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 2005  maggio 28 Sabato calendario

Lorenzo il Magnifico e il suo tempo

• Magnifico. Appellativo, formula di cortesia, riconoscimento onorifico con cui ci si rivolgeva alle persone di rango (’Magnifico Lorenzo”), per Lorenzo diventò un soprannome, usato anche quando si parlava di lui in terza persona, ”Lorenzo il Magnifico”, per il lusso, la ricchezza e lo splendore dello stile di vita, ma anche per la liberalità.
• Aspetto. Per concorde opinione dei cronisti Lorenzo era brutto. Di altezza superiore alla media e forte corporatura, "nell’altre esteriori doti del corpo la natura gli fu matrigna", essendo "di vista debole", e avendo "il naso depresso ed al tutto dell’odorato privato" (Niccolò Valori). Difetto su cui lo stesso Lorenzo scherzava, ringraziando anzi di essere risparmiato dagli odori sgradevoli, più frequenti di quelli piacevoli. Il timbro di voce era roco ("pareva parlassi col naso", precisa il Guicciardini). Scuro di pelle e di capelli, aveva "le gote stiacciate, la bocca grande fuori dell’ordinario" (Bartolomeo Cerretani). In compenso era molto curato nell’aspetto e ricercato nel vestire, e suscitava molta simpatia, per la battuta facile e i motti di spirito, che non compromettevano mai la dignità del suo comportamento.
• Lingua zerga. Linguaggio cifrato con cui Lorenzo e i suoi amici di brigata da ragazzi comunicavano per iscritto, per parlare di fatti osceni. Per esempio la parola ”pesce” alludeva alle donne di piacere. Così l’amico Luigi Pulci una volta scrisse a Lorenzo di tornare a Firenze dal Mugello perché in una casa si era acquartierato un ”branco di pesci”. Lorenzo non godeva di buona reputazione per il suo stile di vita licenzioso, e invano il suo precettore, Gentile Becchi, ebbe più volte a rimproverarlo per averlo sorpreso di notte girare per la città in compagnia di donne di facili costumi.
• Clarice. Nel marzo 1467 Piero de’ Medici ritenne giunta l’ora che il figlio Lorenzo, quasi ventenne, si sposasse, e mandò a Roma la moglie, Lucrezia Tornabuoni, per cercare una nuora. La scelta cadde su Clarice Orsini, di età tra i 15 e i 16 anni. Lucrezia fece un resoconto al marito per lettera, giudicando la ragazza gradevole, anche se un po’ troppo snella e con le guance un po’ pendenti, mentre non aveva potuto farsi un’idea del seno a causa dell’abito accollato. Unico difetto, il portamento: "va col capo non ardita come le nostre, ma pare lo porti un po’ innanzi e questo mi stimo proceda perché si verghogniava".
• Torneo. Il matrimonio di Clarice e Lorenzo fu celebrato il 10 dicembre 1468 per procura da Filippo de’ Medici, arcivescovo di Pisa e lontano parente. Lorenzo non andò a conoscere la sposa, essendo impegnato a Firenze nella preparazione di un grande torneo cui teneva tanto: doveva onorare la promessa fatta tre anni prima a Lucrezia Donati di cui s’era innamorato invano, essendo lei già impegnata. I partecipanti al torneo, secondo la tradizione, lottavano in onore dell’amore cortese, e Lorenzo in onore di Lucrezia, di cui esibiva sull’elmo la corona di violette ormai appassite. A Lorenzo fu assegnato il primo premio anche se non era stato il più bravo, e anzi, era caduto da cavallo tre volte e disarcionato una.
• Nozze. Lorenzo conobbe Clarice solo nell’aprile 1469, quando la ragazza prese congedo dai genitori per andare a risiedere a Firenze. Le nozze furono festeggiate con grande fasto e molte famiglie furono costrette loro malgrado ad accettare l’invito, perché la partecipazione richiedeva un certo sacrificio economico per il guardaroba, visto che la festa durava diversi giorni. Sul mangiare pare che i Medici risparmiarono, limitandosi a una unica portata di arrosti. Un cronista dell’epoca precisò però che i Medici si attenevano a questa regola di moderazione per dare il buon esempio.
• Fecondità. Clarice non deluse le aspettative di Lucrezia: diede alla luce tre maschi e quattro femmine, che superarono l’infanzia tutti e sette vivi.
• Diletti. "Nelle cose veneree era maravigliosamente involto e si dilettava di uomini faceti e mordaci e di giuochi puerili più che tanto uomo non pareva si convenisse" (Niccolò Machiavelli).
• Dualismo. Il carattere giocondo di Lorenzo, per Machiavelli un pregio: "tanto che a considerare in quello e la vita voluttuosa e la grave, si vedeva in lui essere due persone diverse, quasi con impossibile congiunzione congiunte".
• Costanza. "Fu libidinoso et tutto venereo e costante negli amori sua, che duravano parecchi anni" (Francesco Guicciardini).
• Biblioteca. Morì a 43 anni, l’8 aprile 1492. Sul letto di morte disse a Poliziano, che lo consigliava nella raccolta di una biblioteca di testi greci: "Volevo almeno ritardare questa morte fino a quando avessi finito la vostra biblioteca".