Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Pochi i ricordi lieti nell’infanzia di guerra di Ugo Pagliai

• Pochi i ricordi lieti nell’infanzia di guerra di Ugo Pagliai. Figurarsi che tra gli episodi leggeri, si fa per dire, c’è quello legato ai rastrellamenti dei tedeschi a Pistoia, dove l’attore è nato il 13 novembre 1937. «Eravamo rifugiati in una falegnameria, che costruiva anche casse da morto. Proprio nelle casse ci si poteva nascondere. Così i tedeschi vedevano le bare chiuse e se ne andavano». (Inquadratura su Ugo Pagliai)
• Papà Narciso lavorava in una ditta di stoffe, due fratelli: Lido e Silvano. «Da piccolo già desideravo diventare attore. Forse ho ereditato l’amore per l’arte da mamma Gina, una casalinga-canterina che faceva le faccende gorgheggiando le operette». Il quattordicenne Ugo appena poteva prendeva il treno per Firenze e andava ad applaudire i grandi dell’epoca, da Renato Rascel a Louis Armstrong e addirittura Frank Sinatra. «Però i miei non erano entusiasti neppure quando mi sono iscritto all’Accademia d’arte drammatica». (Inquadratura su Ugo Pagliai)
• Militare a Napoli come carrista. «In quel periodo mi mantenevo con il doppiaggio ed ero piuttosto ”anziano” per la divisa. Ho optato per il servizio civile occupandomi di un cieco». A Roma negli anni della Dolce vita. «Al Café de Paris, proprio a via Veneto, c’era uno spazio per giovani debuttanti e lì ho recitato con Carmelo Bene». Ugo Pagliai si è diplomato attore alla ”Silvio D’Amico”. Nel 1960 subito palcoscenico doc nell’’Antigone”, con Salvo Randone. Poi l’incontro con il piccolo schermo. (Inquadratura su Ugo Pagliai)
• In abiti candidi che facevano risaltare i suoi splendidi occhi azzurri, è stato Lawrence d’Arabia in uno sceneggiato Rai del 1968. Tre anni dopo Ugo Pagliai, attualmente nei panni del professor Malpezzi in Camici bianchi la domenica alle 14.00 su Canale 5, è Edward Forrest nel mitico thriller in bianco-nero Il Segno del comando. Seguono tantissimi lavori in tivvù (nella foto sopra è con un altrettanto giovane Renzo Arbore) , ma sempre con il teatro nel cuore. Poco cinema («sullo schermo c’erano gli strepitosi Gassman, Manfredi, Tognazzi, Sordi, eccetera...»). Dal 27 settembre è a teatro a Vicenza con ”Il viaggio a Venezia”. (Inquadratura su Ugo Pagliai)
• All’unicogenito Tommaso, 27 anni, laureato in regia, già assistente di Francesca Archibugi in ”Domani” e in questo periodo a New York per uno stage, Ugo Pagliai ripete spesso «tu sei il figlio che ho sempre desiderato». Sicuramente stesso amore per la compagna di vita e di lavoro Paola Gassman, che ha conosciuto sul palcoscenico più di trent’anni fa. «Nelle donne apprezzo la femminilità, la gradevolezza, la capacità di ironizzare e una bella bocca. Sul fronte della seduzione, per quanto mi riguarda e per quanto mi posso ricordare, penso che gli sguardi siano fondamentali. Un’occhiata sa esprimere molto più di tanti discorsi». (Inquadratura su Ugo Pagliai)
• Goloso di spaghetti alle vongole, agli scampi o all’astice. Ma non sa dire di no neppure a un ragù con la erre maiuscola. Insomma Ugo Pagliai è una buona forchetta e si dichiara anche cuoco niente male. I suoi ”cavalli di battaglia” ai fornelli? I piatti tipici toscani, dalla ribollita alla pappa col pomodoro. Venti minuti di ginnastica al giorno. «Non perché sia fanatico o magari fissato con la linea. Li faccio per tenere in forma soprattutto la mia schiena». (Inquadratura su Ugo Pagliai)
• Senza pace con i capelli. «Finalmente da un po’ li porto come sono, cioè bianchi e mossi: mi piace mostrarmi al naturale. Invece all’esordio li ho dovuti tingere biondissimi per Lawrence, poi per il Segno del comando li preferivano scuri e lisci. Insomma c’era sempre qualcosa che non andava. Sceglievamo me, ma di sicuro non i miei capelli». Negli armadi di Ugo una gran quantità di magliette e maglioni («amo vestire sportivo, gli abiti eleganti li compro, li metto solo un paio di volte e alla fine li regalo»). (Inquadratura su Ugo Pagliai)
• Ha l’hobby del tennis («adesso un po’ meno, per via dei menischi andati praticamente in frantumi»). Colleziona ex voto con immagini sacre. «Paola li chiama ”vetrini”. In realtà l’idea è stata sua. Ne abbiamo ormai una cinquantina, tutti appesi in camera da letto». Pagliai giura di avere il pollice verdissimo («alle piante del terrazzo ci voglio pensare io»). (Inquadratura su Ugo Pagliai)
• Scrupoloso («ma non rompiscatole»). Non riesce a stare un minuto senza rimuginare qualche pensiero («vado in cerca di noia e di malinconia perché sono rilassanti e fanno galoppare la fantasia»). Permaloso quanto basta («non sono rancoroso, sono incapace di cattiverie immediate. Ma non dimentico»). Un vezzo? Abitare soltanto all’ultimo piano. (Inquadratura su Ugo Pagliai)
• Un uomo sfaccettato, profondo. E per niente romantico. «No - racconta la sua Paola Gassman - Ugo non è tipo da smancerie, però è sempre piacevolmente attento alle piccole cose. Forse un po’ troppo pignolo, ma si fa perdonare in cucina. Io non so cavarmela e confermo quanto lui sia straordinario come cuoco». (Inquadratura su Ugo Pagliai)