope) i raggi luminosi che provengono dagli oggetti cadono esattamente sulla retina, mentre nell’occhio miope le cadono davanti per poi divergere e raggiungerla formando un’immagine sfocata. La miopia in genere si sviluppa nei primi vent’anni di vita, specie in coincidenza con gli studi scolastici. Può essere lieve (fino a 4 diottrie), media (fino a 9) o elevata (da 9 in poi). «I miopi», spiega il dottor Capitanio, «vedono bene da vicino: più grave è il difetto, minore è la distanza a cui vedono bene». L’intervento più all’avanguardia con il laser a eccimeri (la Lasik, di cui si parla nel riquadro a destra) si fa molto raramente nelle strutture pubbliche. In quelle private il costo si aggira su circa 2 milioni per ciascun occhio (non c’è differenza tra tipi di operazione, perché la tecnica è simile). Le lenti a contatto più consigliate per la miopia sono quelle morbide e sferich, anche molto pratiche.
• L’operazione per correggere la miopia. «La tecnica più nuova e sicura», spiega il dottor Ernesto Capitanio, «è la Lasik (sigla di Laser intrastromal keratomileusis, cioè modellamento della cornea con il laser a eccimeri). L’intervento è ambulatoriale, dura pochi minuti, si fa in anestesia locale con poche gocce di collirio, non è doloroso e corregge fino a 14 diottrie». Come funziona? «Il laser interviene sullo spessore della cornea: per asportarne una parte al centro si taglia un lembo sottile di superficie (a fine operazione fa da ”coperchio”). In genere si interviene su tutti e due gli occhi insieme: si vede piuttosto bene già dopo qualche ora». Fino a 25 diottrie c’è invece un vero intervento chirurgico: nel bulbo oculare si inserisce una piccola lente (come una lente a contatto interna). Anche questa è un’operazione ambulatoriale, che viene quindi effettuata in anestesia locale.
• Essere astigmatici significa avere la cornea non sferica, ma asimmetrica, a forma di ellisse. Nella cornea normale gli stimoli luminosi vengono trasmessi in maniera uniforme, così sono indirizzati precisamente nel punto della retina (detto macula) dove si forma l’immagine chiara e distinta. Nell’occhio astigmatico, invece, i raggi di luce non vanno a fuoco in un punto preciso. Risultato: le immagini percepite sono deformate, distorte. Si tratta di un’anomalia congenita che si scopre già durante la prima infanzia e che resta più o meno invariata nel corso degli anni. L’astigmatismo si presenta isolato soltanto di rado: in genere è associato alla miopia e alla ipermetropia. Un astigmatismo minimo (da mezza diottria a una) è considerato fisiologico e non c’è nessun bisogno di correggerlo. L’astigmatismo può comparire anche dopo traumi o interventi chirurgici come la cataratta, il trapianto di cornea o il distacco della retina. Fino a poco tempo fa il rimedio preferito erano gli occhiali o le lenti a contatto, oggi si può anche correggere con la chirurgia refrattiva modificando la curvatura della cornea. Miopia o ipermetropia possono essere eliminate con lo stesso intervento. Le lenti da occhiali per la’astigmatismo ricordano un cilindro tagliato in due nel senso della lunghezza. Quelle a contatto sono morbide e toriche (cioè curvate) per l’astigmatismo in generale, rigide o semirigide per quello irregolare.
• Se siete sia astigmatici sia miopi (o ipermetropi) il laser vi può cambiare la vita. «Con il laser a eccimeri», dice il dottor Capitanio, «si incide la cornea per modellarla, così da ottenere una curvatura in grado di funzionare in modo corretto. Come per gli altri casi in cui si decide di ricorrere alla chirurgia refrattiva per dire addio ai problemi di vista, fatevi consigliare dallo specialista: bisogna valutare il tipo e la gravità del difetto, pensare alle proprie esigenze di vita e di lavoro. Non sempre la soluzione migliore è quella di abbandonare gli occhiali e le lenti a contatto». Gli interventi per eliminare l’astigmatismo si eseguono di solito dai 18 anni in avanti.
• L’occhio dell’ipermetrope ha un difetto opposto a quello del miope: i raggi luminosi, anziché cadere davanti alla retina, vanno a fuoco dietro. «Per questo chi è ipermetrope percepisce le immagini confuse e non vede bene né da vicino né da lontano. Nei pazienti giovani, e con un grado lieve di ipermetropia, l’occhio riesce a mettere in atto un meccanismo fisiologico di compensazione: si modifica la curvatura del cristallino permettendo di mettere a fuoco correttamente le immagini. Perciò l’ipermetropia può non dare sintomi, e così rimanere nascosta a lungo». Nella maggior parte dei casi è un difetto ereditario, e può colpire anche i bambini piccoli. Ne esistono almeno due gradi: lieve (fino a 3 diottrie) e medio (fino a 6). Le ipermetropie superiori a 7 sono rare, in genere associate a malformazioni oculari. Le lenti da occhiali adatte per l’ipermetrope sono convergenti (aiutano la messa a fuoco), quelle a contatto morbide e sferiche.
• Oggi vi potete liberare per sempre dall’ipermetropia, come avviene per la miopia. «La differenza è che il laser interviene sul contorno della cornea, modellandola secondo le indicazioni di una mappatura computerizzata preparata in precedenza». L’intervento si fa in ambulatorio, dura pochi minuti ed è in anestesia locale. La cornea deve subire un aumento di curvatura, anziché la riduzione necessaria per correggere la miopia. L’operazione è indolore, l’unico inconveniente è che si può avvertire, per qualche tempo, la presenza nell’occhio di un corpo estraneo, come un bruscolino.
