Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 3 luglio 2004
Bottegai - Arnoldo Mondadori nacque il 2 novembre 1889, terzo di sei figli, da Secondo Mondadori e Ermenegilda Cugola, che si erano trasferiti a Ostiglia da Poggio Rusco, nel mantovano, per aprire una bottega (fallita presto per inettitudine del capofamiglia, analfabeta, il quale poi s’ingegnò a fare il calzolaio, l’ambulante, il manovale, il bracciante)
• Bottegai. Arnoldo Mondadori nacque il 2 novembre 1889, terzo di sei figli, da Secondo Mondadori e Ermenegilda Cugola, che si erano trasferiti a Ostiglia da Poggio Rusco, nel mantovano, per aprire una bottega (fallita presto per inettitudine del capofamiglia, analfabeta, il quale poi s’ingegnò a fare il calzolaio, l’ambulante, il manovale, il bracciante). Figlio prediletto dalla madre, Arnoldo arrivò fino alla quinta elementare (i suoi fratelli si fermarono alla seconda o alla terza, tranne Bruno, il più giovane, che proseguì negli studi).
• Incantabiss. Avido lettore fin da bambino, Arnoldo aveva ottenuto il permesso di frequentare la biblioteca del conte presso il quale andava a fare dei lavoretti dopo la scuola. Finita la quinta elementare non proseguì gli studi per andare a lavorare in una drogheria, dalle sette del mattino alle otto di sera, occupandosi anche di svegliare i figli del principale, vestirli, lustrar loro le scarpe e accompagnarli a scuola. Il tentativo di fare il venditore ambulante, con carretto e asinello, fu frustrato dai creditori del padre che gli pignorarono l’animale. Soprannominato ”incantabiss”, ”incantatore di serpenti”, per la bella voce, trovò lavoro nel cinematografo di Ostiglia, dove leggeva le didascalie dei film muti per gli spettatori analfabeti.
• Tipografia. La casa editrice Mondadori nacque dalla tipografia dei fratelli Manzoli, ad Ostiglia, dove Arnoldo entrò a lavorare nel 1907 come addetto al torchio. Presto, finanziato dal banchiere Pasini, prese il posto dei suoi stessi padroni (che diventarono dipendenti) nella gestione dell’azienda quasi decotta. Il primo progetto editoriale fu la collana per ragazzi ”La Lampada” (tra gli autori pubblicati, Guido Gozzano e Luigi Capuana).
• Contrario. La formula con cui Arnoldo Mondadori convinceva gli scrittori a firmare i contratti: "Di solito è un editore che crea un autore. Se Lei accettasse di scrivere per me, sarebbe il contrario. Sarebbe Lei a creare, e a fare grande, un editore".
• Fascino. "Come accade agli uomini cresciuti fuor di misura, Arnoldo è ingombrante, vorace e divoratore. Col fascino di cui dispone e che egli adopera consapevolmente, se appena lo cosparge di miele, diventa una carta moschicida. un pugile generoso che abbraccia l’avversario prima e dopo il combattimento. E anche durante" (Valentino Bompiani, 1929).
• Minestra. La volta che Gabriele D’Annunzio andò in visita a casa Mondadori, nella residenza di Meina, sul Lago Maggiore. Secondo Mondadori non se la sentì proprio di mettersi a tavola, e mangiò prima, da solo, la minestra che la nuora Andreina gli versò personalmente.
• Lazzaroni. Alcuni bottegai di Meina, costretti ad appendere le fotografie del Duce e di Vittorio Emanuele III, esposero i biscotti ”Lazzaroni” proprio sotto i ritratti.
• Codici. Rifiutando di collaborare coi tedeschi, che volevano usare le sue macchine da stampa per la propaganda, nel 1943 Arnoldo Mondadori riparò con la famiglia in Svizzera. Da qui scriveva lettere cifrate: l’azienda era la "villa affittata", i macchinari "i trattori", gli operai "i contadini", l’arrivo degli americani "la zia Amelia", i fascisti "i cugini", i tedeschi "gli zii", se stesso "il nonno".
• Dediche. Fu Ernest Hemingway, ospite dei Mondadori a Meina, a inaugurare la consuetudine delle dediche lasciate dagli scrittori sulla cappa del caminetto. La più simpatica: "Quel che il cielo presceglie, il mond’adori" (Giuseppe Antonio Borgese); la più devota: "Chi sta dalla parte di lui non fugge né torna indietro" (Alba De Céspedes); la più oscena: "A ogni augello il suo nido è bello" (Gabriele D’Annunzio).
• Necrologi. Arnoldo Mondadori morì nel giugno del 1971. Aveva pensato anche al necrologio da pubblicare sul ”Corriere della Sera”, breve, per non far guadagnare troppo al giornale: " mancato con amore ai suoi cari Arnoldo Mondadori". Quando la figlia Cristina gli segnalò come versione più corretta "è mancato all’amore dei suoi cari", rispose di essere sicuro del proprio amore per loro, ma non del loro per lui. Al cimitero scelse un posto al sole, per poterci piantare una rosa, simbolo della Mondadori.