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 2005  giugno 18 Sabato calendario

JFK

• Sogni. "George Bernard Shaw, parlando da irlandese, riassunse così il suo approccio alla vita: ”Io sogno cose che non ci sono mai state... e mi dico: perché no?" (John F. Kennedy, discorso al Parlamento irlandese, 28 giugno, 1963).
• Indecenza. "L’effetto che produce sulle donne è quasi indecente. Tutte vorrebbero essere sua madre o sua moglie" (James Reston, cronista del ”New York Times”).
• Impressioni. "Ai più suggestionabili dà l’impressione di un ragazzo che si è perso, smarrito, o che è stato rapito: un principe in esilio, forse, o un orfano molto ricco" (un cronista dell’epoca).
• Famiglia. Secondo genito di nove figli, nacque a Boston il 29 maggio 1917 da Joe Kennedy e Rose Fitzgerald, di origini irlandesi. Il padre, che aveva accettato un impiego da diecimila dollari all’anno come agente di cambio, giurò a se stesso di mettere su il primo milione di dollari entro i trentacinque anni: rispettò la puntualità sfruttando informazioni riservate nella compravendita di azioni e all’età stabilita si mise in proprio investendo i soldi prima nell’industria cinematografica e, con la fine del proibizionismo, nel 1933, nel commercio dei liquori. Donnaiolo impenitente portava le sue amanti a casa presentandole agli ospiti come amiche delle figlie. Rose, umiliata dal marito che le impediva anche di lavorare, se ne tornò dai suoi, ma fu rispedita indietro dal padre dopo appena tre settimane. Si accontentò allora di una separazione in casa dichiarando "niente più sesso" e trasferendosi in un’altra camera da letto. In cambio si prese la libertà di fare lunghe gite turistiche e comprare abiti all’ultima moda senza badare a spese.
• College. Al college JFK non spiccava per rendimento, ma era il più informato di tutti sull’attualità (nel quiz radiofonico ”Information, Please” era imbattibile). Era pure indisciplinato e trasandato: "Jack (il suo soprannome, ndr) studia all’ultimo minuto, è sempre in ritardo agli appuntamenti, ha scarso senso del valore materiale e raramente riesce a trovare le sue cose", scriveva il direttore del convitto ai genitori. Quando rientrava a casa per le vacanze si sistemava nella prima camera che trovava libera e quando usciva non portava mai contanti, facendo pagare agli amici, che poi erano rimborsati dai domestici.
• Depressione. Nel 1960, quando un giornalista gli chiese che cosa ricordasse della Grande Depressione: "L’unico episodio di cui sono stato direttamente testimone è stato quando mio padre ha assunto altri giardinieri, in modo da dare loro un lavoro perché potessero mangiare. In pratica non ho saputo niente finché non ne ho letto ad Harvard".
• Clistere. Ad Harvard patì la superiorità del fratello maggiore, John jr, più bravo e più forte di lui. Alto un metro e 83 per 68 chili, JFK non arrivò oltre la formazione giovanile del secondo anno di football e perse anche nelle selezioni per la squadra ufficiale di nuoto. Ma con le donne aveva più successo. Dall’ospedale in cui era stato ricoverato nel 1934 scrisse all’amico Billings: "Una bella bionda mi ha fatto un clistere. E questo, mio caro, è il massimo delle emozioni a buon mercato".
• Marina. Afflitto da problemi all’intestino e alla schiena JFK non avrebbe potuto arruolarsi in marina nella Prima guerra mondiale senza l’intervento del padre, che lo raccomandò ad Alan Kirk, capo dell’Office of Naval Intelligence (ONI).
• Felicità. "Mi sono reso conto di come la politica corrisponda idealmente alla definizione greca di felicità: ”Il pieno uso delle tue capacità seguendo linee di eccellenza in una vita guidata dal fine morale”" (JFK, 1960).
• Congresso. "Con quello che sto spendendo riuscirei a fare eleggere anche il mio autista" (Joe Kennedy, che finanziò la candidatura del figlio Jack al Congresso nel 1946, spendendo tra i 250 mila e i 300 mila dollari). JFK vinse contro ogni previsione. Uno dei primi meeting a cui aveva partecipato si era tenuto nel salone dell’impresa di pompe funebri di Dan O’Brian, che vedendolo come un "ragazzino appena uscito da scuola, privo di qualunque esperienza politica", alla fine gli aveva promesso il posto di segretario di un altro candidato, purché si ritirasse. Ma lo stesso Joe gli aveva risposto: "Perbacco, voi ragazzi siete matti. Mio figlio nel 1960 sarà presidente". L’insediamento come presidente degli Stati Uniti d’America di John Fitzgerald Kennedy avvenne il 20 gennaio 1961.