Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Undici modi di dire ghiacciaio: Ice sheet (calotta glaciale oltre i 50
• Undici modi di dire ghiacciaio:
Ice sheet (calotta glaciale oltre i 50.000 km quadrati)
Ice cap (calotta glaciale sotto i 50.000 km quadrati)
Ice shelf (piattaforma di ghiaccio galleggiante unito alla costa)
Outlet glacier (ghiacciaio di sbocco che drena una calotta)
Valley glacier (ghiacciaio vallivo)
Cirque glacier (ghiacciaio di circo)
Niche glacier (ghiacciaio di nicchia)
Diffluent glacier (ghiacciaio di diffluenza)
Confluent glacier (ghiacciaio di confluenza)
Piedmont glacier (ghiacciaio pedemontano)
Glacieret - snow field (glacionevato)
• La fusione dei ghiacciai è una grave perdita per quanto riguarda la conoscenza del passato della Terra. Il ghiaccio è un frigorifero naturale dentro al quale si conservano, da migliaia di anni, i composti chimici che hanno galleggiato nella nostra atmosfera nelle ere passate. Minuscole bolle d’aria, infatti, rimangono intrappolate tra le pareti di ghiaccio e, nel corso dei secoli, diventano bollicine di aria fossile, completamente isolate dagli agenti inquinanti di oggi e sepolte dagli accumuli successivi. Ecco perché quando i glaciologi estraggono le carote (lunghi cilindri verticali di neve e ghiaccio) è come se leggessero le pagine di un libro di storia del clima e dell’atmosfera del nostro pianeta.
Ma il prelievo dei campioni, soprattutto quello in terra polare, non è semplice: le lame devono essere riscaldate per fondere il ghiaccio e il foro deve essere riempito con un liquido (in genere cherosene) per impedire alle pareti di richiudersi per colpa del gelo. Tra il 1989 e il 1993 a Summit, in Groenlandia, scienziati americani e europei hanno ottenuto rispettivamente due carote di 3054 e 3028 metri ed hanno ricostruito l’evoluzione del clima terrestre dell’emisfero nord fino a 200 mila anni fa. In Antartide invece la carota più lunga è stata ottenuta dai russi: 3600 metri.
• Come si fa a stabilire se un ghiacciaio si estende o si ritira? Il metodo più sicuro per stabilire l’evoluzione della struttura di un ghiacciaio consiste nel cosiddetto bilancio di massa. « una procedura per valutare le entrate nevose invernali, le uscite dell’ablazione estiva e, ovviamente, il saldo a fine stagione tra materiale che viene e quello che va» spiega Luca Mertcalli. «Ormai i nostri ghiacciai stanno perdendo ogni anno, in media, più di un metro di ghiaccio, inteso come spessore». Un dato che condanna all’estinzione i ghiacciai sotto quota 3500 metri entro il 2050. Con una particolarità: mai dire a un glaciologo che il ghiacciaio ”si scioglie”. La dicitura esatta è ”si fonde”.
• Ghiacciaio Coolidge, padre del fiume Po. Il grande studioso ed alpinista William Coolidge lo raggiunse lungo una difficile via più di un secolo fa. Ecco perché si chiama così questo piccolissimo ghiacciaio sospeso sulla parete Nord del Monviso. La sua importanza non sta nelle dimensioni, ma in alcune caratteristiche particolari. Parte della sua fama è dovuta al fatto che da questo ghiacciaio nasce il più grande fiume d’Italia, il Po. Ma tra i glaciologi la sua fama è legata anche ad altri avvenimenti, più sinistri. La notte del 6 luglio 1989, alle 22.45, il ghiacciaio si staccò tutto insieme dalla sua nicchia sospesa a 3100 metri di quota, precipitando improvvisamente 1000 metri più in basso e colmando parzialmente il Lago Chiaretto con circa 200 mila metri cubi di ghiaccio e detriti rocciosi. Un fenomeno mai
accaduto prima e che dimostra l’instabilità dei ghiacciai anche a quote molto elevate. Oggi la neve e le valanghe che precipitano dalla vetta del Monviso hanno quasi completamente ricostituito il ghiacciaio così come era prima del crollo: questo significa che il fenomeno potrebbe anche ripetersi. In questo modo il ghiacciaio di Coolidge è diventato una specie di laboratorio a cielo aperto per tutti coloro che studiano i movimenti dei ghiacciai, fenomeni che solitamente hanno tempi molto più lunghi. Per osservare, dal basso, il ghiacciaio superiore di Coolidge si deve raggiungere Crissolo, l’ultimo villaggio della Valle Po (Provincia di Cuneo). Da qui, in auto, si prosegue fino a Pian del Re (2020 metri), da dove si parte a piedi seguendo il sentiero per il Rifugio Quintino Sella (2640 metri). Il Lago Chiaretto si raggiunge in meno di un’ora.
