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 1999  maggio 24 Lunedì calendario

L’Olivetti è il nuovo azionista di maggioranza della Telecom

• L’Olivetti è il nuovo azionista di maggioranza della Telecom. Le adesioni all’Opa hanno raggiunto il 51,018969 per cento del capitale. Roberto Colaninno sarà l’amministratore delegato: «Sono orgoglioso della risposta del mercato alla nostra offerta. La positiva conclusione dell’Opa segna l’inizio di una nuova grande storia industriale [...] In questo paese molti ci hanno considerato come dei pezzenti, invece abbiamo dimostrato di essere persone capaci che conoscono il loro lavoro».
• I titoli ceduti hanno un valore di 59.682 miliardi. Tra coloro che hanno aderito all’Opa: la maggioranza degli investitori internazionali, quasi tutti i fondi italiani, la metà circa dei privati e tutti i soci dell’ex nocciolo duro con l’eccezione del Credit Suisse. Anche Ifil ha ceduto il proprio 0,6 per cento. Gianni Agnelli: «Per noi quest’avventura è finita ma non vuol dire che le telecomunicazioni non ci interessino; a Olivetti faccio molti auguri, è un affare difficile, con un grosso avvenire... molto indebitato».
•  finita un’epoca? Claudio Alò sul ”Messaggero” di sabato: «Alla fine Davide è riuscito a battere Golia». Franco Locatelli sul ”Sole-24 Ore”: «Nel calendario dei mercati finanziari, il 21 maggio del 1999 dovrà essere ricordato come una giornata che, senza inutile enfasi, può definirsi storica. Ieri, si può dirlo, è finita un’epoca. Il successo di Colaninno e della più grande Opa in contanti mai realizzata al mondo è destinato non solo a cambiare la Telecom, ma a rivoluzionare il nostro sistema economico e a smuovere le acque fin troppo tranquille di Piazza Affari». Paolo Panerai su ”Milano Finanza”: «Il mercato finanziario del quinto paese industrializzato al mondo, pur essendo un mercato ancora nano (in base a vari parametri di misurazione staziona ancora tra la quindicesima e la ventesima posizione), è stato capace di generare la più grande opa del mondo in termini di valori assoluti. E gli effetti più banali di questa performance si stanno già vedendo con la sequela di piccole opa che vengono lanciate ormai con frequenza ravvicinata e mai vista prima in Italia [...] L’opa ha determinato la definitiva consacrazione di imprenditori piccoli e medi italiani che, provenendo per lo più dall’area del Nordest ma non solo, hanno dimostrato, sotto la guida di Colaninno e del suo principale alleato Emilio Gnutti, di avere capacità strategica e visuale globale come e più dei grandi gruppi». Ugo Bertone sulla ”Stampa”: «Una scalata come questa sarebbe difficile, anzi impossibile, se si fossero seguite le regole del mercato francese, tedesco o britannico. E, negli Usa, un’operazione così sbilanciata verso l’indebitamento avrebbe incontrato più di un ostacolo nei tribunali. Ma l’Italia è fatta così: riottosa, quasi sorda rispetto alle richieste di modernizazione; impetuosa, anzi ardita quando il vento del ”nuovo” irrompe negli equilibri della vita sociale ed economica. Al punto da svuotare le più tradizionali e ovvie difese societarie». Nerio Nesi, responsabile economico dei comunisti italiani: «La vittoria del signor Colaninno e dei suoi soci è una giornata nera per il nostro Paese».
