Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Pil - Valore aggiunto ai consumi intermedi da quanti lavorano (per esempio: il valore che il lavoro di un sarto produce rispetto al costo di stoffe, aghi e filo)
• Pil. Valore aggiunto ai consumi intermedi da quanti lavorano (per esempio: il valore che il lavoro di un sarto produce rispetto al costo di stoffe, aghi e filo). Non deve essere usato per misurare la crescita dei redditi, infatti in tasca ai cittadini non finisce il Pil, ma la redistribuzione che ne fa lo Stato, che trasmuta contributi e imposte in interessi, pensioni e stipendi e altre spese, e lascia alle famiglie e alle imprese un reddito che si chiama, appunto, disponibile. Infatti nel 1997 la crescita del Pil fu positiva del 2 per cento e quella dei redditi negativa del 3. Dal 1998 il Pil è cresciuto più del doppio di quanto siano cresciuti i redditi disponibili.
• Redditi. La quota dei redditi da lavoro dipendente è circa la stessa dell’Italia prima del boom economico, calcolata nel 1951: nel 2003 ai lavoratori spettava il 48,9 per cento del reddito (nel 1972 il 59,2 per cento, nel 1881 il 46,6 per cento). Calcolando, invece, il saldo procapite in termini reali, è superiore di circa il cinquanta per cento rispetto a 33 anni fa. Questo calcolo tiene conto anche dei profitti e delle rendite, intendendo con i primi il rendimento della gestione d’impresa, e coi secondi, la somma degli interessi su titoli di Stato, gli affitti e le pensioni (le rendite sono aumentate più rapidamente fino al 1996, quando i maggiori vantaggi sono toccati ai profitti, mentre negli anni Novanta si sono invertite tra loro rispetto agli anni Settanta le quote di salari e rendite).
• Occupazione. Tasso di occupazione nella fascia di età tra i 55 e i 64 anni: 30,5 per cento (di 17,1 punti inferiore a quello dei danesi, di 2,1 inferiore ai greci). Tasso di occupazione nella fascia tra i 35 e i 54 anni: 90 per cento tra gli uomini, meno della metà tra le donne.
• Pensioni. Pensioni percepite in Italia: sedici milioni e trecentomila, di cui 4 milioni e novecentomila incassate da pensionati tra i 40 e i 64 anni. Valutando la proporzione tra pensionati e dipendenti produttivi (esclusi tre milioni e mezzo di statali pagati con le tasse), per ogni lavoratore ci sono 1,2 pensionati, con un ammontare medio lordo di 12.039 euro l’anno. Sottraendo i pensionati tra i 40 e i 64 anni il rapporto tra lavoratori produttivi e pensionati scenderebbe a 0,8.
• Entrate. Nel 2004 si calcolano per famiglia mediamente 10.100 euro di entrate da salario contro i 11.900 euro di entrate da rendita (tra interessi, fitti e pensioni, senza contare dividendi azionari). Dal 1990 al 2004 si è dimezzata la quota degli interessi su debito trasferito alle famiglie consumatrici, ma nel frattempo si sono moltiplicate le pensioni.
• Salari. Il potere di acquisto dei lavoratori non statali calcolato nel 2004, è inferiore del 30 per cento rispetto al 1990.
• Consumi. Nel 2003 si registra un aumento dei redditi delle famiglie cosiddette produttrici, cioè dei profitti da lavoro autonomo e delle piccole società, del 30 per cento rispetto a dieci anni prima. Il miglioramento dei profitti è rappresentato anche dall’indice di tensione della spesa. Escludendo i profitti delle società, nel 1990 risultava che stipendi, salari, rendite e profitti degli indipendenti erano 1,09 volte la spesa delle famiglie (quindi la coprivano con un margine di risparmio del nove per cento). Nel 2003 erano pari a 0,93 volte. Il resto è diventato consumo riferibile ai profitti delle società, che pareggiano il conto, in altri termini sono aumentati i consumi dei capitalisti.
• Imposte. Dal 1996 al 2001 le imposte dirette sui redditi da lavoro dipendente sono aumentate dal 15 al 17,4 per cento, quattro volte quanto è cresciuta l’imposta sui redditi non da lavoro dipendente.
• Ricchezza. Composizione della ricchezza degli italiani: per il 60 per cento immobili, per il 9 per cento beni durevoli, per il resto liquidi, titoli e fondi. Il 30 per cento dei consumi degli italiani, d’altra parte, è destinato alla casa (elettricità, riscaldamento, mobili, elettrodomestici, idraulici...).
• Ricchezza/2. La ricchezza media della famiglia italiana è cresciuta in misura superiore rispetto alla somma di salari, stipendi, profitti e rendite. Calcolata nel 2000 era doppia rispetto a quella americana.
• Patrimonio. Valore dei patrimoni dello Stato e degli enti pubblici calcolato nel 2004: 1.814 miliardi di euro, pari al 134 per cento del debito pubblico. Valore vendibile di questo patrimonio: 450 miliardi di euro, un terzo del debito.
• Risparmi. Dal 1992 al 1998 la spesa pubblica in conto interessi è diminuita di cinque punti, da una spesa pari a al 12,6 per cento del Pil a una pari all’8 per cento; negli stessi anni la spesa corrente è diminuita dell’1,4 per cento. La spesa in conto interessi ha continuato a scendere in misura maggiore rispetto al risparmio sulla spesa corrente fino al 2003, quando, addirittura col calo dei tassi il governo ha finanziato il 2 per cento d’aumento della spesa corrente.