• Rutor, è un vasto ghiacciaio di calotta, quasi al confine con la Francia, a Sud del Colle del Piccolo San Bernardo. Ha una superficie di circa 9 km quadrati e deve la sua fama al fatto che per oltre quattro secoli la sua fronte sbarrava il passo al Lago di Santa Margherita, provocando talora disastrose alluvioni allorché l’acqua riusciva a scavarsi una via d’uscita nella poco solida diga glaciale. Piene a ciel sereno si riversavano così a valle travolgendo ponti, edifici, coltivazioni, e mietendo anche vittime umane. Nei pressi del lago fu edificata una cappella votiva, che era spesso meta di processioni volte a domandare clemenza alle pericolose acque liquide e solide. Dopo la metà dell’Ottocento il ghiacciaio si è rapidamente ritirato ben al di sopra del lago di Santa Margherita, e la funesta serie di alluvioni si è fortunatamente interrotta.
Benché per osservare il ghiacciaio si debba affrontare una faticosa (ma facile) salita di circa 3-4 ore, il panorama che si offrirà ai vostri occhi vi ripagherà dello sforzo: un paesaggio quasi lunare, in rapida trasformazione, con morene, laghetti e ruscelli dal colore latteo (per il limo in sospensione), piante pioniere che colonizzano le regioni abbandonate dal ghiaccio e tre grandi lobi glaciali separati da speroni rocciosi. Da La Thuile (AO) si prosegue in auto fino al piccolo parcheggio di La Joux (1650 m), da dove ha inizio il sentiero nel fitto bosco di abeti. Si incontrano strada facendo anche le imponenti cascate del Rutor. Giunti al Rifugio Deffeyes (2500 m), che può rappresentare un ottimo punto di sosta per spezzare la gita in due giorni, si ha sott’occhio l’azzurro del lago di santa Margherita, ormai lontano dal ghiaccio, che si incontra invece risalendo ancora per un centinaio di metri.
• Miage. E’ uno dei colossi glaciali del Monte Bianco, con una superficie di oltre 13 km quadrati e la sua grande lingua incurvata che giunge fino a quota 1770 m, completamente coperta da detriti rocciosi e addirittura parzialmente coperta da vegetazione (il ”Giardino del Miage”). Sulla morena destra, vicino al pianoro lacustre del Combal, si trova il famoso Lago del Miage, uno specchio d’acqua cerulea nel quale si immergono seracchi alti decine di metri. Il paesaggio va osservato da una distanza di sicurezza, perché grandi blocchi di ghiaccio precipitano nel lago. Accadde anche il 9 agosto 1996 e l’onda che si sollevò travolse un gruppo di 11 turisti troppo vicini alla zona pericolosa: fortunatamente non subirono ferite gravi. Il ghiacciaio del Miage si raggiunge con una passeggiata piacevole da Courmayeur (AO), ai piedi del Monte Bianco. Si imbocca la strada per la Val Veny (attenzione, nella stagione turistica il transito è talvolta regolato con bus navetta) e già dopo un breve tratto si può osservare la scura e pietrosa fronte del Ghiacciaio della Brenva. Si prosegue sul fondovalle fino alla morena laterale destra, che si costeggia a piedi lungo una strada asfaltata dove non è consentito il transito motorizzato. In prossimità del Lago Combal si risale rapidamente la morena tra massi instabili e radi larici, fino al laghetto, a quota di circa 2000 m, il cui livello delle acque è variabile di anno in anno. Talvolta accade anche di trovarlo vuoto: succede quando l’acqua fugge attraverso i canali tra ghiaccio
e la pietra.
• Il ghiacciaio del Lys, sul versante sud del Monte Rosa, oltre che per le sue ragguardevoli dimensioni (si estende per circa 11 chilometri quadrati), gode di una discreta notorietà tra i glaciologi perché è sempre stato tra i più studiati. Le prime misure di variazione della sua fronte furono fatte nel 1812 e proseguono tuttora grazie all’opera della guida alpina di Gressoney Willy Monterin. In quasi due secoli il ghiacciaio del Lys si è ritirato di circa 1,5 km ed oggi si trova nel suo punto più arretrato, e non solo relativamente alle misurazioni del 1812. Gli esperti assicurano, infatti, che in questi anni il Lys ha raggiunto l’estensione minima degli ultimi cinque secoli. La zona di accumulo del ghiacciaio, oltre i 4500 metri di altitudine, è stata oggetto di studi da parte di ricercatori svizzeri e italiani, che hanno eseguito anche la perforazione e l’analisi chimica del ghiaccio fino a profondità di 80-100 metri. Per chi vuole arrivare al Lys: partendo da Gressoney-La-Trinité (AO) si prosegue fino alla frazione Stafal (a quota1850 metri), dove si è costretti a parcheggiare l’auto. Da qui un ampio sentiero conduce prima all’Alpe Coutlys e poi, grazie ad una camminata di circa due ore, si giunge alla fronte del ghiacciaio, che attualmente è situata a quota 2500 metri.