• La frontiera tra capitalismo vecchio e nuovo è labile. Federico Rampini sulla ”Repubblica”: «Per ridimensionare un polo dei poteri forti (Torino) si è rilanciata alla grande la regia di Mediobanca». A Mediobanca venerdì sera hanno brindato, gli applausi sono stati sentiti addirittura in strada, da una finestra di via Filodrammatici è volato un tappo di champagne marca Crystal Brut (Guido Gentili sul ”Corriere della Sera”: «Come cambiano anche i templi esclusivi della finanza!»): «Data molte volte per spacciata, negli ultimi tempi la banca d’affari del vecchio e abilissimo Cuccia ha dimostrato anche in questa occasione di saper rinascere dalle sue ceneri come l’araba fenice. Già tre mesi fa notammo come l’unico protagonista del vecchio salotto buono a fiutare il vento nuovo che spirava in Italia in materia di finanza fosse stato proprio il vecchio mago di via Filodrammatici. L’esito di questa scalata conferma che sottovalutarlo è un rischio e che il suo contributo può essere ancora determinante. Anche nel nuovo risiko in cui le azioni si contano e non si pesano».
• Inevitabilmente l’Opa lascia in eredità anche contrasti molto forti. Paolo Panerai su ”Milano Finanza”: «Sicuramente l’operazione Olivetti ha peggiorato i rapporti fra D’Alema e il mondo degli Agnelli [...] Ci vorrà una grossa occasione ricca di opportunità reciproche per superare la lesione. Certamente si è fatto più profondo, nell’occasione, anche il solco già netto fra gli Agnelli e Mediobanca. Non era mai successo nella storia di Mediobanca che la banca di Enrico Cuccia si trovasse in posizioni opposte a quelle degli Agnelli. [...] Anche qui, pur essendo il gruppo Agnelli parte importante del sindacato Mediobanca, la ricuciturà sarà difficilissima per non dire impossibile».
• La patente di credibilità rilasciata il 18 febbraio a Colaninno verrà un giorno rinfacciata al governo? Federico Rampini: «Non appena i sindacati riceveranno i primi annunci di tagli e licenziamenti alla Telecom, saranno loro a tirare per la giacca il governo, a chiedergli interferenze improprie nella gestione di un’azienda privata». In via Flaminia 189 lavorano i 500 dipendenti della sede centrale Telecom. Un quadro con 20 anni di servizio: « stata sbagliata la privatizzazione, non dovevano dare le azioni a questi, che se la sono squagliata. Mi fa rabbia perché Colaninno ha comprato Telecom con le risorse di Telecom». Un impiegato proveniente da Italcable: «Abbiamo paura di trasferimenti e tagli al personale, perché ne ho visti passare tanti di amministratori: ma questa è una cosa diversa». Un impiegato: «Non mi preoccupo. Ad avere problemi saranno i capoccioni». Un’impiegata: «Chi sa lavorare non ha problemi. Io sto qui da 30 anni». Vincenzo Vita, sottosegretario alle Poste e telecomunicazioni: «Sinora il governo ha mantenuto un atteggiamento rigorosamente neutrale, ma da domani inizia quella che definiremo la fase 2 delle telecomunicazioni. Dopo la liberalizzazione e l’adeguamento, difficilissimo, agli standard giuridici europei ora è tempo che la politica riprenda la parola. compito del governo non ingerire nelle scelte aziendali ma indicare le linee strategiche del settore. Elaborare un piano che certo non si può fare senza tenere conto di realtà produttive importanti come quelle all’interno del gruppo Telecom».
