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 2006  febbraio 11 Sabato calendario

Ipertricosi

• Ipertricosi. Malattia che si manifesta con la peluria integrale del corpo (escluse labbra, palmo delle mani, pianta dei piedi). Di colore chiaro, tendente al biondo, con la crescita i peli passano dall’aspetto lanuginoso (morbidi e corti) a quello di vello (lunghi, simili ai peli degli animali da pelliccia). Si trasmette a soggetti di entrambi i sessi per generazioni successive, ma nei maschi con maggiore intensità. denominata anche ”Ambras Syndrome”, dal castello di Ambras, dove sono esposti i ritratti della famiglia Gonzales.
• Gonzales. Per conquistare tutto l’arcipelago delle Isole Canarie, agli Spagnoli mancava solo l’isola di Tenerife, abitata dai Guanci, etnia dell’Africa bianca, che armati di sassi e giavellotti opposero resistenza dal 1494 al 1496. Sconfitti, furono battezzati in massa, con nome e cognome spagnolo e ridotti in schiavitù. Per assonanza col nome indigeno Guaniguar, a molti fu imposto il nome Gonzales.
• Doni. Tra i doni ricevuti nel 1547 dal re di Francia Enrico II, appassionato di animali esotici, un dromedario, un leopardo, un leone (allocati a Parigi nel parco dell’Hotel des Tournelles), e, da parte di alcuni corsari, un fanciullo, di nome Gonzales e anni dieci, simile allo zibellino per la peluria che gli ricopriva tutto il corpo, così bello che il re decise di tenerlo a corte. Quando si presentò a Enrico II, Gonzales si vantò di essere di Tenerife e discendente da uno dei capi che comandavano prima della conquista spagnola (infatti al padre spettava il titolo di Don), e precisò che i suoi genitori non erano pelosi. Gonzales assomigliava anche al cane prediletto del re, di razza barbet, e siccome riceveva le stesse cure, si guadagnò presto a corte il soprannome Barbet.
• Selvaggi. Gonzales faceva simpatia a Enrico II anche perché nell’aspetto gli ricordava i selvaggi pelosi rappresentati dall’Ariosto nell’Orlando furioso, una popolazione che scende dalle regioni boreali per correre in aiuto alla Francia assalita dai Mori. Nel poema lo stesso Orlando, nipote di Carlomagno e primo paladino di Francia, quando Angelica si mette con Medoro, sprofonda nella follia e diventa un selvaggio, si lascia crescere capelli e barba e si dà alla caccia contendendo le prede agli animali feroci.
• Pierre Sauvage. Prima di tutto Enrico II si preoccupò che Gonzalez imparasse il latino e il francese, costituì un fondo per il suo mantenimento da ripartirsi in 50 soldi al giorno, e lo affidò a François de la Vacherie, in funzione di ”governeur”, la stessa carica conferita ai custodi dei suoi animali feroci (ma a differenza di questi ultimi il de la Vacherie era un nobile di alto lignaggio). Nei registri di corte del 1556 Gonzales era iscritto come ”Pierre Sauvage”, col titolo di ”sommelier de panneterie bouche”, servizio rituale prestigioso che consisteva nel portare il pane ai dignitari cha a loro volta lo servivano alla tavola del re, ed era remunerato con 240 lire (dovuto per un solo trimestre, ma più che sufficiente per coprire la sussistenza di un anno). Alla morte di Enrico II, nel 1559, Gonzales rimase alla corte del figlio Francesco II con la tessa carica.
• Matrimoni. Enrico II era noto per la sua passione di combinare matrimoni, condivisa con la moglie Caterina de’ Medici. Nel 1557 emanò perfino un editto contro i matrimoni clandestini, scappatoia tollerata dalla Chiesa, per consentire agli sposi di sfuggire al controllo paterno, conformemente alla Dottrina della Chiesa di Roma che sanciva la sacralità del matrimonio fondata sul libero consenso degli sposi. Del matrimonio di Gonzales si fece carico Caterina, che nel 1573 gli trovò una moglie, più giovane di vent’anni e molto bella, probabilmente dietro il versamento di una ricca dote. Di nome Catherine, appartenente alla borghesia parigina, gli avrebbe dato molti figli, alcuni glabri, altri pelosi. Il primo fu chiamato Enrico, come il re defunto.
• Farnese. Con la morte di Caterina de’ Medici e l’assassinio del figlio Enrico III (nel 1589), dopo aver vinto l’assedio di Parigi del protestante Enrico di Navarra nel 1590, il capo della lega cattolica Carlo di Lorena, duca di Mayenne, diventò massima autorità francese, e per riconoscenza al duca di Parma, Alessandro Farnese, che lo aveva aiutato nella liberazione di Parigi, gli regalò Gonzales e la sua famiglia.
• Giardini. A Parma Don Pedro Gonzales e la sua famiglia furono alloggiati nel Palazzo del Giardino, una residenza estiva al di là del fiume Parma, e mantenuti a carico del capitolo di spesa chiamato appunto "spese dei giardini". Qui Don Pedro visse, lamentandosi coi funzionari ducali di essere costretto a vivere nell’ozio della corte e a mangiare pane a tradimento, fino al 1608, quando fu autorizzato a trasferirsi a Capodimonte per ricongiungersi al primogenito Enrico, che nel frattempo aveva messo su famiglia. Qui ottenne di lavorare, con l’incarico di gurdarobiere, e di tenersi lontano dalle corti. Non si sa quando morì. Ancora vivo nel 1617, si deduce l’avvenuta morte nel 1618, dalla circostanza che in quell’anno il figlio Orazio chiamò Pietro il proprio secondogenito.
• Ambras. Quattro grandi ritratti della famiglia Gonzales, in olio su tela, sono conservati ancora nel Castello di Ambras, nei pressi di Innsbruck, dove l’arciduca del Tirolo Ferdinando aveva raccolto la sua collezione a partire dal 1580. Gli stessi ritratti erano stati riprodotti dallo studioso fiammingo Hoefnagel nella sua opera sui quattro elementi, nell’album di miniature dedicato agli insetti.