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 2002  agosto 03 Sabato calendario

Líarte di viaggiare

• Pensieri. "...tutta l’infelicità degli uomini viene da una sola cosa, di non saper starsene in riposo in una stanza" (Pascal, Pensées, 136).
• Eudaimonia. "I viaggi contengono una chiave di lettura del senso della vita che va oltre le costruzioni imposte dal lavoro e dalla lotta per la sopravvivenza... L’arte di viaggiare pone una serie di interrogativi niente affatto semplici o banali, e il cui studio potrebbe modestamente contribuire alla comprensione di ciò che i filosofi greci indicavano con la bella espressione eudaimonia, ovvero la felicità".
• Da soli. Per ottimizzare un’esperienza di viaggio meglio partire da soli, in modo da non subire l’influenza di chi ci sta vicino e non adattare la nostra curiosità alle aspettative altrui: "Se i nostri compagni hanno una visione precisa di noi, impediscono ad alcune nostre parti di emergere".
• Appartenenze. I diner aperti ventiquattr’ore su ventiquattro, gli atri degli alberghi e i bar delle stazioni, dove l’isolamento comune diminuisce il senso di oppressione di sentirsi soli, e dove l’assenza di intimità domestica, le luci intense e gli arredi anonimi diventano sollievo dai falsi comfort di casa: "forse è più facile trovare uno sfogo per la tristezza qui che non in un soggiorno tappezzato e pieno di foto incorniciate, tratti caratteristici di un rifugio che ci ha abbandonati".
• Domicilio. Charles Beaudelaire, che nel suo diario scriveva di soffrire della "grande Malattia dell’orrore per il Domicilio", era attratto da porti, stazioni ferroviarie, dock, treni, navi, stanze d’albergo, perché si sentiva più in pace con se stesso nei luoghi di transito che in casa. Quando a Parigi nei momenti di maggior oppressione il mondo gli appariva monotono e meschino, "partiva per partire", e si recava in qualche porto o stazione. Nel 1859, dopo la rottura con l’amante Jeanne Duval, il poeta trascorse due mesi nella casa materna di Honfleur, standosene seduto per intere giornate sulla banchina, a guardare le imbarcazioni: "Quelle navi belle e grandi, impercettibilmente cullate (dondolate) sulle acque tranquille, quelle robuste navi dall’aria scioperata e nostalgica, non ci dicono in una lingua muta: ”Quando partiremo per la felicità?”".
• Barba. Flaubert a Louise Colet, agosto 1846: "Quel che mi impedisce di prendermi sul serio, anche se ho lo spirito piuttosto grave, è il fatto che mi trovo molto ridicolo, non di quella relativa ridicolaggine che fa la comicità teatrale, ma di quella ridicolaggine intrinseca alla vita umana di per se stessa e che balza fuori dall’azione più semplice o dal gesto più comune. Per esempio mai mi faccio la barba senza ridere, tanto la cosa mi pare stupida; Tutto questo è molto difficile da spiegare...".
• Querce. La gita alla foresta di querce di Lake District, Inghilterra: "Erano l’immagine della pazienza, così capaci di sopportare senza un lamento quella mattinata così piovosa e le molte che l’avrebbero seguita, adattandosi al lento mutare delle stagioni – nessuna rabbia per via di un temporale, nessun desiderio di fuga e di viaggi avventurosi in altre valli, soddisfatte di poter continuare ad affondare le loro dita sottili nella terra pastosa, metri e metri sotto il tronco e le foglie più alte, gravide d’acqua".
• Il piacere psicologico del decollo. Il senso della possibilità di trasformazione durante il decollo dell’aereo: "Una simile dimostrazione di forza e potere può indurci a immaginare cambiamenti analoghi, e altrettanto decisivi, nella nostra vita; a pensare che un giorno anche noi potremmo innalzarci al di sopra di quanto da sempre incombeva sulle nostre teste".
• Treno. Il migliore mezzo di trasporto per pensare è il treno: "Al termine di ore di trasognamento ferroviario avremo forse la sensazione di tornare in noi stessi, in altre parole di tornare in contatto con emozioni e idee importanti. L’incontro con la nostra parte più autentica non avviene necessariamente a casa, dove anche i mobili ci ripetono che non possiamo cambiare perché loro non cambiano, e l’ordine domestico ci incatena alla persona che siamo nella vita di tutti i giorni senza per questo corrispondere a ciò che siamo nella nostra essenza più profonda".
• Infinito. "Quando considero il piccolo spazio che occupo ed anche quello che vedo perduto nell’infinita immensità degli spazi che ignoro e che mi ignorano, mi atterrisco e mi stupisco di vedermi qui piuttosto che altrove, perché io sia oggi piuttosto che allora. Chi mi ci ha messo?" (Pascal, Pensées, 68).
• Umori. Fantasticando davanti alla fotografia di un’amena località esotica, si finisce per dimenticare la logica rigida dell’umore: "La felicità che riusciamo a ottenere dai beni materiali e estetici dipende in maniera cruciale dalla soddisfazione di bisogni primari psicologici ed emozionali, tra i quali per esempio il bisogno di comprensione, di amore, di rispetto e di libera espressione di noi stessi. Se la nostra relazione amorosa si rivela improvvisamente minata da incomprensioni e risentimento, non ci godremo nemmeno lussureggianti giardini tropicali e incantevoli bungalow sulla spiaggia".