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 2005  gennaio 15 Sabato calendario

Una vita fuori gioco

• Emorragia. "In quel lontano utero allo sbando, non mi sentivo idoneo per nascere. Ma una volta sfrattato, nessuno mi rimise dentro, nessuno mi gettò via. Poi sono successe troppe cose che non dovevano succedere. E quando mi accorsi che c’era un mondo dove potevo incendiare il cielo, con ali imperfette i miei voli vertiginosi disegnarono il mio destino: un’emorragia".
• Orecchini. Ezio Vendrame aveva cinque anni ed era così innamorato di una compagna dell’asilo, di nome Nadia, che glielo disse e nel dirglielo le porse come pegno un paio di orecchini rubati alla mamma (non uno qualsiasi, i suoi preferiti), ma in cambio ottenne uno sputo in faccia e non poté nemmeno recuperare i monili perché quella li scagliò per terra rompendoli. La madre, al ritorno a casa, gli diede il resto con il mestolo di legno usato altrimenti per rimestare la polenta.
• Ricreazioni. In collegio, quando gli insegnanti per punizione negavano il pallone per giocare a calcio durante la ricreazione pomeridiana, Vendrame e i suoi compagni disputavano lo stesso la partita correndo come pazzi dietro a un pallone immaginario, e dopo facevano perfino discussioni animate sui gol.
• Presepe. Quando era piccolo la vista di un presepe lo incantava e avrebbe desiderato tanto averne uno tutto suo da contemplare a casa. Così un anno si decise a barattare figurine e biglie di vetro con gli amici in cambio di statuine, ma giunta la vigilia di Natale, tutto orgoglioso del suo allestimento, si accorse che mancava proprio il pezzo più importante, Gesù Bambino. Per rimediare corse alla scuola elementare, ruppe un vetro con un sasso, penetrò in aula e trafugò il crocifisso, appendendo al suo posto un biglietto con su scritto: "Torno subito dopo le feste".
• Accorgimenti. In cambio di cento lire, il prezzo di due panini col salame, uno per sé e uno per il fratellino, Vendrame, appena adolescente, andava a casa di un vecchio che viveva da solo e lo masturbava. Nel farlo pensava ad altro, in genere si concentrava sul panino, e per non imbrattarsi le mani usava un foglio di giornale.
• Regole. In quindici anni di professione di calciatore, Vendrame patì sempre le regole, sul campo e nella vita privata: "Ma quella era l’unica cosa che dicevano sapessi fare e che bene o male mi permetteva di mantenermi, e nonostante non avessi alternative decisi all’istante di essere fuori standomene dentro".
• Pini. L’amico Piero Ciampi viveva in una stamberga in via Medaglie d’Oro, a Roma, con una sola finestra. Aprendola di colpo, il mattino di una vigilia di Natale, mentre Vendrame e un altro amico, che erano andati a trovarlo, se ne stavano per andare via, disse: "Osservate l’infelicità di quei due pini. Sono innamorati da decenni e non si possono abbracciare".
• Appuntamenti. Tra le cose che non sopporta, la puntualità: "I miei lunghi anticipi, fatti anche di ore, sono il primo prezioso regalo che concedo all’essere umano che attendo. L’attesa è sacra. E più l’aspiriamo più eleviamo un’assenza. un dono del cielo aspettare qualcuno, perché soltanto da un incontro possiamo ricevere il privilegio di poter amare".
• Zig zag. Per Vendrame l’amore è un percorso a zig zag, e ogni volta sa di infliggere agli altri "il Calvario della pena più cruda": "Non voglio più sopportare il peso della rinuncia. E poiché quando sono solo sono sempre in cattiva compagnia, prima che le cose finiscano risponderò a tutte le stelle che si accontentano di attimi senza danni: tutto il resto è un falso giuramento".
• Visioni. "Dicono di me che ho fatto cose turche. C’è chi giura di avermi visto girare con una gallina al guinzaglio. Chi spergiura che a Vicenza alla domenica arrivavo allo stadio a cavallo. Chi assicura che in una partita mi sono presentato in campo con la chitarra a tracolla. E altro, molto altro ancora. Quando uno ci crede, perché smentire tutto questo?".
• Educazione. Tra gli allievi della squadra di calcio che si mise ad allenare al suo ritorno al paese, dopo aver smesso di giocare, il suo preferito era Gianni, un bambino lentigginoso, così povero che a casa non aveva nemmeno il televisore. Più che altro per fargli superare l’imbarazzo di non sapere mai cosa dire quando gli amichetti commentavano le trasmissioni della sera prima, Vendrame decise di mandargli in regalo un apparecchio, ma senza dire che era stato lui. Passando da casa sua qualche giorno dopo, trovò tutta la famigliola vestita a festa raccolta intorno al teleschermo e chiese se c’era qualche ricorrenza. Al che spensero il televisore, non prima di aver salutato chi in quel momento compariva sul teleschermo, e gli risposero che non era educato farsi vedere in disordine da quelli della televisione, perché lì dentro erano tutti sempre così impeccabili ed educati.