Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 5 settembre 2004
Cartolina canta Duce, dovreste farVi attento ché troppa gente usurpa il Vostro nome solo per farsi gli affari propri
• Cartolina canta
Duce, dovreste farVi attento ché troppa gente usurpa il Vostro nome solo per farsi gli affari propri. Tutta via Chiaia mormora su di un Vostro ex-compagno di partito, l’ex-socialista e ora capitano delle CC.NN. Raffaele S., avvocato, che da troppo tempo si fa scudo del Vostro cameratismo per dettar legge verso i colleghi suoi e (...) far cauti persino giudici e autorità che lo portano in palma di mano. Tutto grazie alla cartolina che gli mandaste nel 1923: «Bravo. Voi state nel giusto. Tenetemi informato. Mussolini». (...) A me sembra piuttosto strano che qualcuno, avendo la fiducia Vostra se ne vada giorno e notte col benservito del Duce in tasca. (...). Provvedete presto: altrimenti da Pozzuoli e S. Giorgio a Cremano tra poco di portafogli di vacchetta nera con la M d’oro e dentro scritti Vostri di ogni tipo ne gireranno assai.
Chiara M., Napoli, maggio 1928
• Grafologa sbalordita
Duce, persona autorevole che in possesso di vari scritti autografi mi ha chiesto, data mia lunga esperienza, cimentarmi in analisi grafologica.
Ho provveduto. Tra quelle sottopostemi sono stata colpita da scrittura sbalorditiva. Senza che il richiedente mi rivelasse - lo giuro sui miei morti - l’autore mi sono affrettata ad affidare alla carta il mio responso grafologico. Così, dunque, mi ero pronunciata: «Il movimento verso destra, la scrittura estrovertita sono la testimonianza, sopra ogni misura, di ciò che di audace, ardito e spavaldo che vi è in questo carattere. Nella scrittura alla grande intelligenza e umanità si uniscono, ed è la prima volta che in tanti anni mi capita di esserne testimone, i segni del coraggio fisico (col movimento verso destra che vuol dire la volontà di sfogare verso il mondo la propria forza); del coraggio psichico (dilatazione delle forme e movimenti centrifughi nelle lettere finali); del coraggio morale (linee che salgono regolarmente e vivaci tagliature della T)».
Immaginate dunque la mia emozione, o Duce, quando mi è stato svelato che il breve scritto, frammisto agli altri, da me esaminato, era stato tracciato da Vostra Mano. Vi supplico, Duce, di far avere ad un’umile donna, che ha dedicato tutta la vita alla grafologia, una sola Vostra riga autografa. Che io possa rimirarla e trarne incoraggiamento e intrepida fede nella Vostra opera!
Agostina B., Ferrara, 2 giugno 1934
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• segue dalla prima
grazie di aver ritrovato il portafoglio
Eccellenza Mussolini, nello stabilimento idroterapico dove sono occupata come addetta ai bagni kinesoterapici sono stata ingiustamente sospettata della sottrazione, ai danni di persona anziana ospite della clinica di Cossilla, di portafoglio nero, vera foca, sigla in oro, contenente lire cinquemila.
Protestata la mia innocenza ho temuto che l’ingiusta calunnia portasse il disonore sulla mia famiglia ancor prima della perdita di questo lavoro a cui tengo come ai miei occhi. Rivoltami al Fascio per ottenere giustizia si è appurato, dopo severa indagine, che detto portafoglio era stato smarrito lungo il tragitto Biella-Cossilla. Pochi giorni dopo infatti è stato portato all’Economato da personale municipale che l’aveva rinvenuto. Senza la sollecita premura del Fascio avrei perso il lavoro e l’onore di tutta la mia famiglia sarebbe stato infangato.
Il mio ringraziamento va dunque ai militi di Biella ma, soprattutto a Voi che con la severa disciplina non consentite più che ingiustizia possa essere impunemente compiuta ai danni di deboli e indifesi. Renata C., Cossilla (Biella), 2 giugno 1928
• il duce se n’è ito
Mussolini di nome Benito,
dove sei ito, dove sei ito?
Dove sei arrivato
tu che a Predappio sei nato?
Creatura in movimento
grandi idee in gran fermento
se ti fermi qua un istante
ti sarò meno distante.
Nostro prode cavaliere
tu cavalchi per le ere,
or brandisci la tua Spada,
or ci indichi la Strada.
Treni marciano perfetti
sono ricchi i poveretti
lì c’è pane, là pietanza
giunge il sole in ogni stanza.
Dei lavoratori il buon pastore,
degli onesti il vero onore
Tu, dei vecchi la speranza,
di noi donne la pregnanza
di una prole a Te votata,
nata a schiera, prolificata
su ai monti, giù al mare,
schiatta fatta per durare.
Presto madri si diviene:
italiane, vi sovviene
dare al Duce nuovi nati
da fascisti battezzati.
Creature in movimento
piene solo d’ardimento
dell’Italica Fontana
faranno scudo d’ogni brama!
