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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Assassine

• Denise Labbé, nata a Rennes, Bretagna, nel 1926, per non perdere l’amante Jacques Algarron, allievo ufficiale alla scuola di Saint-Cyr, 24 anni, bello e colto, uccise la sua unica figlia Catherine a Vendome, in Francia, l’8 novembre 1954. La bambina, due anni, mai riconosciuta dal padre (il fidanzato di Denise, un giovane medico), ospite della nonna, giocava in giardino con la sua bambola. La mamma le propose di lavarla, la piccola fu contenta. La madre la affogò in una bacinella di zinco piena di acqua saponata. Tra Jacques e Denise c’era un rapporto sado-masochista, lei era sempre piena di lividi, accettava con gioia ogni umiliazione e sofferenza., E lui le chiese il sacrificio della figlia in nome del loro amore. Il primo tentativo fu di buttare Catherine dalla finestra, ma le mancò il coraggio. Poi cercò di annegarla spingendola in un fiume, il 16 ottobre, ma alcuni passanti la salvarono. Nel frattempo Denise rimase incinta: Jacques la costrinse ad abortire. Poi l’omicidio, seguito immediatamente dall’abbandono dell’amante (impaurito per le conseguenze) e dal processo, a carico di entrambi, cominciato il 30 maggio 1956. Lei venne condannata all’ergastolo lui, per istigazione all’infanticidio, a 20 anni di lavori forzati.
• Martha Marek uccise avvelenandolo col tallio il marito Emil (1932), la figlia Ingeborg (1933), una parente del padre adottivo, Susanna Lowenstein (1938), una donna che era andata ad abitare con lei, Felicitas Kittenberg. Il dective che indagò su quest’ultima morte trovò che c’erano troppe coincidenze e fece riesumare gli altri cadaveri scoprendo l’avvelenamento. E scoprendo anche che Martha andava dalla famiglia alla quale era stato affidato l’altro suo figlio, Alfons, e ne approfittava per avvelenare anche lui. In Austria con Hitler era tornata anche la pena di morte: la donna venne giustiziata all’alba del 6 dicembre 1938: il boia la decapitò con una scure.
• Florence Bravo, nata il 5 settembre 1845, seconda di 7 figli, il padre aveva ereditato dai suoi genitori, emigrati in Australia. Nel 1864 sposò Alexander Ricardo, 22 anni, bello, ricco, donnaiolo e alcolista. Andarono a vivere nella casa di lui a Balham, Londra. Anche lei cominciò presto a bere. Restò vedova (ricchissima) a 26 anni, diventò l’amante di James Gully, medico, poi di Charles Bravo, che la chiese in moglie. Florence si risposò il 7 dicembre 1875. L’uomo era geloso e molto attaccato al denaro della moglie. Una sera, dalla sua camera, chiamò aiuto: lo trovarono alla finestra che vomitava. Morì pochi giorni dopo, il 21 aprile, 5 mesi dopo il matrimonio. L’autopsia scoprì che era stato avvelenato con l’antimonio, la prima inchiesta non concluse nulla, ce ne fu una seconda nella quale venne chiamato in causa il primo amante di Florence, James Gully. Ancora una volta non si arrivò a individuare un colpevole. L’opinione pubblica continuava a sospettare di Florence, che morì di cirrosi epatica 14 mesi dopo.
