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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Orietta Galimberti, in arte Berti, è nata a Cavriago, provincia di Reggio Emilia, l’1 giugno 1945

• Orietta Galimberti, in arte Berti, è nata a Cavriago, provincia di Reggio Emilia, l’1 giugno 1945. Segno zodiacale dei Gemelli. Papà Mafaldo era commerciante di foraggi. Mamma Anna Olga Vitali gestiva la pesa pubblica della cittadina. Coccolatissima figlia unica. Viziata soprattutto dallo zio Pietro che, appassionato di musica lirica, portava tutti i pomeriggi la nipotina Orietta ad ascoltare musica nel laboratorio fotografico del signor Ferruccio. La Berti candidamente ammette:«I miei genitori mi volevano troppo bene e sono stati forse un po’ troppo permissivi. Con loro potevo permettermi qualsiasi capriccio». (Inquadratura su Orietta Berti)
• E’ alta un metro e 60. Pesa 57 chili. «So benissimo che dovrei dimagrire un po’. E mi sono anche impegnata. Mesi fa ero calata di sei chili dopo una settimana passata in un famoso centro di bellezza. Sono tornata a casa in piena forma ma ero di umore melanconico. Allora ho deciso che mi preferisco rotondetta però sorridente». (Inquadratura su Orietta Berti)
• La piccola Orietta, adorata da mamma e papà, era di gusti difficili. Ad esempio voleva sempre indossare scarpette nuove («perché mi piaceva sentire lo scricchiolio della suola intatta») e anche la cartella per la scuola doveva essere appena uscita dal negozio («avevo una fissazione per il buon odore del cuoio»). Giocava volentieri con la bici oppure a nascondino. E con le bambole. La sua preferita era una pupattola per cui aveva cucito l’abitino con le sue mani. Il risultato? «Avrebbe dovuto ricordare una regina delle nevi. In realtà somigliava di più ad un soldato ussaro con il colbacco e la gonnellina a quadrucci rossi». (Inquadratura su Orietta Berti)
• Ma non viveva di soli bambolotti. In versione maschiaccio l’Oriettina presa dal gioco dei cow boys è stata lì lì per strozzare un’amichetta ”indiana”. Il tutto in un’atmosfera da ”Nuovo cinema Paradiso”, con la futura cantante che abitava ad un passo dal ”Cinema Italia”. «I proprietari della sala non mi facevano pagare il biglietto. Inoltre dalla finestra della mia camera potevo addirittura sbirciare i film. Non mi stancavo di vedere e rivedere quelli con la Marilyn». (Inquadratura su Orietta Berti)
• Ancora piuttosto lontana dal mondo delle sette note (anche se a papà Mafaldo e allo zio piaceva tanto la sua voce e le facevano studiare musica) l’adolescente Orietta voleva diventare sarta. Convintissima della sua vocazione per ”ago e filo” ha frequentato un istituto commerciale dove le insegnavano a cucire parlando in inglese e francese. «E’ stato un bellissimo periodo. Andavo a scuola con un grembiule azzurro ed avevo la speranza di essere poi assunta in un’industria di abbigliamento della zona». Le cose vanno in tutt’altro modo. Spronata dai suoi partecipa ad un concorso per giovani musicisti. Viene notata dal maestro Giorgio Calabrese che le dice più o meno «signorina, vuole fare la cantante?». Orietta mette da parte le stoffe e accetta un contratto discografico. (Inquadratura su Orietta Berti)
• E’ il 1964 e la Berti interpreta la versione italiana dei brani di Suor Sorriso. L’anno dopo stravince al ”Disco per l’estate” con ”Tu sei quello”. Dal 1966 al ’92 undici Festival di Sanremo. Tanti piazzamenti a Canzonissima. Molte sue canzoni da ”Tipitipiti” a ”Finché la barca va” passano alla storia. Dal 1965 al 1985 ha venduto 12 milioni di dischi. Al suo attivo 4 dischi d’oro, 1 di platino e 2 d’argento. Tre film (’Zum zum zum”, un episodio de ”I nuovi mostri” con Tognazzi, ”Quando c’era lui caro lei ” con Villaggio). Nel 1992 conduce Acqua calda su Raidue, poi Gianni Boncompagni la vuole a Rock’n roll con le ragazze di Non è la Rai. Ancora tournée in giro per il mondo. Nel 1995 a Domenica in con Mara Venier, fino all’incontro con Fabio Fazio che sceglie ”Oriettona” come ospite fissa a Quelli che il calcio. E come conduttrice, al fianco di Teo Teocoli, di Sanremo notte 1999. (Inquadratura su Orietta Berti)
• Tra zucchero filato e un giro alle giostre. Così la diciassettenne Orietta ha conosciuto Osvaldo Paterlini a Montecchio, alla fiera di San Simone. Lui lavorava nello stand dell’antiquariato. Il giorno dopo il giovanotto magro e con gli occhi azzurri («la nonna diceva ”ma così magro sarà sano?”») si inventa una scusa per rivederla. Si sono sposati nel 1967. «Mi è piaciuta subito la sua serietà. Per seguire me ha lasciato il suo incarico nella fabbrica alimentare del cugino». Omar è nato nel 1975 e Otis nel 1980. (Inquadratura su Orietta Berti)
• Tra le sue passioni anche le acquasantiere (74, tutte appese in camera da letto) e vasi liberty («ormai li poggio persino in terra a mo’ di portaombrelli»). Vive con Osvaldo, la mamma di Osvaldo, Omar che studia Legge, Otis che frequenta ragioneria e gioca a basket, il cane Oscar, sei gatti. Estroversa. Disponibile. Puntuale. Uguale nei modi a come appare in tivvù. Non si offende mai. Si arrabbia solo se i figli tornano a casa tardi. Il suo pregio? «Può sembrare un difetto ma non riesco a non dire quello che penso». Superstiziosa? «Tengo molto ad uno straccetto portafortuna che mi ha dato anni fa una zingara. Per paura di perderlo lo lascio sempre a casa». (Inquadratura su Orietta Berti)
• Le piacciono le tinte pastello. Orietta ha gli armadi stracolmi di abiti e non riesce a separarsi neanche di quelli (un numero esagerato) indossati durante festival, serate, apparizioni tivvù. Molti, in un tripudio di paillettes e colori sgargianti, sono considerati stravaganti, degni di Blob o giù di lì (tipo quello lungo a maxi strisce gialle e nere). «In realtà la maggior parte, se non proprio tutti, vengono da rinomate sartorie. All’epoca erano di gran moda e mi ci sono affezionata». Tanto affetto anche per le collezioni di bambole (ne ha settanta), di puffi (sono circa trecento), di impalpabili camicie da notte (una sessantina) dai modelli conturbanti. «Le ho comprate perché le trovavo splendide, ma sono troppo freddolosa e non le indosso. Preferisco addormentarmi con i miei pigiamoni». (Inquadratura su Orietta Berti)
• Non le sarebbe dispiaciuto essere altissima. Come alcune platinate dive americane dalle gambe chilometriche. «E come molte mie amiche di Cavriago. Invece sono sempre stata più somigliante a Elizabeth Taylor». Orietta non gradisce le forme mediterranee («l’importante è rassegnarsi e trovarsi gradevoli lo stesso»). (Inquadratura su Orietta Berti)