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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Monsù Travet

• Monsù Travet. ”Le miserie di monsù Travet”, commedia in dialetto piemontese di Vittorio Bersezio, messa in scena il 4 aprile 1863, in cui per la prima volta si rappresenta la categoria del dipendente pubblico che passa la giornata a protocollare, registrare, vistare - niente carriera e poco stipendio. La svolta con Giolitti: reclutamento di massa, meridionalizzazione e sindacalizzazione; la burocrazia diventa cerniera tra Stato e società civile, rispettata tanto da Mussolini (che aumenta gli stipendi dei funzionari per tenerseli buoni) quanto da De Gasperi (che scopre l’affinità elettiva tra la Dc e il ceto burocratico-dirigenziale).
• Neanche un funerale. L’Iri, diecimila manager allevati in settant’anni di vita, 42 miliardi di euro di fatturato e 600 mila dipendenti quando era la più grande conglomerate del mondo, "sepolto nel dicembre 2002 senza neanche celebrare un funerale".
• Talent mind-set. A partire dagli anni Novanta si afferma la McKinsey, la più importante lobby di top manager del mondo: 83 filiali in 43 Paesi, 5.000 consulenti che conquistano ovunque i vertici delle aziende: in Italia Vittorio Colao (Omnitel-Vodafone), Roberto Gavazzi (Fondiaria), Mario Greco (Ras), Corrado Passera (IntesaBci), Alessandro Profumo (Unicredito italiano), Silvio Scaglia (eBiscom), Paolo Scaroni (Enel). Parola-chiave: talent mind-set, puntare tutto sul talento convertendolo in una disciplinata intelligenza aziendale.
• "I magnifici Cento". Il Consiglio di Stato, istituito da Carlo Alberto con un editto del 18 agosto 1831, il sancta sanctorum della tecnocrazia amministrativa refrattario a ogni riforma. "I consiglieri di Stato sono, secondo la Costituzione, allo stesso tempo super consulenti del governo e giudici amministrativi di primo grado. Nessuna magistratura concentra tanti poteri". E tanto denaro, con gli arbitrati (tra il marzo del ’99 e il dicembre del 2001 ne sono stati assegnati 155 per un totale di 1.600 miliardi delle vecchie lire).
• Cattolici contro. L’Università Cattolica del Sacro Cuore (500 milioni di euro di bilancio, 40 mila studenti, 800 professori e 4.000 dipendenti), nella quale si è formata la classe dirigente cattolica (da Fanfani a Prodi, da Gerardo Bianco a Paolo Emilio Taviani, oltre a personaggi come il banchiere Giovanni Bazoli, l’economista Stefano Zamagni, l’ambasciatore Raniero Avogadro, lo scrittore Giuseppe Pontiggia, il poeta padre David Maria Turoldo). L’anno scorso la battaglia per il comando tra Sergio Zaninelli (area progressista), 73 anni, ordinario di Storia economica e rettore uscente, e Lorenzo Ornaghi (area moderata), 53 anni, docente di Scienza della politica e pro rettore uscente. Alla fine la spunta il secondo, vicino a Comunione e Liberazione (che, tramite la Compagnia delle Opere, piazza i suoi uomini anche alla Fiera di Milano, alla Fondazione Cariplo, a Banca Intesa e alle Ferrovie Nord).
• Caserme e doppiopetto. Scuole di potere a sinistra: quella comunista delle Frattocchie, "incrocio tra un convento medievale da ora et labora e la caserma prussiana" (Montanelli), la "monarchia non costituzionale" (Asor Rosa) della casa editrice Einaudi, gli "old boys net" (Alberto Ronchey) del Sessantotto e la galassia dei movimenti guidata da cinquantenni scontenti come Nanni Moretti. Destra di potere: dopo i primi anni del dopoguerra come "esuli in patria" e Almirante uomo del "manganello e doppiopetto", la svolta di Fiuggi del ’95 e la nascita di Alleanza nazionale (attualmente "la forza politica che può contare sulla più alta disponibilità di tempo dei suoi militanti").
• Il partito istantaneo. Forza Italia, nata dal nulla nel ’94 e diventata il primo partito italiano. Ancora senza una vera classe dirigente, per due motivi: "il partito soffre di gigantismo ed è nelle mani dei blockers, quelli che nelle aziende americane chiudono le porte delle stanze e non fanno passare nessuno, perché temono la possibile concorrenza dei più bravi" (Marcello Dell’Utri).
• Stile Fiat. "Appartenere alla Fiat significava arruolarsi in un esercito, diviso in una scala di quattordici gradi gerarchici, impregnato dello stile sabaudo fatto di rigore e di obbedienza".
• Corazzata. La Confindustria di D’Amato, una corazzata la cui potenza si misura sul territorio: "attraverso le associazioni sparse nelle province e nelle regioni gli industriali controllano enti, giornali, televisioni, società di servizi".
• Branco rosa. "Nella distribuzione del potere al femminile l’Italia è all’ultimo posto della classifica europea e nel mondo siamo scavalcati da Paesi come il Congo, lo Zimbabwe e la Mongolia". Lobby neonate: ”Branco rosa” (Ombretta Colli, Daniela Santanchè, Alessandra Mussolini, Anselma Dell’Olio, Lilli Gruber, Barbara Palombelli); ”Emily” (Marida Bolognesi, Franca Chiaromonte, Claudia Mancina, Giovanna Melandri) e la Fondazione Bellisario, che ha uno schedario con i nomi e il curriculum di 8.000 donne da utilizzare per una ”segnalazione trasparente”.
• Marcia indietro. "Di fronte all’attuale spoil system, i manager di Stato si presentano con caratteristiche imbarazzanti. La metà di loro hanno quasi sessant’anni, un terzo li ha superati; oltre il 70 per cento provengono dalle regioni meridionali; le donne sono una netta minoranza, appena l’1 per cento nella prima fascia. Monsù Travet ha fatto carriera, lo Stato ha messo la marcia indietro".