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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

André Paul Luotto, sin dalla culla ribattezzato Andy, è nato a New York il 30 luglio 1950

• André Paul Luotto, sin dalla culla ribattezzato Andy, è nato a New York il 30 luglio 1950. Segno zodiacale del Leone. Papà Eugene, di origini sicilian-piemontesi e anche lui made in Usa, è un grande doppiatore-sottotitolatore di film italiani per il mercato in lingua inglese. Mamma Beatrice Boccalatte («già da bambino me la ricordo divorziata da Eugene») con le sue cinque lauree fa la ricercatrice e l’insegnante liceale. Steven, fratello di Andy, lavora a Bratislava come sceneggiatore. Fondamentale nell’albero genealogico dei Luotto è stato nonno Andrea, il primo italiano in America titolare di un’emittente radiofonica. (Inquadratura su Andy Luotto)
• Fino a 15 anni è vissuto negli States con la mamma e con il ricordo di quel nonno pioniere dell’etere, che aveva ospitato nella sua radio italiani vip del calibro di Pirandello, Caruso o Toscanini. Un Andy comunque ribelle, cresciuto senza la figura paterna (papà era tornato a lavorare in Italia) e agitato al punto di farsi mandare spesso in collegio per punizione. «Però non ero cattivo, anzi capace di commuovermi se, ad esempio, mio padre mi spediva da Roma una bicicletta Bianchi come regalo di compleanno». Per il resto Luotto jr. era il classico adolescente americano, che si arrangiava distribuendo giornali. (Inquadratura su Andy Luotto)
• Piuttosto complicato il suo percorso scolastico diviso tra States e Italia. I risultati (negativi) non sono mancati. «Ho cominciato a studiare con piacere a 16 anni. Frequentavo a Roma l’Istituto Overseas e lì un professore irlandese mi ha insegnato soprattutto ad amare i libri». Ha di nuovo varcato l’oceano per laurearsi a Boston in Scienza della comunicazione. Il sogno di Andy? Diventare regista di spot pubblicitari e di documentari didattici. Ci riuscirà qualche anno dopo. (Inquadratura su Andy Luotto)
• In visita da papà a Roma a 15 anni, quando laurea e desiderio di regia erano ancora lontani, aveva messo piede in una sala di doppiaggio. Nulla di strano se Andy, con i brusii di sottofondo, ha debuttato nelle versioni inglesi di pellicole italiane. Doveva però fare altra strada prima di cimentarsi nel doppiaggio doc. Sua, ad esempio, è la voce di Massimo Troisi nella versione anglosassone di ”Ricomincio da tre”. Nel 1976 il futuro attore-documentarista Andy Luotto si ritrova in una tivvù privata. «Lì ero una specie di Chiambretti. Insomma andavo in giro con la telecamera ben in vista e scocciavo le persone con le richieste più bizzarre. Ho fatto fumare uno spinello ad un carabiniere e ho ordinato quindici Mercedes ad un concessionario dando un anticipo di 50 mila lire». (Inquadratura su Andy Luotto)
• Il giovanotto viene segnalato a Renzo Arbore, che lo vuole nel cast de L’altra domenica. Con il ruolo del cugino americano, che diceva solo ”bbuono” o ”no bbuono”, arriva la popolarità e una proposta cinematografica da dimenticare: «Il mio ”Super Andy” è uno dei film più brutti del mondo». Da ricordare la partecipazione a ”Mortacci” di Citti e a ”Bellavista ” di De Crescenzo. Ancora tivvù con Quelli della notte e Fantastico 10. All’improvviso Luotto si allontana dal piccolo schermo e come regista fa finalmente scorpacciate di documentari e di spot pubblicitari, senza abbandonare il doppiaggio. E’ tornato in televisione al fianco di Stefano Orselli con Il viaggiatore di Raitre (a marzo di nuovo in onda) per raccontare le avventure di due occidentali convinti di portare la civiltà tra i popoli cosiddetti primitivi. Sempre su Raitre è attuamente l’imbroglione Elias di Un posto al sole. (Inquadratura su Andy Luotto)
• Tre donne (ufficiali) nella sua vita. La prima, scozzese, è rimasta sua compagna per sei anni. Con la seconda tredici anni fa ha avuto Eugene. Dulcis in fundo («sicuramente l’amore più grande, quello definitivo») nel 1989 è arrivata Antonella, mamma del secondogenito Steven di sette anni. «Ci siamo incontrati a Fantastico dove lei, ex assistente del ballerino Paul Steffen, lavorava nell’ufficio casting. Antonella è strepitosa e le ho chiesto di sposarmi dopo un paio di mesi. E’ riuscita davvero a mettermi la testa a posto». (Inquadratura su Andy Luotto)
• Impulsivo, a volte troppo impulsivo. In compenso Luotto si considera un ”bravo ragazzo padre di famiglia” e un campione di tolleranza («non mi piace dare colpe senza motivo e non riesco ad esprimere giudizi affrettati»). Spesso si arrabbia da solo perché pensa di non avere abbastanza cultura. E’ istruttore subacqueo. Con la tecnologia ha un pessimo rapporto («vorrei essere creduto quando dico che non possiedo neppure il telefonino»). Stessa mancanza di feeling con il denari. Figurarsi che Andy giura di ritrovarsi in tasca sempre meno di trenta mila lire al giorno. E’ la ”paghetta” che gli dà Antonella ogni mattina insieme alla lista degli appuntamenti. (Inquadratura su Andy Luotto)
• Vive con Antonella e Steven a Nepi, in una casa piena di ricordi di viaggio. Nella sua maxi cucina Andy, in versione chef a cinque stelle, passa il tempo libero. O meglio, un po’ del tempo libero perché Luotto ha l’hobby dei mosaici. Nel senso che, quasi autodidatta (gli ha dato parecchi consigli l’esperto Costantino Aureliano Buccolieri), a suon di martelletto ha imparato a realizzare mosaici. Non li vende, li regala agli amici. Anche a Renzo Arbore? «Non ci sentiamo da anni». Nei suoi armadi una collezione di jeans e di scarpe di cuoio. Fosse per lui non butterebbe via nulla: «Un giorno magari mi accorgo che alcuni parenti vanno in giro con capi di abbigliamento troppo simili ai miei. Allora sospetto di Antonella e della sua mania di far ordine nel guardaroba». (Inquadratura su Andy Luotto)
• Il primo pensiero quando si guarda allo specchio? Tirare indietro la pancia. Per il resto Luotto giura che l’invecchiamento lo diverte molto. A cominciare dai capelli che si diradano. Ha ripreso a fumare ai tempi della sua interpretazione del magistrato Paolo Borsellino nel film ”Nella terra degli infedeli” diretto da Ricki Tognazzi. (Inquadratura su Andy Luotto)
• E’ alto un metro e 81. Pesa, o meglio ”sovrappesa”, 87 chili. Andy dà la colpa della pancetta in più ai due documentari sull’alta gastronomia che ha girato nei mesi scorsi. «In realtà anche io sono un cuoco provetto, specializzato in paté di fegato di coniglio e tacchino ripieno». Beve solo ottimi vini, ma in compagnia. (Inquadratura su Andy Luotto)