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 1999  novembre 13 Sabato calendario

Roma nel Giubileo

• Il primo Anno Santo fu indetto da Bonifacio VIII nel 1300. Duemila. Il giubileo può essere ordinario o straordinario. Il giubileo ordinario viene celebrato a Roma per la durata intera dell’Anno Santo, quello straordinario è promulgato per ragioni speciali, nella capitale o altrove, per brevi periodi (il primo, nel 1518, fu voluto da Leone X a favore dei polacchi che combattevano contro i turchi). Quello del Duemila sarà il XXVI giubileo ordinario.
• L’ispirazione originaria dell’Anno Santo cristiano va cercata nell’antica tradizione ebraica del giubileo, che cadeva ogni sette settimane di anni, ovvero ogni quarantanove anni. Il cinquantesimo anno veniva anch’esso annunciato dal suono di trombe fatte con corno di montone: poiché il montone era chiamato in ebraico jobel, esso fu chiamato anno del jobel. «L’anno cinquantesimo sarà per voi un giubileo: non seminerete, non mieterete le biade nate dopo il raccolto dell’anno, né vendemmierete l’uva della vite non potata: poiché è un giubileo, sarà per voi una cosa sacra» (XXV libro del Levitico). Secondo la legge ebraica nell’anno del giubileo ogni israelita tornava in possesso della terra dei suoi padri (se era stato costretto a venderla per bisogno), i debiti venivano cancellati, gli schiavi tornavano in libertà.
• Il termine pellegrino dal latino peregrinus, ”colui che attraversa i campi”, ossia ”straniero”. La parola ”romeo”, che in greco indicava i forestieri in pellegrinaggio in Palestina, fu poi applicato ai viaggiatori diretti a Roma (e ”romerie” vennero battezzate le spedizioni di pellegrini verso la Città Santa).
• Prima di partire per Roma i romei ricevevano la benedizione di un sacerdote, saldavano i debiti, si pacificavano con tutti, facevano testamento, concordavano con la moglie il tempo della vedovanza. Di solito indossavano saio, sandali, un corto mantello detto "sanrocchino" o "pellegrina" e un cappello a larghe tese legato sotto il mento (il "petaso"). A tracolla una bisaccia per le carte e i soldi, in mano il "bordone", alto bastone con la punta metallica per difendersi dai briganti. Sul copricapo, alcuni segni distintivi: una conchiglia se erano stati a Santiago di Compostela, la palma simbolo della Terrasanta, una placchetta metallica con l’immagine dei santi Pietro e Paolo a testimonianza del pellegrinaggio a Roma.
• Fino al XIX secolo la maggior parte dei pellegrini viaggiava a piedi (alcuni andavano a dorso di mulo, i più ricchi a cavallo o con un carro). Procedendo a una velocità di quattro-cinque chilometri all’ora, potevano percorrere dai trenta ai quaranta chilometri al giorno. Da Parigi a Roma, ad esempio, ci volevano in media cinquanta giorni.
• Per il secondo giubileo del 1350 arrivarono a Roma così tanti pellegrini (circa due milioni, secondo i contemporanei) che le autorità ecclesiastiche dovettero regolare il loro flusso nelle vie cittadine, specialmente nell’area vaticana e sul ponte Sant’Angelo, unico accesso per raggiungere la sponda opposta del Tevere. Nacque così l’abitudine di dirigersi a San Pietro tenendo la destra, resa famosa dalle terzine di Dante: «Come i Roman per l’esercito molto, l’anno del giubileo, su per lo ponte hanno a passar la gente modo colto, che dall’un lato tutti hanno la fronte verso ’l castello, e vanno a Santo Pietro; dall’altra sponda vanno verso il monte» (Inferno, XVIII, 28-33).
• La parola albergo, sebbene utilizzata da Petrarca e Boccaccio, ricorre di rado fino al Cinquecento: al suo posto termini come ospizio, locanda, taverna, osteria. Gli statuti comunali facevano una netta distinzione tra locandieri e osti e li dividevano in due corporazioni che avevano per patrono san Giuliano l’Ospitaliero e santa Francesca Romana. Locande e osterie erano contraddistinte da un’insegna, non avevano vetri alle finestre, non sempre occupavano un intero edificio (talvolta erano formate da poche stanze). I forestieri avevano l’abitudine di mercanteggiare sul prezzo e dormivano in molti nella stessa stanza, depositando vestiti e bagagli in appositi cassoni.
• Nel 1450 il viaggiatore fiorentino Giovanni Rucellai contò a Roma 1022 esercizi con insegna (oltre a numerosi altri improvvisati per il giubileo).
• La più celebre delle confraternite romane, quella della Santissima Trinità dei Pellegrini fondata nel 1548 da san Filippo Neri, per il Giubileo del 1575 arrivò a ospitare 170mila pellegrini, fornendo loro vitto e alloggio per tre giorni. Quell’anno la confraternita ricevette in dono dalle famiglie nobili romane 978 quintali di grano, 556 ettolitri di vino, 3030 libbre di carne, 2724 uova. I confratelli, riconoscibili per via della cappa rossa, attendevano i pellegrini alle porte della città e li guidavano in chiesa, poi all’ospizio assegnato e, dopo una pausa di riposo, in mensa: «... E il mangiare loro è un gran piatto di insalata e uno simile di carne vaccina o di agnello rifreddo, secondo i tempi, tagliata in pezzi a mezza libbra per testa, e una minestra e un boccaletto di vino e una pagnotta per uno, e ai sacerdoti un piatto in più di fichi o noci; chi chiede ancora pane o vino, gli si aggiunge quanto gliene bisogna. E nei giorni di magro, in cambio del piatto di carne, una mezza libbra di tonnina o un’aringa per unoª