Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Il linguaggio segreto del corpo

• Negli anni Sessanta l’antropologo Edward Hall elaborò una disciplina che studia le interazioni tra gli esseri umani e la battezzò ”prossemica” (dal latino proximus, vicinissimo). La prossemica studia il modo con cui l’uomo occupa e utilizza lo spazio intorno a sé, anche per comunicare.
• Secondo Hall, lo spazio intorno all’uomo è formato da quattro bolle concentriche: una zona intima, una personale, una sociale, una pubblica. La zona intima, dai venti ai cinquanta centimetri di distanza, concessa solo alle persone più care, consente anche di annusare gli odori altrui. La zona personale, dai cinquanta ai centoventi centimetri, è la distanza tra due conoscenti che chiacchierano. La zona sociale, fino a due metri e mezzo, mantenuta con gli estranei, è la zona della neutralità affettiva ed emozionale. La zona pubblica, fino a otto metri, utilizzata ad esempio per le lezioni in aula o le prediche in chiesa, costringe chi parla, per farsi comprendere, ad amplificare gesti e mimica facciale. Oltre la zona pubblica, tra le persone non esiste alcun rapporto diretto.
• L’ampiezza dello ”spazio personale” varia a seconda della razza, dell’ambiente, della classe sociale. Ad esempio chi vive in montagna tende a una distanza fisica maggiore, rispetto all’ interlocutore, di chi è cresciuto in città (e quindi è abituato a mezzi pubblici affollati, luoghi di lavoro angusti, ecc.). I giapponesi, vivendo da sempre in spazi ristretti, sono capaci di mantenere ”confini personali” precisi anche nei contatti ravvicinati. Gli arabi hanno addirittura un ”confine interno”: due individui che si urtano per sbaglio, mantengono la privacy semplicemente abbassando gli occhi o volgendo lo sguardo altrove.
• Quando siamo alla guida di un’automobile tendiamo ad amplificare il nostro ”spazio personale”, ossia pretendiamo un territorio più ampio, fino a dieci metri davanti e dietro di noi: se qualcuno tenta di inserirsi in questa zona, possiamo avere reazioni di forte irritazione (cosa che non succede se qualcuno ci taglia la strada mentre camminiamo).
• Anche la scrivania è in genere uno ”spazio personale” molto ”sensibile”: appoggiare oggetti, come la propria borsa, sulla scrivania di un collega, può suscitare risentimento.
• Quando il territorio viene ”invaso”, il corpo, inconsciamente, si prepara ad affrontare un attacco: il cuore batte più velocemente, i muscoli si contraggono, aumenta la produzione di adrenalina. Anche i segnali trasmessi all’esterno esprimono disagio: voltiamo rapidamente la testa, pieghiamo il mento e le spalle, ci muoviamo di continuo sulla sedia oppure, se siamo in piedi, spostiamo il peso da una gamba all’altra.
• Gli antropologi danno un significato anche ai diversi modi di camminare. Ad esempio chi batte con forza i talloni sarebbe arrogante ed egocentrico, chi poggia con enfasi tutta la pianta del piede, come a sentire la solidità del terreno, poco energico e dinamico, chi cammina con le punte dei piedi rivolte all’interno introverso, chi al contrario le rivolge all’esterno distratto e dipersivo. L’andatura con i piedi allineati uno dietro l’altro, un poco incerta, utilizzata dalle donne come strumento di seduzione, manderebbe il seguente messaggio: «Sono fragile e da difendere, non oppongo resistenza».
• Dormire con le coperte tirate fino al naso esprime timidezza e bisogno di protezione. Rannicchiati su un fianco: inquietudine, introversione, rimpianto dell’infanzia. Sul dorso a braccia alzate: sicurezza, indipendenza, personalità incline al comando. Con i piedi fuori dal letto: amore per la libertà, disordine, vivacità. Abbracciati al cuscino: immaturità e fragilità in amore, magari mascherate da apparente indipendenza. Con molti cuscini: vivacità intellettuale, pigrizia fisica, grande attenzione per il benessere materiale. Senza cuscino: idealismo, sobrietà, personalità ben organizzata, incapacità di accettare le debolezze proprie e altrui.
• Le persone che toccano di continuo l’interlocutore esprimerebbero forte desiderio di essere accettate, quelle che toccano se stesse bisogno di rassicurazione e di tenerezza. Quando giocherelliamo col la nostra collanina (o con la nostra cravatta), è come se dicessimo all’interlocutore che riteniamo di aver fatto qualcosa di positivo. Quando invece tocchiamo i gioielli (o la cravatta) dell’interlocutore, esprimiamo invidia, oppure la convinzione di essere più adatti di lei (o di lui) al ruolo che ricopre.
• Secondo lo psicologo americano William James, un uomo ha tanti Io quante sono le persone della cui opinione si preoccupa.
• Le ”maschere” che indossiamo quando ci mettiamo in relazione con gli altri sono dette ”sub-personalità”. La ”faccia da funerale”, quella per parlare col capo, quella di circostanza (e così via) sono tutte manifestazioni di altrettante sub-personalità.