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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Da nonno Michelangelo ha preso il piacere dei racconti, il gusto dell’affabulazione

• Da nonno Michelangelo ha preso il piacere dei racconti, il gusto dell’affabulazione. E il nome di battesimo. Michelangelo Guardì, detto Michele, è nato il 5 giugno 1943 a Casteltermini (Agrigento). Papà Ignazio, proprietario terriero, commerciava in cereali. Mamma Angelina era figlia di Vincenzo Di Pisa, titolare della prima fabbrica siciliana di dolciumi. (Inquadratura su Michele Guardì)
• Tutti, preoccupati, in casa si chiedevano spesso ”che sta facendo Micheluccio?”. In realtà il piccolo Guardì era molto irrequieto, ma bastava un teatrino di marionette per farlo felice («e non ho mai sopportato il pallone»). L’unica sculacciata della sua infanzia l’ha ricevuta dalla mamma il primo giorno di scuola perché rifiutava di mettersi il fiocco sul grembiule. A 9 anni recitava all’oratorio. Il suo cavallo di battaglia era il martirio di San Tarcisio. Come ”colonna sonora” aveva voluto ”Fenesta cà lucive”. (Inquadratura su Michele Guardì)
• A13 anni insieme al cugino Alfonso, esperto di elettronica, si inventa una radio privata chiamandola senza troppa fantasia ”Radio Guardì”. Liceo classico ad Agrigento. Non ha fatto il servizio militare per ”deficienza toracica meno grave”. All’Università di Palermo si è laureato in Giurisprudenza con la tesi ”Il segreto istruttorio sul processo penale”. Esercita per tre anni la professione nella Pretura del suo paese e per dodici mesi ad Agrigento. (Inquadratura su Michele Guardì)
• Ha detto addio alla carriera forense da quando un cliente in carcere gli disse «avvocà, mi saluti l’aria». L’avvocato aveva capito che il suo destino era un altro. Gavetta da autore nei cabaret, da Agrigento alla Svizzera, con il cugino Enzo Di Pisa, in attesa di trasferirsi a Milano. Nel 1978 scrivono per Leo Gullotta. Da allora un’escalation di incontri significativi (con Pippo Baudo, con il regista EnzoTrapani), di ”sperimentazioni” importanti. Ad esempio è sua l’idea di Unomatttina nel 1986. Tivvù da prima serata nel 1988 con Europa Europa, poi i Fatti vostri, Scommettiamo che?, In famiglia. Ora è il momento del Michele Guardì anche conduttore, il martedì alle 23 su Raiuno, in Nientepopodimenoché. (Inquadratura su Michele Guardì)
• Con la sua Rita da circa trent’anni. Si sono conosciuti ad Agrigento mentre lei, genovese, stava ripartendo per la Liguria. Marito e moglie da 27 anni. Alessandro Guardì, figlio unico, laureando in psicologia («non ha nessuna intenzione di seguire le orme artistiche paterne, invece mio nipote Francesco è molto interessato»). Nelle donne l’avvocato Guardì non sopporta il trucco eccessivo («e, per carità, guai ai saluti da bacetto sulla guancia magari con le labbra stracolme di rossetto»). Fa il vago sul concetto di romanticismo («più che altro mi definisco un amico delle nuvole»). (Inquadratura su Michele Guardì)
• Un istinto televisivo senza paragoni. «Non c’è dubbio - assicura Antonello Riva, figlio del grande Mario, autore di In famiglia e di Nientepopodimenoché - Guardì arriva al nocciolo prima di chiunque altro. E se si arrabbia e urla non ci preoccupiamo: gli passa subito». (Inquadratura su Michele Guardì)
• Goloso di uova e di formaggio Auricchio. «Ma con la tenacia - spiega Giovanna Flora, dal 1990 tra gli autori dei Fatti vostri - Guardì riesce a rinunciarci. E’ dimagrito in tempi record per apparire davanti alle telecamere. La pignoleria è il suo maggior pregio-difetto. E, se qualcuno sbaglia, ripete ”non mi dovete aiutare, ma neanche danneggiare”». (Inquadratura su Michele Guardì)
• Estroverso. Ammette di essere prepotente fino al punto di non accorgersi di avere torto. Si considera furbo («ma continuo a prendere buggerature da persone di cui mi fido completamente»). Ironico-autoironico in quantità industriale. Lo manda in bestia la maleducazione («e le bugie mi fanno diventare pazzo»). (Inquadratura su Michele Guardì)
• Pesava 83 chili fino al giorno in cui gli hanno proposto di condurre Nientepopodimenoché. «Per rispetto del pubblico ho deciso di mettermi a dieta. Ora ne peso 76». Guardì è alto un metro e 72, odia i profumi («ho cominciato a non sopportarli da bambino perché, dopo il bagnetto, mi cospargevano troppo di borotalco»), poca simpatia per il colore verde («ed è meglio che in scena non ci sia il viola»). Non colleziona nulla («ma colleziono ricordi nella mia testa»). (Inquadratura su Michele Guardì)
• Confessa di toccarsi spesso il viso con tenerezza. «Così ho quasi l’impressione di accarezzare mio padre. Con il passare degli anni mi accorgo infatti di somigliare sempre di più a lui. Comunque oggi ho un aspetto piuttosto sereno, prima mi vedevo più pizzuto». Fosse per lui avrebbe gli armadi semivuoti. Guardì infatti non è un appassionato dello shopping e si imbarazza soprattutto se gli capita di dover andare per forza dal sarto. (Inquadratura su Michele Guardì)