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 2001  settembre 22 Sabato calendario

Imitando Didone. La morte volontaria di personaggi della realt࿡

• «In questa vita/ non è difficile morire./ Vivere/ è di gran lunga più difficile» (Majakovskij, ”A Sergej Esenin”).
• Il polacco Jan Potocki, archeologo, scrittore, geografo, etnografo, consigliere privato dello Zar Alessandro I, ebbe una vita intensa e avventurosa. Scrisse molto, soprattutto in francese, ma le sue opere non ebbero mai successo e il pubblico lo considerava solo un nobile superficialmente erudito. Deluso, nel 1812 si ritirò nella sua proprietà di Uladowka, in Podolia, dove lentamente meditò il suicidio. Per tre anni, tutte le sere limò la palla d’argento che sormontava il coperchio della sua teiera preferita, fino a che non raggiunse la dimensione giusta e, il 20 novembre del 1815, dopo averla fatta benedire dal cappellano del castello, la introdusse nella canna della pistola e si sparò un colpo.
• Nel giorno del suo trentacinquesimo compleanno, il 24 agosto del 1934, Jorge Luis Borges tentò di suicidarsi. Comprò: una pistola in un’armeria di Buenos Aires, un romanzo di Ellary Queen, un biglietto ferroviario sola andata per Adroguè, in campagna, dove prese una camera all’Hotel ”Las Delicias”. In piedi, davanti allo specchio, si puntò l’arma alla tempia, fissando l’immagine riflessa dell’indice sul grilletto. Fu distolto dalla sua stessa immagine di ”suicidando” e ci ripensò.
• Nel 1800, il professor Tardieu contò 261 diverse posizioni per impiccarsi.
• La maggior parte dei suicidi in Italia avviene per impiccagione (29.8 per cento). A morire così sono per lo più giovani al di sotto dei 17 anni (48.7 per cento) e gli uomini (33.2 per cento contro il 17.3 delle donne). Al secondo posto, le armi da fuoco (22.3 per cento); la percentuale sale al 33.3 tra i giovani sotto i 17 anni, al 25.2 per gli uomini e scende al 12 per cento tra le donne. Al terzo posto, il suicidio per precipitazione (15 per cento), scelto soprattutto dagli anziani (32.4 per cento) e dalle donne (30.7 per cento, contro il 10.9 degli uomini). Al quarto, l’avvelenamento da monossido di carbonio (7.7 per cento), scelto in prevalenza da giovani tra i 18 e i 30 anni. E’ una forma di suicidio tipicamente femminile (10.7 per cento contro il 6.9 degli uomini). Si uccide annegandosi il 2.6 per cento dei suicidi. A gettarsi sotto la metropolitana o sotto un treno è il 3.2 per cento degli aspiranti suicidi, a scegliere un’arma bianca (coltello, pugnale, spada) il 2.9 e ad avvelenarsi il 2.3 per cento.
• La caccia alle streghe si diffonde in Germania dal 1230. Nel 1562, nella città di Wiesensteig, vengono bruciate vive 463 donne.
• «Non ci si suicida mai da soli. Nessuno è mai nato da solo. Così come nessuno muore da solo. Ma nel caso del suicidio, ci vuole un esercito di esseri malvagi per decidere il corpo al gesto contro natura di privarsi della propria vita» (Antonin Artaud).
• Il poeta Heinrich von Kleist (1777-1811), manifestò fin da ragazzo il desiderio di morire suicida insieme a un’altra persona. Tentò di farlo una prima volta a Parigi, nel 1804, con l’amico Ernst von Pfuel, che all’ultimo si tirò indietro. Ci riprovò con un altro coetaneo, Karl von der Pannwitz, che poi preferì ammazzarsi da solo. Alla fine ci riuscì con la sua amante, Henriette Vogel, 31 anni, malata terminale di cancro, che aveva invano tentato di convincere il marito a suicidarsi con lei. Il 21 novembre 1811 i due si fecero trasportare in carrozza in riva al lago di Wannsee, vuotarono una fiasca di rhum, si appartarono dentro una buca e si spararono con due diverse pistole: Henriette al cuore, Heinrich in bocca.
• Il visconte Luis Elemeda, avendo perso al gioco il suo patrimonio, nel 1906 decise di togliersi la vita. Invitò i suoi amici più cari, nobili parigini, ad una sontuosa cena, finita la quale fece introdurre nella sala una gabbia con tre leoni. Si alzò da tavola, salutò gli amici, aprì il cancello della gabbia e si chiuse dentro. Gli invitati applaudirono pensando a uno scherzo, ma smisero non appena i leoni cominciarono a sbranare Elemeda. Tocco finale: il ritrovamento di un biglietto in cui Elemeda raccomanda agli amici di raccogliere i suoi resti e custodirli nel caveau di famiglia.
• Negli ultimi anni il poeta russo Sergej Alexandrovic Esenin (1895-1925), ridotto in povertà e in preda al declino fisico, all’alcolismo e alle allucinazioni, decise di uccidersi. La notte tra il 27 e il 28 dicembre 1925 s’impiccò con la cinghia della valigia in una stanza dell’Hotel ”Angleterre”, a Leningrado. La sera prima, aveva scritto col sangue - perché non aveva inchiostro - un messaggio d’addio: «In questo mondo non è cosa nuova morire, ma neppure vivere è più nuovo».
• Secondo uno studio dell’OMS (1969), ci sono 83 diversi metodi per togliersi la vita. Ogni nazione ha i suoi preferiti: ad esempio, nello stesso anno in cui il 43 per cento dei suicidi di Los Angeles scelse l’arma da fuoco, a Stoccolma molti si tolsero la vita col veleno.