Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 17 settembre 2004
Tipi italiani. Venticinque vite fuori dall’ordinario
• Sassi. Aldo Bertelle, diplomato geometra, psicologo, fondatore di Villa San Francesco, a Facen, sulle colline del Pedavena, dove educa ragazzi affidati dal tribunale dei minorenni (dal 1974 ne ha assistiti millecinquecento). Prendendo alla lettera l’adagio del Vangelo "Parleranno le pietre", colleziona sassi: un frammento del Calvario, la tegola di una casa di Hiroshima, l’unica regalata a un Paese straniero (ce n’è un’altra al Palazzo di vetro dell’Onu, ma concessa in comodato), un rudere della stazione di Bologna sventrata dall’attentato, i due sanpietrini su cui caddero i bossoli dei proiettili sparati da Alì Agca contro Giovanni Paolo II, briciole delle Torri gemelle di New York. Si fa mandare anche zolle di terra da tutti i Paesi del mondo ("ce l’ho quasi fatta, siamo a 189, mi mancano solo Brunei, Fiji, Micronesia, Nauru, Palau, Salomone, Tuvalu e Vanuatu"), con l’intento di impastare 197 mattoni da restituire ai governanti per ricordare loro che il mondo è uno solo e l’umanità intera si salverà o perirà con esso.
• Orchidee. Giuseppe Pianura, alias Jò Melanzana per via della carnagione scura - ma lui preferisce farsi chiamare Gion Melans, "alla francese, mi raccomando" - , originario di Sessa Aurunca, Caserta, emigrato nella Valsugana per fare l’imbianchino. Diventato l’amante della moglie di uno degli imprenditori più facoltosi del Trentino, a sua richiesta abbandonò il lavoro e si fece mantenere: "Mi ha comprato una Porche biturbo per scarrozzarla. Mi ha rifatto il guardaroba nelle migliori boutique di via Monte Napoleone: Versace, Armani, abiti da sei milioni l’uno... mi ha portato in ristoranti da 400 mila lire a cranio, dove mentre mangi crescono le orchidee al centro della tavola". Quando lei si stufò, dopo qualche anno, Melans non si rassegnò, e per averla molestata, finì indagato per estorsione aggravata e minacce.
• Matti. Remo Remotti, più volte interprete nei film di Nanni Moretti (nel ruolo di Sigmund Freud in Sogni d’oro, di Siro Siri in Bianca e di un santone in Palombella rossa), ma anche in alcuni episodi dell’Ispettore Derrick, fu internato tre volte in manicomio ("Quando sei penetrato dall’inconscio, te parte la brocca"), la prima nel 1968, a Berlino, dove, credendosi Gesù Cristo, si spogliò e si stese per terra come inchiodato alla croce (aveva appena abbandonato la prima moglie, Luisa, sorella del regista Nanni Loy, dopo averla tradita con una tedesca). L’ultima moglie, Luisa come la prima, agente di molti attori, è stato un "gratta e vinci": "Ha creduto in me. A volte mi scappa un lapsus e la chiamo ”mio marito”". "Un grave nevrotico che non s’è trovato mai bene con nessuno e in nessun posto", secondo la diagnosi del professor Mario Gozzano, direttore della clinica psichiatrica dell’Università di Roma, tuttora ruba regolarmente nei supermercati, nei negozi, "ando’ capita", e si sente un maniaco sessuale, "ma de sinistra, non come quella testa de bip di D’Annunzio, che era malato e alle donne je faceva male": "Il sesso è una espressione dell’amore. Il sesso è divino. la forza più grande e misteriosa che esista, l’energia di cui Dio si serve per creare la vita. Se io sono ancora vivo, lo devo al sesso".
• Spelonche. Mario Dumini, figlio di Amerigo Dumini, capo della polizia personale di Mussolini, con altri cinque sicari, omicida di Giacomo Matteotti (gli piaceva presentarsi con una formula confessoria, "Piacere, Amerigo Dumini, diciotto omicidi"), mentre la madre si suicidò a 48 anni coi barbiturici. Nato nel 1945 a Drò, in provincia di Trento, ex rilegatore di libri, licenza di terza media, abita in una grotta al fondo di via Crucis, fra i colli di San Vittorino, oltre la periferia di Roma (per quattro anni aveva vissuto in una grotta di Ladispoli, abbandonata perché mancava l’acqua). Separato dalla moglie Giovanna che vive a Roma, campa con 200 euro al mese, lo stipendio che gli versa una pensionata a cui dà lezioni d’inglese. Legge a lume di candela, l’acqua la prende al torrente, la bombola del gas gli dura più di un anno, ma ha il cellulare, gliel’ha comprato la sua allieva caso mai avesse bisogno di lui: "Lo tengo acceso dalle 18 alle 20. Siccome non telefono mai, la batteria dura sei giorni. Lo ricarico a casa della signora". Vive così per essere libero: "Sono abituato a protestare contro le ingiustizie. Se lo facessi stando in un bell’appartamento borghese, mi dimostrerei poco credibile e anche ipocrita".
• Groppo. Shlomo Venezia, internato a vent’anni ad Auschwitz l’11 aprile 1944, unico italiano sopravvissuto, non si commuove quando ne parla: " un’emozione che non posso permettermi. Ha sentito come parlo in fretta? Se mi ascolto mi viene il groppo in gola e piango. Mi vergognerei".
