Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Si sente coetanea della minigonna, addirittura una clonazione della stilista Mary Quant che l’ha inventata
• Si sente coetanea della minigonna, addirittura una clonazione della stilista Mary Quant che l’ha inventata. La sua data di nascita è (volutamente) vaghissima. Il suo nome d’arte è Platinette. E quello che sorridendo ha raccontato di sé a ”Teresa” è surreale. O forse no. (Inquadratura su Platinette)
• Primo vagito in un paese tra Langhirano e Felino («una delizia a metà strada tra prosciutti e salami»). Papà e mamma, top secret ovviamente le generalità, contadini da generazioni («il loro matrimonio è stato il romantico incontro di un trattore con una mungitrice»). Entusiasta dell’unica sorella Maria: «E’ più grande di me e bellissima. Una ex modella che porta ancora la taglia 42. Lei sì che è riuscita bene dal lato estetico». (Inquadratura su Platinette)
• Asilo dalle suore, brutti ricordi di una bimba («certo d’altro genere») parcheggiata per punizione in giardino. Dalle elementari alle medie, in cambio di bacetti, ha spacciato compiti in classe ben fatti ai compagni più carini. Passione smodata per le scarpe col tacco di mamma. (Inquadratura su Platinette)
• Adolescenza a Londra ”dove i pomeriggi sono come i ristoranti indiani”. Platinette non ancora Platinette («comunque della mia parte maschile non ho intenzione di parlare perché non è interessante») torna dall’Inghilterra e apre un night a Parma. «E con un gruppo di disgraziati facevo ”Padany”, parodia provinciale delle soap». Poi cabaret con i ”Pumitrottole” («pure loro un po’ indecisi dal punto di vista ormonale»). (Inquadratura su Platinette)
• Fiera della doppia identità («via di mezzo tra un gangster e la pupa di un gangster»). In realtà Platinette, quando non si addobba da Platinette, è un gradevolissimo signore timido, un po’ orso, giornalista, autore radiotelevisivo specializzato in programmi al femminile. Nel 1997, insieme alla bizzarra cantante La Pina, è apparso a Sanremo con l’ingombrante parrucca bionda. Ha incuriosito. Da allora Platinette ha avuto il sopravvento. Ora è lei la diva che a Radio DeeJay conduce la rubrica Caffé, té, me, che è stata opinionista a Target e che è quasi ospite fissa del salotto tivvù di Costanzo. (Inquadratura su Platinette)
• Dice di lei la scrittrice Barbara Alberti : «Platinette è il soldato e la moglie del soldato. E’ una farfalla di 100 chili che balla lieve e canta con voce negra». Con la versione maschile di Platinette ha lavorato alla radio: «Quando c’era Mauro la trasmissione veniva bene, era la sua forza erotica a guidare le mie parole». (Inquadratura su Platinette)
• Usa ”Arpege” il profumo cult della Osiris. Detesta le situazioni ovvie: a Platinette piace cambiare idea ogni 15 minuti. Sempre pronta alla rissa verbale. Sta realizzando un disco intitolato ”La mia prima cellulite”. E’ dedicato alle canzoni più brutte, secondo lei, degli ultimi trent’anni. «Non ho dimenticato di inserire ”Stringimi forte i polsi” scritta da Dario Fo». (Inquadratura su Platinette)
• In amore Platinette è un disastro («mi mollano come un sacco di mondezza al sole«). Il suo uomo ideale? Peloso e giovane. Il suo hobby? Fare la lavatrice per sperimentare detersivi («sperando che nel cestello appaia quel bel figliolo di Andrea Giordana»). (Inquadratura su Platinette)
• Chilometri di stoffa per i suoi sgargianti pigiama-palazzo. Si guarda poco allo specchio per non essere tenuta al corrente sui peggioramenti della situazione. Diverso il discorso dei ”capelli” con le cotonate e curatissime chiome, appunto color platino. Giura di vivere a Milano in un monolocale dove regna il disordine più totale. Il suo letto? Una specie di catafalco con lenzuole chiarissime. Non aggiunge volentieri che le piace da matti andare piuttosto spesso a trovare la mamma. Giusto nella zona dei prosciutti e dei salami della sua giovinezza. (Inquadratura su Platinette)
• Considera musei le rosticcerie. Resta quindi in adorazione davanti a capolavori tipo lasagne e cannelloni. Assicura di essere una cuoca sopraffina, ma di non avere voglia di mettersi ai fornelli: «Per i bulimici è una tortura aspettare, meglio i cibi pronti». Del suo girovita dice ”è terra di nessuno”, però continua a non mangiare mai meno di tre etti di pasta al giorno. Magari come antipasto. (Inquadratura su Platinette)