F.Luciana in M., Bologna, 3 febbraio 1932
• la segretaria di dio
Sono in comunicazione con le Divinità, ecco perché ti scrivo a dettatura loro. (...) Vuoi alfine stringere il pugno davanti all’incosciente cugino fittizio Re, che ti ha rovinata la mente? O porco demonio, non lo capisci? Se il tuo insistere a fare la volontà di quel porco porta danno morale a te, e materiale a noi buoni operai milanesi ecc. ecc. perché non ti arresti? Perché non vuoi farti onore personale? Ma su via, una benedetta volta ubbedisci (sic, ndr) a me, o meglio a Dio, e non più a quel mascalzone porco vigliacco, che ti fa abbassare, non innalzare, non lo vedi? (...) Ormai Mussolini vale zero.
In Spagna era proprio necessario che tu mandassi uomini? Porco, la finisci o no? Finiscila o porco demonio di fare il superbione (sic, ndr) che per quanto sii tu intelligente non puoi superare il Creatore. Appena tu te ne vai da Roma con carte e soldi s’intende, ecco che Dio ti darà subito la prova del suo potere in quanto alla demolizione della real casa, e in breve tempo conoscerai la verità che veramente esiste un Dio che dopo tanti anni vuol farsi conoscere. In breve tempo, ti ripeto, la sua potenza di forza si farà conoscere, facendo sparire il Re, e poi anche il figlio subirà la triste sorte che si merita.
Lettera firmata La serva di Dio, scritta dall’ottobre del 1939 al 10 giugno 1940, giorno della spedizione da Milano
• Duce bagnino
Caro Duce, domani torno a casa dalla colonia estiva. (...) Vi devo confessare, Duce, che non avendo mai visto il mare non avevo mai imparato a nuotare. Nonostante gli insegnamenti delle signorine e gli ordini del bagnino nei primi giorni ho provato tanta paura di annegare e il sale che mi bruciava gli occhi e il naso mi dava proprio fastidio.
Poi ho ricordato il Vostro discorso che bisogna sempre aver coraggio e non fermarsi mai se non quando il risultato si raggiunge. Così ce l’ho messa tutta e ho sopportato il sale e non ho alzato la testa anche se mi sentivo la paura: alla fine, Duce, ho imparato a dare le prime bracciate e ora so quasi nuotare. Duce, devo la mia gioia a Voi, e lo dirò ai miei genitori e nell’abbracciarli sarà un poco come abbracciare anche Voi che ci fate da Padre, preoccupato della nostra salute e della nostra crescita.
Silvia B., Pesaro, 28 agosto 1935
• Mio figlio benito
Duce, perdonerete mai la Sardegna il cui figlio degenere ha tentato alzare su di Voi la mano assassina? (Il 3 febbraio un anarchico sardo era stato arrestato e condannato a morte perché accusato di voler fare un attentato a Mussolini ndr).
Voluto ha il cielo che quest’uomo malvagio i suoi propositi non potesse realizzare: altrimenti per la nostra povera Isola che macchia indelebile, che dolore supremo! Nata da valoroso soldato di quella brigata Sassari che ha fatto conoscere il coraggio delle nostre genti a tutta l’Italia sono orgogliosa, o Duce, di essere moglie di una camicia nera volontaria per il plotone di fucilazione alla schiena del traditore assassino.
Dev’essere mano venuta da quest’isola a dare la morte a chi tentò di alzare la sua mano sacrilega sull’Uomo che la Provvidenza ci ha mandato. Solo così ancor prima che quel corpo diabolico vada disfacendosi sarà dispersa ogni sua traccia. Qui è nato ma ben poco vi ha vissuto - subito portato dal suo istinto malvagio alle cattive frequentazioni nel continente e agli oziosi soggiorni nell’America. (...)
La sua addolorata sorella giustamente ha chiesto il cambio del nome di famiglia con altro non macchiato da così terribile colpa. Ma come può essere nato dalla nostra carne, fatto di sangue e di nervi come noi siamo, un mostro che odia a tal punto da voler colpire il solo Uomo che la Provvidenza ci ha donato per la salvazione? Duce, vogliate ancora perdonarci e credere che nessuna figura umana è superiore a Voi nel nostro cuore. Per dimostrarVelo prenderà il Vostro nome o quello della Vostra devotissima sposa se sarà femmina la creatura che sto per mettere il (sic, ndr) mondo.
Cesarina D., Alghero, giugno 1931
• il tesoro della vecchia
Duce, una povera vecchia contadina che ha visto già in faccia la guerra Vi manda queste dodici monete d’oro perché all’Italia, nell’ora presente, va dato tutto il databile (sic, ndr). La Provvidenza mi ha fatto cadere queste monete mentre zappavo nel mio campo, per incalzare la meliga.
Ero sola - perché ormai non ho più nessuno al mondo - e volevo finire prima che il sole se ne andasse. Era, o Duce, era il 29 luglio, il giorno della Vostra Nascita, ma allora per dirVela rispettosamente, non ci pensai proprio perché troppa fu la sorpresa (...) la ricchezza arrivata nel giorno della nascita di Mussolini apparteneva a Mussolini. Voi ne farete del bene per la Nostra Grande Italia e sarà meglio usata che nelle mie povere mani ormai abituate a troppo lavoro per imparare a vivere la ricchezza.
