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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Cose vecchie

• Cose vecchie. Già ai tempi di Tertulliano, quando sulla terra vivevano solo 190 milioni di persone, si denunciava la catastrofe incombente per la sovrappopolazione. Giovanni Sartori, sul Corriere della sera, polemizzando con Paolo Mieli e con padre Piero Gheddo, ripete questo suo sillogismo: la popolazione mondiale sta esplodendo e accade a causa dell’opposizione della Chiesa alla pillola; più bocche da sfamare e più esseri umani significano la catastrofe alimentare ed ecologica del pianeta; dunque la Chiesa è responsabile della futura ecatombe planetaria. Avvenire, che si definisce nella gerenza ”quotidiano di ispirazione cattolica per amare quelli che non credono” ha dedicato alla discussione solo un articolino defilato, standosene super partes. Come se quelle accuse alla Chiesa non lo riguardassero. Peccato, perché la verità dei fatti smentisce totalmente Sartori.
• Primo. Non è vero che la crescita della popolazione mondiale sia fuori controllo. Sartori ragiona ipotizzando un tasso di prolificità costante e quindi 22 miliardi di persone già nel 2050, ma stando ai dati ufficiali quel tasso si è dimezzato in 40 anni e l’incremento della popolazione, che era del 2 per cento negli anni Sessanta, sarà allo 0,4 per cento nel 2050. Massimo Livi Bacci spiega che pure nei paesi poveri tra il 1950 e il 2000 ”il numero dei figli per donna si è ridotto alla metà – da 6 a 3 – e la diminuzione ha assunto un andamento accelerato negli anni 90”, cosicché, nel 2050, con 9,3 miliardi di persone ”il rallentamento demografico sarebbe nella fase terminale”.
• Si va dunque verso la stabilizzazione demografica e semmai sorgono problemi opposti di denatalità in paesi come l’Italia: ”sotto il profilo economico e sociale” scrive Livi Bacci ”la bassa natalità pone problemi che pesano come macigni”. Sartori, anziché partire da questi dati di fatto, ieri sul Corriere citava addirittura l’incredibile scenario teorico che l’Onu fece dieci anni fa ipotizzando un tasso di prolificità costante (694 miliardi di persone nel 2150) e invece di riderne, di riflettere sull’assurdità di simili proiezioni e sui motivi di queste irresponsabili campagne apocalittiche, ne prende spunto per ripetere che la tragedia incombe. I dati dell’ultima conferenza su popolazione e sviluppo delle Nazioni Unite dimostrano che pure le previsioni catastrofiste degli ultimi 30 anni erano sbagliate. Cito dall’insospettabile Unità del 25 marzo scorso: ”Sorpresa dall’Onu, nel mondo nascono meno bambini”. La notizia: ”I calcoli si sono rivelati sbagliati. Il risultato è che le proiezioni sono state corrette per difetto, attestandosi attorno alla cifra di 9 miliardi di abitanti entro il 2100”.
• Secondo. Paolo Mieli ha citato un’ampia casistica da cui si evince che non c’è alcuna relazione fattuale fra la morale sessuale della Chiesa cattolica e l’alta crescita demografica. Del resto è falso che, a partire dalla Humanae vitae di Paolo VI, la Chiesa si sia messa a prescrivere la riproduzione indiscriminata: insegna invece la procreazione responsabile anche attraverso l’uso dei metodi naturali di controllo delle nascite. Sartori continua a citare l’America latina per accusare la Chiesa, ma bisognerebbe studiare i dati. Per esempio, in Brasile, il più grande paese cattolico del mondo, negli ultimi 50 anni la fertilità è crollata passando da 6,15 figli per donna a 2,27.
• Padre Gheddo ha dimostrato, per esempio nel clamoroso caso dell’India, che proprio le regioni cristiane (dove le ragazze studiano e si sposano più tardi) sono quelle che hanno posto sotto controllo l’incremento demografico. Sartori cerca allora una via d’uscita polemica puntando il dito sull’atteggiamento della Chiesa negli organismi internazionali, attribuendo così alla Santa Sede un potere politico che non ha. Del resto la Chiesa non fa che chiedere educazione e sviluppo come chiavi per controllare la demografia: si oppone (e giustamente) alle sterilizzazioni di massa che ledono i diritti più elementari o a politiche violente di controllo delle nascite che hanno prodotto risultati orribili. E si oppone a spendere miliardi per piani di diffusione della contraccezione anziché per politiche sociali.
