Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  agosto 26 Sabato calendario

Banca d’Italia

• Banca d’Italia. Fondata il 10 agosto 1893, sull’onda dello scandalo che travolse la Banca Romana, è l’Istituto preposto al sistema bancario e alla vigilanza del credito che ha deciso la politica monetaria fino all’avvento dell’euro.
• Koch. "A proposito delle dimissioni di Fazio: il palazzo della Banca d’Italia si chiama Koch, come l’uovo. E il governatore non poteva scegliere palazzo più giusto: era bollito. Più Koch di lui! Dove lo trovi un altro?" (commento di Ezio Greggio a Striscia la notizia, dopo le dimissioni di Antonio Fazio, governatore della Banca d’Italia dal 1993 al 2005).
• Azzolini. Mussolini passava sempre davanti a Palazzo Koch per andare da Villa Torlonia a piazza Venezia, quando un bel giorno gli venne in mente quante bombe da cento chili si potevano rivestire col ferro ("puro ferro omogeneo svedese") ricavato dalla demolizione della sua cancellata, ma l’allora governatore Vincenzo Azzolini, nominato nel 1931, prendeva tempo, con la scusa che bisognava proteggere le riserve auree, finché il Duce perse la pazienza, e fece telefonare dal segretario Sebastiani al governatore perché rimuovesse i cancelli "in un’ora". Anche quando si trattò di imporre al personale della Banca le uniformi fasciste Azzolini si limitò ad ordinare l’acquisto della stoffa, salvo poi non autorizzare il confezionamento delle divise.
• Azzolini/2. Dopo il ferro della cancellata Azzolini tentò anche di difendere l’oro, questa volta dai Tedeschi, che dopo l’Armistizio insistevano per prendersi le riserve auree della Banca d’Italia, con la scusa che a Roma non erano al sicuro. Il governatore le nascose nell’intercapedine del caveau di via Nazionale, dietro un muro di mattoni, imbiancato e asciugato perché sembrasse vecchio, ma qualcuno fece la spia, il muro fu demolito in fretta e furia e sotto la minaccia dell’uso della forza Azzolini dovette cedere, premurandosi, formalmente, di mantenere in mani italiane l’oro, che il 20 settembre 1943 fu prelevato e trasferito prima a Milano e poi nel sud Tirolo. Destituito e arrestato dopo la liberazione di Roma, Azzolini fu giudicato in quattro giorni e condannato a 30 anni di reclusione (pena che prevalse per un voto sulla condanna alla fucilazione). Beneficiario dell’amnistia, l’ex governatore preferì ricorrere in Cassazione, che in effetti lo assolse riconoscendo che l’oro era rimasto di proprietà dell’Italia dal punto di vista contabile e che l’imputato aveva fatto di tutto per resistere ai Tedeschi.
• Einaudi. Luigi Einaudi, nominato governatore il 2 gennaio 1945, annotava sul diario riflessioni sull’andamento dell’economia nazionale, ma anche domestica: "Le galline di cui Ida fa il conto di circa venti non hanno cominciato a fare le uova. Si vede che qui a Roma le galline non fanno ancora le uova mentre al Nord cominciano dopo Natale".
• Menichella. Donato Menichella, governatore della Banca d’Italia dal 1947 al 1960, partì al seguito di Alcide De Gasperi nel gennaio 1947 per ricevere dagli Usa i soldi per la ricostruzione. La consegna dell’assegno da cento milioni di dollari fu ripresa dal cinegiornale che inquadrò l’imbarazzato De Gasperi passarlo nelle mani dell’ambasciatore Alberto Tarchiani, che invece lo ripose con tutta naturalezza nel proprio portafoglio. Menichella in seguito raccontò che prima della consegna il segretario al Tesoro americano Snyder aveva pregato De Gasperi di non presentare all’incasso l’assegno il giorno stesso perché la Tesoreria non aveva espletato in tempo tutte le procedure burocratiche necessarie, avvertenza che aveva insospettito il presidente, che si era subito rivolto a lui per chiedergli se per caso non fosse stato emesso a vuoto.
• Sconosciuti. Minichella, "uno sconosciuto e silenzioso uomo del Sud", secondo una definizione di Guido Carli (il governatore era nato a Biccari in provincia di Bari e portava il nome del patrono del paese).
• Autoriduzione. Minichella passò alla storia anche per la sua austerità. All’aereo prediligeva il treno, all’auto di servizio, spostarsi a piedi. Definito "uno specialista dell’autoriduzione" perché si autoridusse lo stipendio, non ritirò due anni e mezzo di busta paga nella fase in cui era all’Iri e chiese e ottenne anche una riduzione del trattamento di quiescenza ("Ho verificato che da pensionato mi servono molti meno denari"). Lo stesso Minichella disse che la forza della persuasione morale della Banca centrale poggiava "sulla grande reputazione e superiorità istituzionale rispetto al sistema creditizio".
• Politica della formica. Inaugurata da Minichella, consisteva nell’usare gli aiuti americani anche con l’obiettivo di accrescere le riserve valutarie nei forzieri del Paese ormai prosciugati. Il successo del risanamento monetario fu riconosciuto nel 1960 da una giuria internazionale promossa dal ”Financial Times” che assegnò alla lira l’Oscar della moneta più stabile.
• Bancor. Succeduto nel 1960 a Minichella, Guido Carli collaborava con l’Espresso con lo pseudonimo di ”Bancor” a una rubrica che riproduceva le conversazioni del governatore con Eugenio Scalfari: "Tanto che, quando quegli articoli furono da me raccolti in un volumetto, mi si pose il problema dei diritti d’autore, che in vero era di assai modesta entità. Lo risolsi inviandogli la metà della somma convertita in buone bottiglie".
• Libeccio. "Io sono nato in una città di mare e so che quando soffia il libeccio va avanti per tre giorni. Poi ce ne vogliono altrettanti perché il mare si plachi" (Carlo Azeglio Ciampi, nel settembre 1992, quando, da governatore della Banca d’Italia, fu costretto a svalutare la lira).
• Traslochi. "Pensi, la mattina mi trovavo in Banca d’Italia e il pomeriggio a Palazzo Chigi…" (Carlo Azeglio Ciampi , conversando con Kim Campbell, neopremier canadese, pochi mesi dopo essere diventato Presidente del Consiglio, il 26 aprile 1993).