Ester T., Castegnero (Vi), dicembre 1935
• orfana di appuntato
Sono una piccola italiana della quarta classe elementare delle scuole di Ossi. Ho nel cuore un grande desiderio di studiare però sono una povera orfana di padre e di madre vivo con mia nonna anch’essa malata quindi mancano i mezzi non solo per affrontare lo studio ma anche per poter continuare a vivere. Mio padre era Appuntato ho avuto la sfortuna che sposasse con mia mamma quando era fuori servizio dunque non ho nessuna pensione. Conoscendo la vostra bontà mi rivolgo a Voi perché vogliate venire incontro di quando in quando con un sussidio. Avrete la mia eterna riconoscenza e renderete felice un’orfanella.
D. Pietrina, Ossi (Ss), 25/12/1941
•
Non è vero ma ci credo
Duce, se la notte non fosse stata così scura e il responso delle carte così chiaro avrei deposto la penna e riposto i tarocchi. Ma, interrogate sul Vostro futuro, hanno parlato con troppa precisione perché potessi non ascoltare la loro voce. (...).
S’aprono gli Arcani Minori con il benaugurale cinque di bastoni: la Fama, naturalmente, ma rischiarata da una luce che in qualche aprile, forse addirittura maggio, si farà più luminosa, quasi bruciasse di eccessivi bagliori. Più nascosto ma poderoso sta il potere accordatoVi dal dieci di spade: dovrete esercitarlo soprattutto nel novembre se non vorrete che si trasformi nel suo contrario. L’asso di denari che sostiene questa colonna degli Arcani mi si è offerto al rovescio: ancora una volta la tarda primavera.
L’asso è portatore di buona notizia, forse la conferma di un successo; se poi, come in questo caso, è asso di denari la buona nuova verrà da fuori città, da luoghi lontani, campagne sperdute o terre oltremare. Il quattro di coppe è invece di qualche afflizione soprattutto perché s’abbina al Re di denari e questo congiungimento significa che dovete ben badare all’incontro con un uomo bruno che inizialmente Vi si indirizzerà chiedendo aiuto. La sua apparente umiltà nel tempo si rivelerà, se lo asseconderete, alterigia e velenosa combinazione di forze indomabili. uomo di selve e di boschi. Di orizzonti sterminati e freddi, dove, a malapena il cielo d’inverno è rotto da fili di fumo che si perdono all’orizzonte. (...).
Se da questo incontro vi premunirete nulla dovrebbe guastar il realizzarsi promesso dal mondo, l’Arcano Maggiore che ora ho scoperto e che indica trionfo senza limiti e può farVi sperare espansioni e crescite senza ostacoli. (...).
Alzo nuove carte. Poso gli occhi sul dieci di denari rovesciato. Sono gli alti e bassi della fortuna ma appare un dilapidare che Vi riguarda, quasi che tutto quanto V’è stato dato qui cominciasse, neppur raggiunto il compimento, a svanire. Il sei di coppe - che segue accanto - preannuncia un affievolire di Forze, quasi che fossero trascorsi in un sospiro decenni e la vecchiaia e la debolezza avessero già raffreddato gli entusiasmi che appena prima Vi muovevano.
Tutto è già compiuto, dunque? Tutte le certezze e le speranze già svanite? Perché è avvenuto? Davvero, come pretende l’asso di spade brandendo la sua terribile minaccia, c’è una disgrazia prossima a giungere, o forse più che prossima nel tempo prossima a Voi. Sgomenta osservo il cambiamento: possibile che le immagini virili che prima apparivano ora si debbano appaiare alla regina di denari, sontuosa e corrotta, sensuale e vanesia, prona ad ogni improvviso desiderio e sterile di ogni influsso benefico? E il cavaliere di coppe, così superficiale e attratto solo dal vivere il momento, fuggitivo ombratile attraverso il mondo, cacciator di femmine e alcove, cosa può aver a che fare con quanto le carte mi avevano finora svelato?
Cerco la risposta negli Arcani Maggiori. Ma appare la luna, silenziosa Vi allerta dell’agguato che forze segrete e oscure stanno tenendoVi. Bisognerebbe fermarsi. Giro un’altra carta. un altro severo ammonimento: la torre che rammenta la caduta di Adamo, la distruzione di Babele, il rovinar degli imperi, il rompersi di effimere costruzioni. Tutto passato; sembrano cocci che il tempo ha spazzato via dal pavimento della storia.
Ho tremato nell’innalzare l’ultima carta: c’è l’appiccato, e al rovescio. Preparatevi, Duce, alla Caduta, all’Ingratitudine e all’ignominia. Alla Solitudine che nessun affetto, neppur famigliare, potrà consolare. Ad una Fine che non avrà senso alcuno perché, ancor prima di trovar termine al Vostro percorso, Voi, da tempo, avrete già rinunciato a Vivere vera vita.
Rosa B., Torino, 31 dicembre 1923
Lettere estratte da Caro duce.
Lettere di donne italiane a Mussolini 1922-1943, Rizzoli, Milano 1989