• L’Adamello è di gran lunga il più vasto ghiacciaio italiano con una superficie di 18 chilometri quadrati e una lunghezza di quasi 7. Si tratta di un complesso glaciale costituito da una sorta di esteso pianoro dal quale si generano lingue che si dipartono dal massiccio principale. Questa forma, che non ha eguali nel panorama glaciale italiano e pochi altri esempi nell’intero arco alpino, dipende dalle caratteristiche delle rocce del gruppo montuoso, forgiato ad altipiano con creste di contorno poco rilevate e una centrale cospicua (Dosson di Genova-Lobbie), che divide il Ghiacciaio dell’Adamello da quello della Lobbia. Attualmente, dopo una fase di ripresa verificatasi negli Anni Settanta e primi Ottanta del XX secolo, il ghiacciaio versa in una fase di forte contrazione, che replica e accentua quella degli Anni Cinquanta e Sessanta, quando la coltre gelata, abbassandosi, restituì i corpi dei caduti e grandi quantità di materiale bellico della I Guerra Mondiale. Fino a oggi non si sono ancora verificate importanti modificazioni nella struttura del ghiacciaio, a parte l’emersione di un enorme roccione nel settore settentrionale dell’Effluenza Mandrone. Ma ciò avverrà nei prossimi anni, quando il grave deficit di bilancio tra i due bacini di accumulo e di ablazione, farà sentire il proprio effetto. Il Ghiacciaio dell’Adamello è visibile interamente solo dal cielo. Ma vi sono almeno due itinerari che consentono una panoramica estremamente suggestiva:
1 – Pinzolo (TN), Val di Genova, Rifugio Mandron (2500 m, ore 2 o 3 a seconda del fondo stradale a fondo valle)
2 – Passo del Tonale (1800 m, BS), funivia del Passo Paradiso, seggiovia per il Rif. Presena, Ghiacciaio del Presena, Passo Maroccaro (3000 m)
• Ghiacciaio dei Forni è il secondo d’Italia in estensione, dopo quello dell’Adamello. Si trova nel settore più orientale del versante lombardo del Massiccio dell’Ortles-Cevedale, ed è circondato da una chiostra di vette superiori ai 3500 m di quota (le famose ”Tredici Cime”), tra cui si ricordano il Palon de la Mare, il Monte San Matteo e il Pizzo Tresero. costituito dall’unione di tre colate distinte e diversamente orientate, che si riuniscono in un grandioso plateau situato a 2700 m di quota. Ha una superficie di 12 km quadrati, una larghezza di 7,5 km e una lunghezza di 4,5 km. Frequentatissimo grazie al comodo accesso, è stato oggetto di molti studi. Ha conosciuto la sua massima espansione (stando alle testimonianze storiche) verso la metà del XIX secolo. Successivamente la sua lingua valliva si è ritirata di circa 2,5 chilometri. La fronte, che nel 1859 si poneva a quota 2158 m, è oggi risalita a 2495 metri.
impossibile abbracciare con uno sguardo d’insieme questo grande ghiacciaio, in quanto i suoi diversi settori coprono circa 190° di orizzonte. Una buona veduta si ottiene dal Rif. Branca (2500 metri), raggiungibile in un’ora dal parcheggio dell’Albergo dei Forni (2180 metri), arrivando in auto da S. Caterina Valfurva.
• Secondo Lester Brown, presidente e ricercatore del Worldwatch Institute, l’ente di ricerca che analizza e studia l’ambiente, i dati che riguardano
la situazione mondiale dei ghiacciai non lasciano dubbi: l’allarme fusione è globale. Alcuni glaciologi norvegesi prevedono che entro 50 anni l’Oceano Artico potrebbe ritrovarsi privo di ghiaccio durante l’estate. Lo spessore dello strato di ghiaccio si è ridotto del 42 per cento durante
gli ultimi quarant’anni. In Groenlandia aumenta il ghiaccio alle alte quote, ma fonde rapidamente quello che si trova ad altitudini minori, particolarmente lungo le coste meridionali ed orientali. L’enorme isola di
2,2 milioni di chilometri quadrati perde circa 51 miliardi di metri cubi di ghiaccio ogni anno: una quantità uguale al flusso annuale del Nilo.
l Il Polo Sud è coperto da uno strato di ghiaccio, spesso circa 2,3 chilometri, relativamente stabile. Ma le piattaforme di ghiaccio galleggiante che si estendono sui mari circostanti stanno sparendo rapidamente. Un gruppo di scienziati americani ed inglesi ha riferito, nel 1999, che le lingue di ghiaccio che sboccano da entrambi i lati della Penisola antartica si stanno ritraendo. Negli ultimi cinquant’anni hanno
perso 7.000 chilometri quadrati di superficie. E gli iceberg, che hanno
le dimensioni dello stato americano del Delaware, minacciano le navi.
l Ghiaccio e neve stanno diminuendo in tutte le grandi catene montuose mondiali: le Montagne Rocciose, le Ande, le Alpi e l’Himalaya. Nel Montana, nel 1850, il numero dei ghiacciai era di 150. Oggi sono meno di 50.