• Erszebet Bathory, figlia di Gyorgy Bathory, nata nel 1560, a undici anni leggeva la Bibbia e la storia dell’Ungheria in latino, a dieci era stata promessa in sposa al conte Ferencz Nadasdy. Come prevedeva la tradizione, venne trasferita nel castello della futura suocera per essere preparata al matrimonio. Si sposarono l’8 maggio 1575, la festa durò più di un mese. Il marito partì subito per la guerra contro i turchi, la giovanissima sposa si annoiava, passava il tempo a farsi vestire e pettinare, si cambiava anche 15 volte al giorno. Erszebet era una maniaca della propria bellezza, nell’anticamera del castello aveva fatto costruire un piccolo laboratorio per distillare e bruciare piante per fare cosmetici. La passione di Erszebet era torturare le domestiche: se una chiacchierava, la contessa le cuciva la bocca con del filo nero, se aveva stirato male i vestiti veniva bruciata col ferro da stiro sotto la pianta dei piedi, se rubava veniva spalmata di miele, legata a un albero e lasciata in preda alle bestie. Il conte era a conoscenza di queste pratiche sadiche, ma più che turbato ne era infastidito. Dalle torture all’omicidio il passo fu breve: Erszebet dissanguava le ragazze per fare il bagno nel loro sangue e avere così una pelle bella e lucida. Negli anni Erszebet mise su una piccola corte con le sue stesse inclinazioni sadiche: un valletto nano chiamato Ficzko, la balia Ilona e Dorottya detta Dorkò, la più crudele tra le fedelissime della padrona, che andava in paese a procurarsi giovani da mettere al servizio della contessa, possibilmente belle, bionde e vergini. Fu proprio la ricerca instancabile di ragazze che poi non tornavano a casa a far nascere e poi crescere sempre più i sospetti, finché dalla neve non spuntarono i corpi di quattro giovani massacrate e anche le illustri protezioni cedettero: il sovrano decise di far aprire un’inchiesta. I soldati che entrarono nelle segrete del castello di Erszebet trovarono la sala delle torture con i muri imbrattati di sangue, una vasca da bagno sporca di sangue raggrumato, il cadavere di una ragazza e due in agonia. Le prigioniere raccontarono di essere state costrette a mangiare la carne delle loro compagne morte. Nel diario di Erszebet si trovò la documentazione di 610 vittime. Processata tra il 2 e il 7 gennaio 1611, la contessa venne condannata a essere murata viva nella sua stanza del castello di Csejthe. Venne lasciata una fessura per il cibo e una feritoia per l’acqua, per il resto era al buio tutto l’anno. Tre anni dopo, il 21 agosto 1614, il guardiano vide che il cibo non era stato ritirato da alcuni giorni e fece abbattere la porta: la contessa era morta, sdraiata sul suo letto, vestita come al solito di bianco, coperta di gioielli.
• Marie-Madeleine d’Aubray, figlia di un luogotenente civile di Parigi, nata il 6 luglio 1630. A sette anni venne violentata, durante l’adolescenza aveva rapporti sessuali regolari con i suoi due fratelli. A 21 anni venne sposata a Antoine Gobelin de Brinvilliers. Per 14 anni fu amante del miglior amico del marito, Jean-Baptiste Gaudin de Sainte-Croix, finché il padre, scandalizzato, non fece arrestare l’amante della figlia. Alla Bastiglia Sainte-Croix conobbe un italiano, Exili, esperto di veleni. Grazie alle cose imparate da lui mise Marie Madeleine in grado di preparare veleni, che la donna sperimentava all’ospizio dei poveri di Parigi. Aspettava l’occasione giusta per uccidere suo padre, che arrivò il 10 settembre 1666, e i fratelli, che avvelenò durante le feste per la Pasqua del 1670. Tutto venne scoperto alla morte dell’amante, ucciso da un incidente in laboratorio. Venne trovata una cassetta con 1ettere compromettenti e pacchetti di veleno. La marchesa condannata a morte in contumacia il 24 marzo 1673 fuggì all’estero e si rifugiò in un convento a Liegi, venne scoperta e arrestata dal capitano Francois Desgrais "il primo detective della storia".
• Catherine Deshayes sposata Mauvoisin, detta la Voisin, nata nel 1640 a Parigi da una famiglia poverissima, a 9 anni già leggeva la mano per strada. Come chiaroveggente era stimatissima, da lei andavano perfino grandi dame. Ma oltre ai consigli d’amore e alle ricette contro l’impotenza, la Voisin preparava veleni e organizzava messe nere con tanto di sacrificio di bambini, che venivano sepolti nel prato della sua casa. Venne arrestata il 4 gennaio 1679, la polizia la trovò a letto con i figli e le figlie: la credenza voleva che la chiaroveggenza si trasmettesse per incesto. Dal processo vennero fuori i nomi dei clienti dell’avvelenatrice: 442 accusati, 367 fermati, 210 udienze, 218 arresti, 36 condannati a morte, 23 esiliati in perpetuo. Tra le coinvolte, la favorita del re Luigi XIV, madame de Montespan, che voleva afrodisiaci per far tornare il sovrano al suo letto e fece celebrare su di sé un rito di messa nera. La Voisin venne bruciata viva il 22 febbraio 1680.
