Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
I ceffoni non gli sono mancati
• I ceffoni non gli sono mancati. Roberto Citran da bambino ha fatto il pieno di schiaffi, a cura soprattutto di mamma Emelina. «Mi rincorreva intorno al tavolo. Quando cominciava ad urlare ”fermati se no ti coppo”, mischiando il dialetto veneto con l’italiano, capivo che era meglio ubbidire per evitare il peggio». I motivi dell’accanimento? Al piccolo Citran (padovano, 44 anni compiuti il 26 gennaio) piaceva gettare qualsiasi cosa dal balcone. Una certa preferenza per i giocattoli («con un trenino elettrico ho centrato un passante, che è poi salito in casa come una furia») ed un velo pietoso sul vezzo di lanciare sputi sui ciclisti («non riuscivo mai a prenderli perché pedalavano troppo in fretta»). (Inquadratura su Roberto Citran)
• A Maurizia, sua compagna di scuola alle elementari e sua fiamma infantile, quel birbante di Roberto giurava di voler fare da grande il dottore, per stare vicino a chi soffre. Invece era solo una scusa per ”visitarla”. «Diciamo le cose come stanno, avrei proprio voluto vederla senza vestiti. D’altronde il nudo femminile mi ha sempre affascinato». (Inquadratura su Roberto Citran)
• Non ha voluto seguire le orme professionali di papà Cesare, malgrado mamma Emelina ricordasse a Roberto, un giorno sì e l’altro pure, che commerciare in tessuti era un’ottima idea. Buggerandosene dei campionari di stoffe, Citran ha preso invece il diploma da ragioniere e, per la serie ”più confuso di così non si può”, si è poi iscritto a psicologia: «Ad un certo punto della mia adolescenza avevo deciso che volevo stare a contatto con i malati di mente». (Inquadratura su Roberto Citran)
• Processato dal tribunale dei minori di Venezia per aver preso ”in prestito’ un motorino fuori dalla scuola. «Roba da ragazzi. E’ successo a 15 anni. Con un compagno di classe ci siamo fatti un giro e l’abbiamo riportato al proprietario rimettendo la miscela usata». Poco feeling anche con le quattro ruote: Citran è stato bocciato tre volte agli esami di guida. (Inquadratura su Roberto Citran)
• Citran, pieno di graffi e lividi, si fa sempre male. «Tutti gli spigoli sono suoi - spiega l’attore e autore tivvù Stefano Sarcinelli - ma Roberto, che non toglie la maglia di lana neppure a Ferragosto, è stato capace di prendere la scossa pure da una cassa di legno». (Inquadratura su Roberto Citran)
• Geloso della sua collezione di giocattoli di latta. Guai a mettere fuori posto soprattutto la piccola foca che si diverte con una pallina. Citran ha due figli: Margherita di 13 anni e Michele di 11 mesi. Vive a Roma in una casa multicolor: rosa il salotto, verde l’ingresso, giallo lo studio. La sua paura più grande? I motorini che sfrecciano nel traffico. (Inquadratura su Roberto Citran)
• Ha voglia di fermarsi un po’ per riflettere sul suo futuro professionale. Intanto, per rilassarsi, gioca a pallacanestro. Nessuna cravatta nell’armadio («non ho ancora imparato a fare il nodo»). La puntualità non è il suo forte. Permaloso quanto basta. Quando si arrabbia: prima alza la voce, poi eventualmente toglie anche il saluto. (Inquadratura su Roberto Citran)
• Con la laurea in tasca Citran ha preso la sua decisione (che mamma Emelina non approvava): debuttare nel teatro per ragazzi con piccoli numeri di magia. Con Vasco Mirandola fonda il duo ”Punto e virgola”. Vincono la ”Zanzara d’oro” per nuovi comici. Appaiono in tivvù. Si separano. Lunghissimo il curriculum artistico da single di Roberto, ora interprete della sit com all’italiana di Raidue Baldini e Simoni . Circa una trentina di film (diretti, tra gli altri, da Francesco Rosi, da Cristina Comencini, da Ricky Tognazzi), candidature a premi prestigiosi e molto teatro. (Inquadratura su Roberto Citran)
• Soffre di gastrite ansiosa. «Quindi persino un innocuo risotto in bianco, mangiato nel momento sbagliato, può essermi fatale». Ciò non significa che Roberto Citran rinunci a piccantissime cene indiane («mi hanno garantito che fa male il pepe e non il peperoncino»). Soffre tanto per i capelli che cadono. «Mi piaccio brutto così come sono, però ogni capello che mi abbandona è un pugno allo stomaco». (Inquadratura su Roberto Citran)