Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Non voleva suonare il triangolo insieme agli altri bambini del coro, la suora ha insistito e lui le ha dato un calcio («non ricordo bene, forse le ho solo detto qualcosa di poco piacevole»)
• Non voleva suonare il triangolo insieme agli altri bambini del coro, la suora ha insistito e lui le ha dato un calcio («non ricordo bene, forse le ho solo detto qualcosa di poco piacevole»). Tant’è che il piccolo Enrico Bertolino è stato allontanato dall’asilo. Con molto dispiacere di papà Domenico, costruttore di cucine per grandi mense, e di mamma Carla. (Inquadratura su Enrico Bertolino)
• Cresciuto nella stessa strada di Milano dove è nato Silvio Berlusconi. «Io abitavo in via Volturno 41 - spiega Bertolino - ed il Cavaliere ha visto la luce al civico 32. Curiosamente un paio di portoni più avanti ora c’è una sede del Pds. Ai miei tempi era comunque una specie di via Pal dove, in allegra compagnia, ho dato il meglio di me stesso. Dalle pallonate che fracassavano i vetri delle finestre alla razzìa di cassette di pere del fruttivendolo sotto casa». (Inquadratura su Enrico Bertolino)
• Il pallone l’ha salvato. L’irrequieto Enrico, (classe 1960, segno del Cancro, interista sfegatato), frequentava infatti il campo di calcio dell’oratorio di Sant’Antonio e, visto che si trovava, faceva pure il chierichetto («d’altronde i patti erano chiari: se non vieni a messa non puoi giocare»). Diploma di perito turistico, laurea in Economia e Commercio. (Inquadratura su Enrico Bertolino)
• In divisa azzurra dell’aeronautica era un figurino. Servizio militare in una base Nato perché conosceva l’inglese. Dopo l’esperienza in un’agenzia di viaggi («io non mi potevo muovere, però organizzavo splendide vacanze per altri») e gli otto curriculum ad altrettante banche («sceglievo quelle con la hall più elegante») finalmente è stato assunto. Dieci anni fa ha iniziato a tenere corsi di analisi transazionale per aziende («e continuo con il doppio lavoro, non si sa mai»). (Inquadratura su Enrico Bertolino)
• Alla domanda ”è fidanzato?” risponde subito «no e sì”. Di più non vuole aggiungere. Poi ammette di essere afflitto dalla sindrome di Peter Pan («nel settore sentimentale non riesco proprio a crescere ed inoltre è molto difficile sopportarmi») e confessa di avere avuto per anni una foto di Raquel Welch nel portafoglio («ora ho i santini che mi infila mamma di nascosto e un’effigie di Massimo Moratti»). (Inquadratura su Enrico Bertolino)
• Come quando era bambino. «Enrico - racconta mamma Carla Bertolino - è rimasto il testone di una volta. Dolcissimo, pieno di premure, ma tanto capoccione. Se decide qualcosa non c’è verso di fargli cambiare idea. Quando ha detto di voler lasciare la banca mi è preso un colpo. Però ha avuto ragione lui. Ora gli manca solo una moglie». (Inquadratura su Enrico Bertolino)
• Sandro Ciotti è stato il suo primo estimatore e pigmalione. Bertolino, che ha esordito da ”scaldapubblico” nel 1995 in un locale sui Navigli, si è ritrovato tre anni fa al Costanzo Show grazie a Ciotti. Da allora teatro, libri, tivvù. Da Facciamo cabaret a Mai dire gol, da Ciro alla Festa di classe (non proprio riuscita), fino a Convenscion, ogni martedì in seconda serata su Raidue. (Inquadratura su Enrico Bertolino)
• Si fa molti regali, soprattutto è fissato con gli orologi d’epoca. Dice che ancora, per motivi finanziari, non riesce a comprarsi una casa («è per altruismo, vorrei invitare a cena ogni sera tantissimi amici su un’enorme terrazza»). Si definisce ”un po’ gagà” perché adora le giacche firmate Armani e le scarpe classiche all’inglese. (Inquadratura su Enrico Bertolino)
• Si bacerebbe ogni volta che si guarda allo specchio. Insomma Enrico, modestemante, si piace parecchio. A cominciare dagli occhioni azzurri («però anni fa andavano più di moda»). Qualche riserva, invece, per il suo carattere. Nell’ordine, infatti, si riconosce: astioso («mi arrabbio frequentemente e, se capito, urlo»), ansioso («vado in tilt anche quando non ce n’è bisogno») e scaramantico («guai se incontro gatti neri e indosso solo abiti e profumi che mi portano fortuna»). (Inquadratura su Enrico Bertolino)
• Gli mancano due centimetri per arrivare al metro e 90 di altezza. Pesa 89 chili («ne devo perdere almeno tre»). A tavola mangia tutto quello che non dovrebbe mangiare («mi confondo sempre con la dieta dissociata»). Come cuoco non è da applauso: il suo piatto forte sono gli spaghetti aglio, olio e pangrattato. In grado di ignorare la Nutella, intenditore di limoncello, fumatore di sigaretti. (Inquadratura su Enrico Bertolino)