• Catherine Hall nacque nel 1690 a Birmingham da famiglia poverissima. Sposò il figlio di un contadino, John Hayes, che diventò ricco dandosi all’usura. Nel 1725 organizzò con i suoi due amanti l’omicidio del marito. Il 1° marzo il terzetto uccise Hayes con una scure, decapitò il corpo (la testa venne lanciata nel Tamigi) e lo fece a pezzi. La testa venne ripescata e issata su un palo per far riconoscere il cadavere, poi messa in un vaso di vetro pieno di alcol, sempre sperando che qualcuno riconoscesse il cadavere. A tutti quelli che andavano da Catherine a dirle che forse la testa ripescata nel Tamigi era quella di suo marito, lei rispondeva che l’uomo era in viaggio di lavoro. Arrestata, si proclamò innocente, venne condannata a morte sul rogo: uccidere il marito in Inghilterra, fino al 1790, non era solo omicidio ma alto tradimento, punito con il rogo. Fu l’ultima donna in Inghilterra a subire questa legge.
• Brynhild Paulsdatter Storset detta Belle, nata l’11 novembre 1859 a Selbu, Norvegia, emigrò a Chicago a 23 anni e cominciò a lavorare come cameriera. Sposò Mad Sorensen, con lui andò a vivere a Austin. Mad morì nel 1900, dopo sedici anni di matrimonio, lo stesso e unico giorno in cui le sue due polizze di assicurazione sulla vita erano valide per entrambe le compagnie con le quali le aveva sottoscritte. La morte venne attribuita ad avvelenamento da stricnina, ma il medico di famiglia affermò di averla prescritta lui stesso alla vittima, per problemi di cuore. Con le assicurazioni la vedova aprì un negozio che dopo pochi mesi venne distrutto da un incendio. Con i soldi dell’assicurazione Belle comprò una fattoria a La Porte, nell’Indiana. Nell’aprile del 1902 sposò un macellaio norvegese, Peter Gunness, che morì per un bizzarro incidente: la moglie lo aveva aiutato a fare l’impasto per le salsicce, poi aveva messo il tritacarne ad asciugare sulla mensola del camino. Aveva trovato poi il marito a terra, la testa sfondata: il tritacarne era caduto e lo aveva preso in pieno. Ancora un’assicurazione da riscuotere per Belle. Quando la figlia adottiva Jenny, che all’inchiesta aveva affermato di aver visto l’incidente, raccontò a un compagno di scuola che la mamma aveva colpito papà col tritacarne, la donna disse ai vicini che l’aveva mandata in collegio. E Jenny sparì. Sparirono uno a uno anche i tanti uomini di Belle, che faceva pubblicare annunci "scopo matrimonio" sui giornali per emigrati norvegesi. Finché il fratello di uno di loro, Asle Helgelien, non cominciò a fare domande. Ma proprio in coincidenza con il suo arrivo a La Porte la fattoria di Belle venne distrutta da un incendio: trovarono una donna decapitata, i cadaveri di tre bambini e, scavando in giardino, quelli di 28 uomini. Arrestato, il bracciante-amante di Belle raccontò che la donna aveva organizzato tutto, compreso l’omicidio dei suoi tre figli e di una donna da far passare per lei. In più occasioni la presenza di Belle venne segnalata nei diversi stati dell’Unione, ma la donna non venne mai arrestata.
• Marguerite Fahmy, sposata con Ali Kemal Fahmy Bey, 10 anni più giovane, ricchissimo, conosciuto al Cairo nel 1922. Nel dicembre di quell’anno Marguerite andò a vivere nel castello di lui, si convertì alla religione musulmana, lo sposò. Per scoprire che il marito era un sadico con inclinazioni omosessuali e che lei era diventata una donna senza diritti, seguita a vista dagli uomini del marito che non la lasciavano sola nemmeno quando, nei camerini dei negozi, si provava i vestiti. Il marito non esitava a picchiarla e a minacciarla di continuo. Nel luglio del 1923 la coppia era al Savoy di Londra. Litigarono, lei lo uccise sparandogli con una Browning che aveva nascosto nella borsetta. Al processo venne magistralmente difesa da Edwin Marshall. Dopo l’assoluzione un produttore cinematografico la convocò: voleva darle la parte di una moglie egiziana.