• A una certa età («presbis» in greco signica «vecchio») si diventa presbiti, cioè si comincia a vedere male da vicino. Se non avete mai avuto problemi di vista, può capitarvi intorno ai 45 anni; se siete già ipermetropi, succederà un po’ prima; se invece il vostro problema è la miopia, vi capiterà qualche anno dopo. In Italia sono stati contati 15 milioni di presbiti, senza grandi differenze tra uomini e donne. La presbiopia non è un difetto dell’occhio, ma un «disturbo dell’accomodazione», dovuto cioè alla riduzione fisiologica della capacità di mettere a fuoco che rende più difficile anche un gesto abituale come leggere un libro o il giornale. La presbiopia è causata soprattutto dalla sclerosi (cioè l’indurimento) delle fibre che agiscono sul cristallino. In genere inizia in forma lieve, tende a peggiorare, ma intorno ai 60-65 anni si stabilizza. Per i presbiti diventa un problema la maggior parte delle attività quotidiane: non solo leggere, ma anche scrivere, cucire, osservare le cose da vicino. E anche il «colpo d’occhio» su un piano di lavoro (dalla scrivania alla cucina) perde chiarezza e precisione. La presbiopia finora era stata corretta solo con gli occhiali bifocali. Ma ormai esistono nuovissime lenti a contatto (ne parliamo nel riquadro a destra) e si può ricorrere anche alla chirurgia refrattiva: il laser a eccimeri interviene nello stesso modo che nell’ipermetropia. Ma non è tutto, ci sono altre novità in arrivo, non solo per chi è presbite: il cristallino «elastico». Le lenti bifocali, correggono il difetto di vista da vicino e da lontano. Ora ci sono anche quelle a contatto (morbide e bifocali o progressive).
• Come proteggere la vista. Per esempio, distribuendo con accortezza la luce secondo la disposizione delle finestre nella stanza. Per capire in che modo, abbiamo chiesto aiuto al dottor Michele Maffei, della divisione oculistica dell’Ospedale di circolo di Varese. «In salotto i punti luce devono essere tanti. Se la scelta di un lampadario al centro della stanza dipende dal gusto, non si può fare a meno di un lume per la lettura e di una luce attenuata e diffusa che rischiari la zona televisione, magari faretti a intensità regolabile». Sedetevi quindi a tre metri dalla Tv, a meno che non possediate un apparecchio molto piccolo. E non dimenticate che fa stancare gli occhi: è solo ad almeno sei metri dall’oggetto messo a fuoco, che la vista non si sforza. «In sala da pranzo, invece, è obbligatoria l’illuminazione centrale: eviterete fastidiose ombre sui piatti, costringendovi a sforzare gli occhi». Va bene anche una piantana a stelo ricurvo che si protende sulla tavola. Camera da letto: se non la usate solo per dormire, ma anche per leggere e guardare la Tv, dovete illuminarla bene. Sì dunque al lampadario centrale, da accompagnare con un punto luce per ciascun comodino. Ottimi i lumi da fissare alla testiera del letto (potrete orientare il fascio luminoso direttamente sul libro che state leggendo, dall’alto verso il basso). Per la televisione vale il consiglio dato per il salotto: mai guardarla al buio, perché il contrasto tra la luce dello schermo e l’oscurità della stanza vi affaticherebbe. In cucina non basta il lampadario centrale. Ai fornelli, magari se consultate un libro di ricette, avete bisogno di una luce diretta (perfetti i faretti delle cucine componibili). In bagno, fondamentale la luce sullo specchio: meglio due punti luce, uno su ciascun angolo superiore della cornice. Altri consigli: preferite la luce bianca delle alogene al neon, che con la sua impercettibile intermittenza affatica la vista. L’alogena è meglio anche delle lampadine: la luce gialla scurisce gli ambienti e gli occhi possono risentirne.
• Proteggere la vista sul posto di lavoro. Siete tra quelle che passano la loro giornata alla scrivania? I vostri figli passano ore davanti al video? Allora è il caso di adoperare qualche cautela: allo stress da computer, lettura o scrittura, rischiate di aggiungere le conseguenze di una scorretta postazione di lavoro. Seguite questo breve prontuario, preparato con la collaborazione del dottor Maffei, della divisione oculistica dell’Ospedale di circolo di Varese. Per la stanza scegliete un’illuminazione soffusa, la stessa consigliata quando si guarda la televisione. No al buio totale e alle sorgenti luminose prepotenti: in entrambi i casi il contrasto con la luce dello schermo sottoporrebbe la vista a un superlavoro. Per leggere, usate un lume a braccio da appoggiare sulla scrivania: potrete orientarlo secondo le vostre esigenze. Regolate lo schermo del computer in modo che il bordo superiore sia appena sotto il livello degli occhi quando siete sedute. E non dimenticate che la distanza ideale è tra i 50 e i 60 cm. Regolate contrasto e luminosità in maniera che siano equilibrati e orientate lo schermo per far ridurre al minimo i riflessi. Potete anche ricorrere alle mascherine da appoggiare sul monitor: da anni, comunque, pc e terminali hanno per legge speciali filtri e sistemi di protezione (non solo dalla luce, ma anche dalle radiazioni). Sedetevi ricordando di dare le spalle o il fianco alla finestra: la luce deve arrivare da dietro o lateralmente per evitare fastidiosi contrasti e per non farvi restare abbagliate. Fate comunque in modo di non proiettare ombre con la vostra figura sulla scrivania. Concedetevi pause brevi, ma frequenti: almeno ogni mezz’ora alzatevi per qualche minuto (così, oltre a riposare gli occhi, sgranchite un po’ anche le gambe) e fate scorrere lo sguardo il più lontano possibile. Se non avete ampi spazi davanti a voi, provate quest’altro metodo: socchiudete le palpebre e restate in questa posizione per qualche minuto.