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 1996  novembre 11 Lunedì calendario

I commercianti pagano o no le tasse? I dati sono controversi

• I commercianti pagano o no le tasse? I dati sono controversi. Secondo il ministro delle Finanze Visco, i commercianti sono sostanzialmente degli evasori perché dichiarano un reddito medio complessivo di 24 milioni e 300 mila lire l’anno, mentre la dichiarazione media dei lavoratori dipendenti è di 30 milioni e 200 mila lire. Dunque un commerciante, cioé un "padrone", secondo le elaborazioni dei giornalisti, guadagnerebbe mediamente meno di un salariato. Giuseppe Bortolussi, a capo dell’Associazione Artigiani di Mestre, dice che questo raffronto è come minimo improprio. Non si deve prendere infatti come pietra di paragone la media di tutti gli stipendi, dato che questa è formata anche, per esempio, dagli stipendi dei magistrati (111 milioni l’anno) o dei professori universitari (71 milioni). Il raffronto giusto è, a suo dire, tra il reddito medio di un commerciante e quello di un operaio, dato che il dipendente di un commerciante «è un operaio e non un lavoratore dipendente medio». Il reddito medio degli operai italiani è di 22 milioni e 300 mila lire l’anno.
• I commercianti sono 1.583.045. Danno lavoro a tre milioni e mezzo di persone e concorrono alla creazione del Prodotto interno lordo per una quota del 23%.
• Commercianti conservatori. Sono quelli che aderiscono alla Confcommercio, l’associazione di categoria più forte, con un milione di iscritti in tutt’Italia. Nata nell’aprile del ’45 ha sempre avuto come punto di riferimento la Dc. Sparita la Dc, s’è ritrovata naturalmente dalla parte del Polo. Adesso però manifesta una certa sofferenza per le etichettature.
• Il capo dei "commercianti conservatori", ossia della Confcommercio, è Sergio Billè. E’ stato lui ad organizzare il Tax Day 2 che si è svolto nella notte tra domenica 3 e lunedì 4 novembre (vetrine dei negozi accese per tutta la notte, ecc.) La linea di Billè è semplice e si può riassumere in due punti: meno tasse sul commercio e incentivo ai consumi. La Finanziaria, a suo dire, non va bene perché cerca soldi attraverso il fisco invece che attraverso un taglio alle spese. Sue proposte: tagliare ventimila letti nel settore sanità, accorpare i ministeri, abolire tutta una serie di uffici periferici. In base a questa linea di pensiero i principali avversari dei commercianti sono i lavoratori dipendenti e in particolare i dipendenti pubblici, accusati implicitamente di essere un costo che non dà prodotto, mentre dal commercio viene al Paese una grande ricchezza.
• Però Billè rappresenta anche la grande distribuzione, cioè i grandi magazzini, i supermercati, gli ipermercati. Questo è il principale punto di scontro con gli avversari della Confesercenti, i commercianti progressisti. Costoro, infatti, sostengono che il problema non sono tanto le tasse o la Finanziaria, quanto il fatto che la grande distribuzione sta progressivamente ammazzando la piccola. E’ su questo, dicono, che si deve lottare.
• I dati sono questi: tra il ’91 e il ’95 i piccoli negozi sono diminuiti di un quarto, passando da 757.736 a 569.902. La metà dei 188.134 negozi che hanno chiuso (72.110 esercizi) vendeva alimentari. Nello stesso tempo le strutture di grandi dimensioni sono aumentate: gli ipermercati del 24 per cento, i supermercati del 38 per cento. Ancora: mentre nel Nord i metri quadri occupati dalla grande distribuzione sono 184 ogni mille abitanti, in Europoa sono solo 160. Cesare Motta, consigliere della Faid (l’associazione della grande distribuzione) contesta questo dato con un’altra percentuale: in Italia ci sono 96 metri quadri ogni mille abitanti, in Francia 240.
• Vent’anni fa in Italia operavano solo due multinazionali della distribuzione moderna ("Metro" e "Carrefour") mentre oggi le catene estere sono salite a 28 con un totale di 817 punti vendita. In Piemonte la superficie della grande distribuzione negli ultimi dieci anni è salita dal 4 al 27 per cento, provocando la morte di diecimila negozi, di cui quattromila nella solo Torino. La Confcommercio locale (l’Ascom di Torino) non ha voluto partecipare al Tax day 2 proprio perchè alla manifestazione antifisco aderiva la grande distribuzione.
• La grande distribuzione è strettamente connessa con la rivoluzione dei trasporti urbani: si gira meglio, si può andare a fare la spesa più lontano. Venezia è l’unica grande città del mondo occidentale dove la grande distribuzione non ha attecchito: non si può andare al supermercato in auto. Il primo grande magazzino venne aperto nel 1852 a Parigi. Si chiamava Bon Marché ed esiste tuttora: Zola in "Au bonnheur des sames (Al Paradiso delle signore, da ultimo per i tipi della Newton Compton, duemila lire) racconta la nascita e la crescita di un grande magazzino nella Parigi del Secondo Impero e parallelamente il dramma economico, sociale e psicologico delle piccole botteghe e dei loro proprietari. La grande distribuzione, grazie alle economie di scala, pratica infatti mediamente prezzi più bassi.
• Molti commercianti hanno sfilato con il Polo nella manifestazione di sabato scorso. Il prossimo 13 novembre il consiglio generale della Confcommercio si riunirà per discutere le forme di un eventuale ostruzionismo fiscale.