Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 12 maggio 2001
La violetta del Prater
• Il film. «L’autentica bellezza del film è che possiede un certo ritmo fisso. Il modo in cui lo si vede è condizionato meccanicamente. Un quadro, per esempio, lo si può guardare solo fuggevolmente, o se ne può fissare l’angolo in alto a sinistra per mezz’ora di seguito. La stessa cosa vale per un libro. L’autore non può impedirvi di saltare le pagine, o di andare a leggere l’ultimo capitolo, scorrendole poi a ritroso. Insomma, si è liberi di scegliere il proprio approccio. Ma quando si va al cinema è diverso. C’è il film, e lo si deve vedere come il regista vuole che lo si veda. Lui stabilisce i punti, uno dopo l’altro, e vi concede un certo numero di secondi o di minuti per coglierli ad uno ad uno. Se vi lasciate sfuggire qualcosa, non si ripeterà né si fermerà per spiegarvelo. Non può. Ha cominciato e deve andare fino in fondo... Vedete, il film è veramente una specie di macchina infernale».
• Nazisti. «’Ringrazio Dio di non essere anch’io laggiù. Solo a pensarci, vengono i brividi. Quei nazisti non sono esseri umani”. ”Si sbaglia, cara. E’ a questo modo che desiderano li si immagini, come mostri invincibili. Ma sono umani, profondamente umani nella loro debolezza. Non dobbiamo temerli. Dobbiamo comprenderli. E’ assolutamente necessario comprenderli, o saremo tutti perduti”»
• Il muto. «Ai tempi del muto, quando il regista arrivava allo studio e fotografava qualsiasi cosa rientrasse nel suo campo visivo, creando poi la storia in sala di montaggio, mediante un processo di selezione e di eliminazione».
• Shakespeare. «Gli stabilimenti cinematografici di oggi non sono in realtà che la reggia del sedicesimo secolo. Vi si vede ciò che vedeva Shakespeare: il potere assoluto del tiranno, i cortigiani, gli adulatori, i buffoni, gli intriganti insidiosi, ambiziosi. Ci sono donne fantasticamente belle e favorite più o meno inette. Ci sono grandi uomini che cadono improvvisamente in disgrazia. C’è la più folle dissipazione, e la più gretta economia su questioni di pochi soldi. C’è un enorme splendore, puramente fittizio; e anche l’orrendo squallore nascosto dietro gli scenari. Ci sono ampi progetti, abbandonati a causa di qualche capriccio. Ci sono segreti che tutti conoscono e di cui nessuno parla. Ci sono persino due o tre onesti consiglieri. Questi sono i buffoni di corte, che esprimono la loro profonda saggezza in celie e giochi di parole, per non rischiare di essere presi sul serio. Fanno smorfie e, in segreto, si strappano i capelli e piangono».
• Dollfuss. «Wallisch, catturato dagli uomini di Dollfuss presso la frontiera, fu impiccato a Loeben, in un cortile intensamente illuminato, e all’esecuzione dovettero assistere i suoi compagni di prigionia socialisti. ”Viva la libertà”, gridò. Il boia e i suoi aiutanti lo fecero penzolare dalla forca e gli si appesero alle gambe finché non fu strangolato» (siamo ai tempi dell’Anschluss dell’Austria, 1934).
• Notte. «Era quell’ora della notte in cui i lampioni stradali sembrano splendere di un fulgore remoto, innaturale, come pianeti senza vita. La King’s Road, nera e lucida di pioggia, era deserta come la luna. Non apparteneva né al re né a nessun essere umano. Le piccole case avevano chiuso le porte a ogni sconosciuto e tacevano, buie, in attesa dell’alba, delle cattive notizie e del latte».
• Domande. «C’è una domanda che ben di rado gli uomini si rivolgono direttamente l’un l’altro: perché è troppo brutale. E tuttavia è la sola che valga la pena di porre ai nostri compagni di viaggio. Che cosa ti spinge a vivere? Perché non ti ammazzi? Perché si riesce a sopportare tutto? Che cosa te lo fa sopportare? Potevo, io, rispondere a una domanda del genere? No. Sì. Forse... Supponevo, vagamente, che fosse per una sorta di equilibrio, un complesso di tensioni. Si faceva la cosa che veniva dopo nell’elenco. Un pasto da consumare. Il capitolo undici da scrivere. Il telefono che suona. Si esce in taxi, diretti in un posto qualunque. Il proprio lavoro. I divertimenti. La gente. I libri. Le cose che si possono comperare nei negozi. C’è sempre qualcosa di nuovo. Deve esserci. Diversamente, l’equilibrio verrebbe interrotto, la tensione spezzata.
"Mi sembrava di avere sempre fatto tutto ciò che il mondo esige. Si nasceva: era come entrare in un ristorante. Il cameriere ti veniva incontro con un sacco di suggerimenti. Dicevi: ”Che cosa mi consiglia?” E mangiavi di conseguenza, e tutti si aspettavano che ti piacesse, perché era un piatto costoso, o fuori stagione, o era stato quello favorito di re Edoardo VII. Il cameriere ti aveva suggerito orsacchiotti, foot-ball, sigarette, motociclette, whisky, Bach, poker, la cultura della Grecia classica. Soprattutto aveva raccomandato l’Amore: un piatto molto strano"».
• Un pasto da consumare. Il capitolo undici da scrivere. Il telefono che suona. Si esce in taxi, diretti in un posto qualunque. Il proprio lavoro. I divertimenti. La gente. I libri. Le cose che si possono comperare nei negozi. C’è sempre qualcosa di nuovo. Deve esserci. Diversamente, l’equilibrio verrebbe interrotto, la tensione spezzata. «Mi sembrava di avere sempre fatto tutto ciò che il mondo esige. Si nasceva: era come entrare in un ristorante. Il cameriere ti veniva incontro con un sacco di suggerimenti. Dicevi: ”Che cosa mi consiglia?” E mangiavi di conseguenza, e tutti si aspettavano che ti piacesse, perché era un piatto costoso, o fuori stagione, o era stato quello favorito di re Edoardo VII. Il cameriere ti aveva suggerito orsacchiotti, foot-ball, sigarette, motociclette, whisky, Bach, poker, la cultura della Grecia classica. Soprattutto aveva raccomandato l’Amore: un piatto molto strano».
• I registi. «I miei registi si dimettono sempre. Tutti. Meno quelli fessi, disgraziatamente».
• "Sai che cos’è il film? Il film è una macchina infernale. Una volta accesa e messa in moto gira con una dinamica irresistibile. Non può fermarsi. Non può chiedere scusa. Non può ritrattare nulla. Non può attendere che gli altri capiscano. Non può spiegarsi. Semplicemente, matura verso la sua inevitabile esplosione. E questa esplosione noi dobbiamo prepararla, come anarchici, con la massima ingegnosità e malizia".