• Carlo Urbani, di Medici senza frontiere, ha spiegato che ”nei paesi in via si sviluppo, il 95 per cento dei decessi sono dovuti a malattie infettive curabili. Un numero impressionante di bambini muore per disidratazione da diarrea. A salvarli basterebbe qualche bustina di Rso che costa 20 centesimi di dollaro”. Si inviano nel Terzo Mondo quintali di preservativi e pillole, invece di quelle bustine che salverebbero milioni di vite umane. Dicono che lo fanno per combattere l’Aids, ma lo combattono con la pillola? Questo ”imperialismo contraccettivo”, come lo chiama la Chiesa, ha un certo sapore colonialista, sebbene ammantato di preoccupazioni umanitarie o sanitarie. Chi è in buona fede e ha buone intenzioni, come Sartori, dovrebbe prendere atto che non c’è un nesso necessario e diretto fra crescita della popolazione e miseria, o fra miseria e densità di popolazione. Il XX secolo, quello in cui si è compiuta la vera, enorme esplosione demografica, è lo stesso secolo che ha visto – nella storia dell’umanità – la più grande crescita della ricchezza, della produttività, della salute, delle condizioni di vita e della speranza di vita e il più vasto arretramento della fame e delle malattie su tutto il pianeta (la popolazione è aumentata di quattro volte, ma il prodotto lordo mondiale è aumentato di diciassette).
• Sono i ricchi a stare più stretti. Un esempio che sfata il luogo comune: la prospera e pulita Olanda ha una densità di popolazione (386 abitanti per chilometro quadrato) immensamente superiore a Kenya e Zimbawe (52 e 30 abitanti). Giorgio Bianco propone il confronto fra il Giappone, 126 milioni di abitanti e il Madagascar, un paese assai più grande (587 mila kmq contro 377 mila) dove vivono solo 15 milioni di persone. I giapponesi, che solo 60 anni fa sono usciti distrutti da una guerra perduta e vivono in un paese molto povero di risorse naturali, hanno un reddito pro capite fra i più alti del mondo, mentre i malgasci fanno letteralmente la fame. Insomma la popolazione non è inversamente proporzionale allo sviluppo e alla ricchezza. Le cose sono più complesse. E poi gli uomini occupano sul pianeta meno dell’un per cento della terra emersa.
• In Africa fame e miseria non sono dovute al numero di abitanti, ma al sottosviluppo. Di cui tutti portiamo un po’ di colpa (compresi i regimi e le guerriglie marxiste che hanno devastato il continente), ma le cui cause attuali sono anche culturali come ha dimostrato Anna Bono in ”La nostra Africa. Una catastrofe annunciata”. Per questo p. Gheddo continua a ripetere che ciò che serve al Terzo Mondo è anzitutto educazione, tecnologia, libertà politiche ed economiche. Così accederebbero allo sviluppo nuovi popoli. Ma forse proprio questa è la paura di Sartori. Nei suoi interventi egli mescola infatti due diversi millenarismi. Il primo è quello malthusiano, il secondo è quello ecologista. Il primo – come ha notato l’Economist – si è dimostrato del tutto sbagliato. Basti ricordare che dal 1961 la popolazione mondiale è più che raddoppiata, mentre la produzione alimentare è più che triplicata, con il prezzo reale delle derrate alimentari che è crollato. Il secondo millenarismo sartoriano recita: sviluppo=ecatombe. Ecco perché per Sartori anche lo stabilizzarsi della popolazione a 10-12 miliardi (in realtà le ultime proiezioni correggono al ribasso) significa la fine del mondo. Allora però Sartori dovrebbe dire chiaramente che il problema non lo risolverebbe una contraccezione più diffusa, si dovrebbe impedire ad alcuni miliardi di persone già nate di accedere allo sviluppo e addirittura sterilizzarle a forza. Come si può pretendere l’appoggio della Chiesa
• Per fortuna è sbagliata l’equazione sviluppo=ecatombe. Antonio Gaspari nel libro ”Da Malthus al razzismo verde” la rovescia e parla di ”insostenibilità del sottosviluppo”. E’ infatti dimostrabile che è il sottosviluppo che crea inquinamento, mentre lo sviluppo produce benefici per l’ambiente. Non a caso ci sono oggi più alberi in Nord America di quanti ce ne fossero ai tempi di Colombo, mentre la percentuale di gas inquinanti nell’atmosfera negli ultimi venti anni nei paesi sviluppati è drasticamente crollata. Non solo. Le biotecnologie aumenteranno di molto la produzione alimentare, risolvendo la tragedia della fame, utilizzando meno terra coltivabile ed eliminando le gravi conseguenze tossiche dovute oggi all’uso della chimica in agricoltura. Sartori dovrebbe dare un’occhiata agli studi del professor Julian L. Simon o al recente volume collettivo ”Riding the Next Wave”, anziché agli scenari apocalittici del World Watch Institute. Gli studiosi del Cato Institute hanno mostrato che tutte le previsioni contenute nei 17 rapporti annuali del WWI, dal 1974, si sono dimostrate erronee. ”In risposta” scrive Gaspari ”gli ecologisti hanno attaccato gli economisti del Cato Institute definendoli ’right wing’ (di destra). Ma essi hanno risposto che sono semplicemente ’right’, cioè ’nel giusto’ ”.