Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 1996  novembre 11 Lunedì calendario

Lo Zaire è il vecchio Congo Belga e sta proprio al centro dell’Africa

• Lo Zaire è il vecchio Congo Belga e sta proprio al centro dell’Africa. I Tutsi sono i Watussi.
• I Watussi sono come li descrive la canzone: alti, longilinei, naso europeo. Abitavano (e abitano) il Ruanda e il Burundi, stati confinanti con lo Zaire. Erano e sono una minoranza (15 per cento della popolazione), ma ricca, colta, aristocratica. Loro erano i padroni, gli altri gli schiavi. I belgi abolirono la schiavitù, ma lasciarono loro l’amministrazione del potere.
• Nello Zaire ci sono i Watussi, ci sono gli Hutu e ci sono un numero enorme di altre etnie: in tutto 350. Queste etnie si fanno di continuo la guerra tra di loro. Le lingue parlate sono quattrocento (del tutto incomprensibili una all’altra), i partiti 450. Nessuno di questi partiti conta davvero. I funzionari pubblici si fanno pagare direttamente dai cittadini il servizio per rilasciare certificati, documenti, francobolli. Il paese è enorme e semideserto: un’estensione pari a nove volte l’Italia, con una popolazione di poco inferiore alla nostra (54 milioni di abitanti). E’ rimasto unito tutto questo tempo solo grazie al dittatore Mobutu, un ex sergente dell’esercito, quasi analfabeta, divenuto presidente dello Zaire nel 1965.
• Il vero nome di Mobutu è Mobutu Sese Seko Kuku Ngbendu Wa Za Banga, cioè "l’intrepido leone della boscaglia che non lascia vergine alcuna gazzella". Tenne un discorso alla Nazione indossando una pelle di leopardo. Proclamò: «La corruzione è accettabile se non si esagera». Gli americani gli attribuiscono un patrimonio di 12 miliardi di dollari, poco meno di ventimila miliardi di lire. In Svizzera, dove è andato a curarsi un cancro alla prostata, s’è presentato con tre Mercedes e ha affittato una suite da tre milioni al giorno l’una per ospitare familiari e personale. In 77 giorni ha speso due miliardi e mezzo.
• Mobutu non ha a che vedere direttamente con le stragi attuali, ma la sua ricchezza ci interessa per questo: ha fatto i soldi vendendo ai belgi, agli americani e agli altri occidentali le ricchezze del paese. Nel sottosuolo dello Zaire c’è infatti una fortuna enorme: oro, cobalto, uranio, petrolio. L’uranio con cui venne costituita la bomba di Hiroshima è stato preso qui. I diamanti che saranno estratti nei prossimi quattro anni sono già stati comprati tutti dalle multinazionali occidentali. Nonostante questo, il Paese ha un debito con l’estero di sette miliardi di dollari (diecimila miliardi di lire). Inutile dire che la miseria è ovunque. Jean Ziegler: «Il popolo dello Zaire è come un mendicante seduto su una montagna d’oro».
• Mobutu ha regnato con la semplice tecnica di mettere gli uni contro gli altri i vari popoli dello Zaire. E’ il sistema che sta dilaniando il paese adesso. I Watussi vincitori in Ruanda hanno sobilato e armato i Watussi zairesi. Costoro si sono infine mossi adesso perché la malattia di Mobutu mette in pericolo il loro potere. I militari dello Zaire sono i loro principali nemici e se Mobutu muore e i militari prendono il potere per i Watussi è finita.
• Banyamulenge. Questa parola difficile da pronunciare indica i Watussi dello Zaire. Non si tratta di profughi: si tratta di 350 mila persone che vivono nell’Est del Paese, sul verdeggiante altopiano del fiume Ruzizi disteso tra il lago Kivu e il lago Tanganica. I Banyamulenge - Watussi zairesi - stanno lì da due secoli e in questo periodo di tempo hanno accumulato ricchezza e potere, prima facendo i pastori e commerciando, poi invadendo la capitale Kinshasa e occupando i posti redditizi dell’amministrazione. Teniamo presente questo: due anni fa costoro si sono visti arrivare in casa un milione e duecentomila Hutu, cioè - dal punto di vista dei Banyamulenge - un milione e duecentomila massacratori dei loro fratelli Watussi ruandesi.
• Aggiungiamo quest’altra considerazione: al Ruanda interessa quella zona dello Zaire orientale dove stanno i suoi amici Watussi (i Banyamulenge), zona a sua volta ricchissima, dove c’è oro e manganese, campi fertilissimi, acque molto pescose (il Tanganica). Nella guerra tra Ruanda e Zaire, lo Zaire non ha speranza. Gli eserciti dei due paesi sono della stessa consistenza (50 mila uomini), ma il fronte che dovrebbero difendere gli zairesi è enormemente più vasto, circondando un territorio di due milioni e 200 mila chilometri quadrati. Il Ruanda è novanta volte più piccolo. Al conflitto guardano con interesse, ma restando nell’ombra, francesi, belgi, americani, italiani, perfino cinesi. «Sono nuove zone di influenza da disegnare, alleanze da riscrivere, concorrenze da spingere via. Pare proprio l’Africa di mezzo secolo fa. Per la prima volta, però, si rimettono in discussione le frontiere coloniali, quelle che Berlino aveva disegnato nel 1885» (Mimmo Càndito). Franz Falon:«Se l’Africa è una pistola puntata, lo Zaire è il suo grilletto».
• «L’Africa nera sta precipitando nel vuoto d’interesse per il Terzo mondo che si è aperto dopo il crollo del Muro di Berlino e la disintegrazione dell’Urss. Ciò non significa che il mondo debba assistere impotente ai massacri somali, liberiani, ruandesi o zairesi. Ma anziché ricorrere alle declamazioni retoriche contro il colonialismo converrà riconoscere che l’unica risposta ai mali dell’Africa è il ritorno a un nuovo colonialismo, amministrato per quanto possibile dagli stessi paesi africani sotto l’egida dell’Onu. Quando il problema è quello della creazione di uno Stato e di una società civile, gli interventi umanitari sono sempre una terapia velleteria e illusoria» (Sergio Romano).