• La cortesia prima di tutto. Salvatore Paolini, sindaco dal 1977 al 1997 di Villa Santa Maria, in Val di Sangro, dove ha fondato una scuola alberghiera, è più famoso per essere stato il cameriere di Adolf Hitler, prima all’Obersalzberg, località alpina tra Germania e Austria, poi al Deutscher Hof, a Norimberga. Tra i suoi aneddoti quella volta che il Führer, all’Obersalzberg, ordinò di uccidere tutti gli scoiattoli della zona, perché, mangiando le uova nei nidi, lo privavano del canto degli uccellini durante le sue passeggiate nei boschi. Comunque di Hitler serba un bel ricordo: "Per me era un uomo a posto. Con noi camerieri ha sempre usato la massima cortesia: ”Entschuldigen Sie”, mi scusi, ”Danke schön”, grazie mille".
• Soveria Mannelli. Mario Caligiuri, sindaco di Soveria Mannelli, in Calabria, 3.556 abitanti, 988 metri sulla Sila Piccola, essendosi messo in testa di fare del suo paese la prima località d’Europa interamente informatizzata, vuole regalare un computer collegato a Internet a ogni famiglia (col 70 per cento delle famiglie collegato a Internet, Soveria Mannelli è già il Comune più informatizzato d’Italia). Autore del primo esperimento di e-democracy, ha fatto approvare il bilancio di previsione 2004 via Internet con l’intervento di 100 cittadini. Telefonando in municipio la voce della segreteria è quella di Piero Chiambretti: "Il Comune di Soveria Mannelli non esiste più. Da questo momento le lamentele potete inoltrarle ad altro Comune"; oppure: "Rispondo dal Comune di Soveria Mannelli. Da qui sono passati Garibaldi,Vittorio Emanuele III e De Gasperi. Adesso avete telefonato anche voi. Meditate". Patrocinatore di una kermesse culturale che si tiene ogni anno ad agosto, col titolo ”L’altro spazio”, lo sponsor è suo cugino Chiodo, titolare di un’impresa di Onoranze funebri: "Perché ostinarvi a vivere quando con pochi soldi vi portiamo da qui all’eternità?". Il vignettista Altan: "Ho tentato di descrivere la mia esperienza a Soveria Mannelli ad amici e parenti; nessuno mi ha creduto".
• No smoking. Gian Turci, imprenditore genovese, durante la sua residenza in Canada, rischiò di perdere la patria potestà dei due figli quando un ufficiale sanitario che teneva lezione nella loro scuola a Vancouver, odorando i loro abiti, scoprì che i genitori fumavano. Fondatore di Forces (acronimo che sta per ”Fight ordinances and Restrictions to Control and Eliminate Smoking”, lotta alle ordinanze e alle restrizioni per controllare e eliminare il fumo), adesso è presidente della sezione italiana (del comitato d’onore fanno parte il ministro Antonio Martino e l’economista Sergio Ricossa). Tra i divieti più odiosi, quello di fumare sugli aerei: "Secondo uno studio del Dipartimento dei trasporti Usa, condotto nel 1989, il passeggero della fila più vicina ai posti riservati ai fumatori dovrebbe volare per cinque anni e mezzo senza sosta per respirare il fumo di una sola sigaretta". Per di più la sicurezza non c’entrerebbe: " che il divieto di fumo fa risparmiare alle compagnie circa mille dollari per ogni tratta transoceanica. Su un aereo dove si fuma bisogna cambiare il 90 per cento dell’aria e ricircolarne il 10 per cento. L’esatto contrario se non si fuma. Quindi, c’è un notevole risparmio di energia, e cioè di carburante, perché le pompe funzionano a ritmo ridotto. Sparisce la puzza di fumo, in compenso l’aria è più inquinata da virus, batteri, spore, legionella. Infatti l’Oms registra un’esplosione di Tbc attiva fra chi vola".
• Arte. Giorgio Ghelfi, nipote di Costantino Ghelfi (venditore ambulante analfabeta a cui venne l’idea di acquistare in Germania i diritti dell’opera di Nietzsche e di stamparla in Italia), titolare di due gallerie d’arte, una a Montecatini e una a Verona, ricorda quando, da bambino, portava la cassetta dei colori in piazza Tre Martiri, a Rimini, al pittore Filippo De Pisis, suo padrino di battesimo insieme al pittore Achille Funi: siccome i passanti lo prendevano in giro, spazientitosi, l’artista gli diede in mano una matita e gli ordinò di tenerla ferma, sospesa a mezz’aria, con la punta rivolta all’ingiù, dopodiché prese un foglio bianco, lo mise sotto il lapis e cominciò a muoverlo velocemente, completando in tre minuti un bozzetto perfetto della piazza. Fu Carlo Carrà a spiegargli che cos’è l’arte: "Un dipinto di qualsiasi pittore, anche il più famoso, vale 30 mila lire, cornice compresa. Tutto quello che si riesce a guadagnare in più, è arte".
• Trucchi. Il Professor Luigi Garlaschelli, ricercatore in chimica organica, dal 1991 socio del Cicap, il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale patrocinato da Piero Angela, con l’incarico di responsabile delle sperimentazioni, si diverte soprattutto a scoprire i trucchi dei giochi di prestigio e a ripeterli. Ormai è bravissimo a infilarsi nella narice un chiodo da carpentiere da 12 centimetri e mezzo e a estrarlo senza "nemmeno una cacchina" ("Basta conoscere l’anatomia. Il chiodo penetra nella coana, una fossa profonda tra narice e gola, sopra il palato. Non può far danni"), e a mangiare lampadine ("Il vetro taglia solo quando viene premuto contro una superficie molle. Se ne metto un frammento sotto i molari e schiaccio, non succede nulla. Basta sminuzzarlo tra i molari. A far impressione è solo il rumore. Alla fine diventa sabbia, nessun inconveniente nell’inghiottirla. Né in entrata né in uscita la mattina dopo").