Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 10 novembre 2001
Medioevo sul naso. Occhiali
• Ignoto l’inventore degli occhiali, forse un laico, che per guadagnare di più mantenne il segreto di fabbricazione. Patto stipulato a Pisa da tre orafi davanti al notaio (nel 1445): Simone del fu Antonio Nerucci si impegnava a insegnare ai due colleghi l’arte di fare gli occhiali con vetro e ossa, obbligandoli, per quattro anni e mezzo, a non tradire il segreto (il patto di esclusiva fu sancito con un giuramento sui Vangeli). Ma gli occhiali erano diffusi a Venezia già nel Duecento: un’ordinanza del 2 aprile 1300 proibiva di vendere comuni lenti di vetro non colorato, facendo credere che fossero di cristallo, pena l’ammenda, la confisca e la rottura dell’oggetto (brille, occhiali in tedesco, deriva da berillum, con cui si indicava il cristallo nel Medioevo).
• Per lungo tempo l’invenzione degli occhiali fu attribuita a frate Alessandro della Spina, morto nel 1313, monaco del convento di santa Caterina a Pisa, che in realtà aveva solo studiato il modo di riprodurli e "a tutti di buon cuore ne fece parte" (dal suo necrologio).
• Reliquia di Savonarola: il ”berrettino da occhiali” con apposito uncino per attaccarveli.
• Nel Medioevo si pensava che i pesci, non accoppiandosi, fossero immuni dal peccato di lussuria e per questo erano ammessi anche durante la Quaresima (a differenza della carne, da cui Carnevale, carnem levare, privarsi di carne nell’ultimo giorno prima di Quaresima).
• Giochi collettivi dell’Italia comunale centro-settentrionale, per addestrare i cittadini nella difesa urbana. I contendenti, di ogni ceto sociale, si affrontavano a pugni o con sassi e bastoni in un combattimento rituale, di solito a Carnevale. Le battagliole sono ancora in uso durante il Carnevale di Ivrea, però le arance hanno preso il posto delle pietre.
• Nel Medioevo il primo uso delle spongiae somniferae, spugne impregnate di oppio, mandragora, cicuta, per stordire i pazienti durante le operazioni, spesso usate in dosi eccessive. Il medico Guy de Chauliac, in Chirurgia Magna, 1363, raccomanda cautela sull’impiego di anestetici per la narcosi totale: i pazienti si addormentavano profondamente, ma al risveglio alcuni impazzivano, altri non si risvegliavano affatto. Alla fine del Medioevo Paracelso narcotizzò con l’etere le galline, che si svegliarono senza danno. Ciononostante, non osò mai sperimentare il suo ritrovato sull’uomo.
• Tra le invenzioni medievali i vetri alle finestre, prima negli edifici sacri, X secolo, in seguito, XIV-XV secolo, anche negli edifici urbani, allungando il tempo e l’agio di lavorare in casa. Nel XIII secolo i primi camini, che sostituirono il braciere dei Romani, costretti a scaldarsi in mezzo al fumo in stanze buie (la cappa incanala il fumo e elimina il rischio di incendi).
• Gatto. In registro colto musio, popolare cattus, diventò comune in Occidente nell’Alto Medioevo. Molto apprezzato nell’XI secolo, quando difese l’uomo dal ratto nero arrivato coi viaggi dei crociati.
• Modifiche subite dagli scacchi una volta introdotti in Occidente: l’arabo Ualfil (elefante), diventò un uomo, Alfiere in italiano, Fou (pazzo) in francese, Bishop (vescovo) in inglese; il Rukh arabo-persiano, il cammello, tradotto nel latino Rochus, si trasformò in Torre; il Fers, il visir, il comandante dell’Oriente, divenne Fiers, ossia la Vergine, la Dama o la Regina. Racconta il Sacchetti di quel sacerdote che suonava le campane ogni volta che faceva scaccomatto a un gentiluomo, per radunare i contadini a constatare la vittoria. Ma una volta che il sacerdote le suonò perché la casa andava a fuoco, i contadini non risposero al richiamo.
• Ornandosi coi bottoni nel XIII-XIV secolo, le donne incorrevano nelle pene prescritte dalle leggi contro il lusso. Prima di assumere una funzione pratica, i bottoni erano costruiti in materiali preziosi e venduti dai gioiellieri. In seguito, fabbricati in ottone, rame e vetro, cambiarono la moda femminile, consentendo di portare vesti aderenti che davano slancio alla figura.
• L’usanza delle maniche mobili: di tipo modesto a casa, quando era ora di uscire si cambiavano con un paio più elegante (da qui il detto " un altro paio di maniche"). Le dame donavano una manica al cavaliere preferito, che la legava alla corazza come stendardo. Il caso di Violante di Sicilia, moglie del re Roberto d’Angiò, derubata nel 1207 di una delle maniche mentre assisteva ad uno spettacolo.