• La struttura proprietaria e il comando nella nuova Telecom. Chi ne saranno i nuovi padroni? E per quanto tempo? Federico Rampini: «Colaninno è un piccolo imprenditore, ha dovuto finanziare la sua maxi-scalata con capitali altrui, usando le scatole cinesi e i debiti. Il montaggio finanziario è fragile a cominciare dalla posizione della Olivetti, essa stessa scalabile. Perciò Colaninno e soprattutto il governo - preoccupato che questa storia possa concludersi fra qualche anno con una Telecom divorata da stranieri - ora vorrebbero blindare il controllo di Olivetti in mani italiane. I soci del vecchio nocciolo duro Telecom, usciti dalla porta, sono invitati a rientrare dalla finestra per accomodarsi al piano superiore della nuova costruzione. Con i soldi incassati vendendo le loro azioni Telecom a Colaninno, i grandi azionisti del nocciolo possono ricomprarsi una fetta di capitale Olivetti o Tecnost, ricostituendo lì una cordata italiana. Ma a questa soluzione dell’’inciucio” fra Colaninno e gli ex-avversari, gli Agnelli hanno detto no. L’ingresso della Fininvest (che ci starebbe) è sconsigliato dal governo». Walter Veltroni: «Io penso e l’ho detto anche a Colannino che sia bene che questa azienda agisca in totale assenza di un problema di conflitto di interessi. Ho infatti espresso una riserva sul fatto che l’azienda di Berlusconi possa entrare nel settore delle comunicazioni, rafforzando così un elemento di preoccupazione sul rischio di conflitto di interessi che è già molto forte in tv come mostrano gli spot di questi giorni che altri partiti non possono fare». Ancora Rampini: «Alla fine per consolidare il controllo di Olivetti attorno a Colaninno potrebbero esserci solo investitori finanziari - banche e assicurazioni - e nessun industriale [...] Ma gli investitori finanziari sono per natura instabili; lo dimostra proprio lo spettacolo del cosiddetto nocciolo duro Telecom che ieri si è squagliato come neve al sole».
• L’Olivetti non aveva e non ha nulla da portare in dote alla Telecom. Carlo De Benedetti: «In mancanza di motivazione industriale, un’Opa ha senso quando la preda può essere fatta a pezzi, e dalla vendita separata delle attività si prevede di poter ottenere un prezzo superiore al prezzo pagato per il tutto. Ma questo non è il caso di Telecom. Osservo che nemmeno negli Stati Uniti è mai stato fatto un leveraged buyout, cioè un’acquisizione finanziata con debiti, su una società telefonica. Che poi la Telecom con il suo cash-flow sia in grado di ripagare i debiti fatti da chi la scala, è un altro conto. Per un’azienda di telecomunicazioni, che opera in un mercato dinamico in cui è giusto indebitarsi anche fortemente per crescere, trovarsi nell’impossibilità di crescere per un indebitamento pazzesco contratto da chi ha comprato l’azienda equivale a una castrazione strategica dell’impresa».
• Debiti contro controllo. Ci sarà la fusione Tecnost Tim? In questo modo Tecnost potrebbe scaricare su Telecom l’ingente indebitamento accumulato per finanziare l’acquisizione (27mila miliardi tra nuove obbligazioni Tecnost e crediti accordati dalle banche). La fusione diluirebbe però la partecipazione Tecnost al 26,2 per cento e renderebbe attaccabile la quota di controllo. Il problema sarebbe stato minore se l’Opa avesse superato la soglia del 67 per cento, fissata dall’Olivetti come quella che avrebbe garantito il pieno successo dell’operazione: in questo caso l’indebitamento sarebbe stato maggiore, ma la fusione non avrebbe indebolito il controllo.
• Cosa succederà da oggi sui titoli Telecom e quindi a cascata su Tecnost e Olivetti? Chi doveva comperare per dare i titoli in Opa l’ha fatto venerdì. Tra i venditori molti lo hanno fatto allo scoperto: se l’Opa non avesse funzionato si sarebbero visti restituire i loro titoli (pareggiando la posizione) in caso di successo (com’è avvenuto) c’è tempo tutta questa settimana per acquistarli a prezzi più bassi. Sia venditori che compratori hanno stimato in discesa le azioni Telecom: i prezzi delle ultime settimane scontavano un premio sull’Opa. Ai prezzi di venerdì ci dovrebbero essere pochi venditori (forse i fondi tedeschi che puntavano sulla fusione con Deutsche Telekom). Gianluigi Costanzo, responsabile investimenti di Intesa Asset management: «Le Telecom in un primo momento tenderanno a scendere, ma poi gli investitori che vorranno essere presenti sul mercato italiano in base all’indice di Borsa dovranno tornare ad acquistarle e il prezzo si riprenderà».