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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

ìI segreti di Parigiî

• Aristocrazia del vizio. «L’aristocrazia del vizio oggi si riconosce dalla biancheria» (Joris-Karl Huysmans).
• Case di tolleranza. Locale "tipico" della Parigi ottocentesca, «la casa di tolleranza presentava una doppia facciata: luogo di tranquille conversazioni, dove l’atto sessuale era quasi un accessorio rispetto al piacere della compagnia e di qualche bicchiere, oppure luogo-simbolo dello sfrenamento sessuale».
• Bohémiens. «Rimbaud, Verlaine, Tristan Corbière, Lautréamont, Gaugin e Van Gogh vivono come vagabondi. Baudelaire, Verlaine, Toulouse-Lautrec sono gravemente alcolizzati. Alcuni di loro muoiono in ospedale, altri in manicomio, tutti passano lunghe ore nelle case di tolleranza oltre che nei caffè».
• Van Gogh. «Quando Van Gogh non ha i soldi per pagarsi una ragazza nel bordello di Arles, si limita a passare qualche ora nella sala d’attesa, schizzando su un foglio ciò che vede. a una di quelle signorine che spedisce il suo orecchio dopo esserselo tagliato».
• Toulouse-Lautrec. «A Parigi, Toulouse-Lautrec, lo storpio, dorme abitualmente nel casino al numero 6 di rue des Moulins. Di tanto in tanto una delle signorine, mossa a pietà, se lo prende nel letto. Ma la maggior parte delle notti è solo, il nano geniale, e prende sonno con l’eco dei gemiti che gli arrivano dalle stanze accanto attraverso i tramezzi sottili».
• Utrillo. Il pittore Maurice Utrillo, nato il 26 dicembre del 1883 da Marie-Clémantine e padre ignoto - forse Rodin, forse Renoir - a otto anni è già malato d’epilessia: sua nonna Madeleine, «che quella nascita aveva strappato alla sua eterna ebetudine alcolica, s’era trasformata in una specie di vice-madre e, obbedendo alle rustiche usanze del natio Limousin, aveva nutrito il nipotino con biberon pieni più di vino che di latte. Prima ancora di cominciare a parlare, Utrillo era già alcolizzato. Diventato adulto arriverà, nella fase più acuta del male, a bere acqua di colonia e la trementina che usava per stemperare i colori».
• Abelardo ed Eloisa. Al numero 9 di quai aux Fleurs, una targa ricorda che lì, nel 1118, si consumò l’amore tra il chierico Abelardo (39 anni) e la sua allieva, la diciassettenne Eloisa. Quando lo zio di lei, Fulberto, canonico di Notre-Dame, si avvide della tresca, Abelardo rapì la sua giovane amante e la condusse in Bretagna, dove lei partorì il figlio Astrolabio. Dopo averla sposata, timoroso delle conseguenze che ne sarebbero derivate per la sua carriera, Abelardo convinse Eloisa a ritirarsi in convento. Lo stesso, di lì a poco, fece anche lui dopo essere stato evirato da Fulberto per vendetta. Quando Abelardo morì, nel 1142, la sua salma fu traslata al Paracleto. Ventidue anni dopo, alla morte di Eloisa, la tomba fu riaperta per deporre accanto al cadavere di lui il corpo della sposa. Si racconta che quando il sepolcro fu aperto Abelardo tendesse le braccia verso il cadavere di Eloisa, abbracciandola. Nel cimitero di Père Lachaise, ancora oggi esiste un mausoleo nel quale i resti dei due amanti, dopo varie tribolazioni, sono stati finalmente riuniti nel 1845.
• Matrimonio. La regina Maria Antonietta d’Austria e Lorena aveva 15 anni quando andò in sposa al sedicenne, futuro re Luigi XVI. I due dovettero attendere sette anni prima di poter consumare il matrimonio. Quando già la notizia si era diffusa a corte, tra le malizie delle dame e la vergogna del re, si venne a sapere che Luigi era affetto da fimosi: una «strozzatura del prepuzio che ostacola e rende dolorosa l’erezione». Passarono circa duemila notti prima che i medici, con una banale operazione, risolvessero felicemente il problema.
• Verlaine. Paule Verlaine (1844-1896), sposato, padre. Fu amante per lungo tempo di Arthur Rimbaud, «era arrivato a cinquantadue anni devastato dalle malattie: una idrartrosi del ginocchio che lo obbligava a grottesca zoppìa, poi sifilide, diabete, gastrite, ipertrofia cardiaca, cirrosi epatica. L’uomo viveva circondato da un’immagine che suscitava nello stesso tempo scandalo e pietà: disordinati amori mercenari alternati ad un’omosessualità ostentata, debiti, perenne ubriachezza, scatti violenti d’ira irragionevole, alternati ad un disperato, talvolta querulo, bisogno d’amore».
• Assenzio. Soprannominato "la fata verde", per il suo colore, è una bevanda amara tipica degli anni di fine ’800, «Aperitivo dal gusto molto aromatico, il cui vapore sale facilmente alla testa, dando un leggero e gradevole senso di stordimento». Veniva servito «con un rituale vagamente iniziatico che ne aumenta il fascino. Dopo aver versato un po’ di liquore nel fondo di un calice a forma svasata, si appoggia sul bordo del bicchiere un cucchiaino forato che sorregge una zolletta di zucchero, su cui si lascia colare lentamente dell’acqua fresca che lo scioglie e diluisce il liquore, addolcendolo. L’ora per berlo va dalle cinque alle sette del pomeriggio: l’heure verte, la chiamano, l’ora verde, e coincide con quella dell’adulterio». Gustave Flaubert, nel suo Dizionario dei luoghi comuni, scrive: «Assenzio - Veleno ultraviolento: un bicchiere e siete morti. I giornalisti lo bevono mentre scrivono i loro articoli. Ha ucciso più francesi degli stessi beduini».
• Modì. Amedeo Modigliani, si era trasferito a Parigi nel 1906, prima a Montmartre (nella zona settentrionale) dove viveva la maggior parte degli artisti parigini, poi a Montparnasse (a sud). Un anno dopo il suo arrivo, l’artista era ancora sconosciuto. «All’alba di un certo giorno, il giovane livornese venne trovato ubriaco fradicio, in stato quasi comatoso. Da quel momento non smetterà più di bere, anzi unirà all’alcol le droghe più diverse in un miscuglio micidiale. Per molti mesi, Modigliani e Utrillo saranno senza discussione i più accaniti bevitori della Butte Montmartre». Lo scultore di origine russa Ossip Zadkine, amico di Modì, ha ricordato in un’intervista: «Andavo spesso a trovarlo. Il suo studio era una scatola di vetro. Avvicinandomi lo scorgevo disteso su un letto minuscolo...intorno, dappertutto, fogli bianchi, al muro e per terra, coperti di disegni...gli sbuffi d’aria che entravano dalla finestra aperta agitavano i disegni appesi con una semplice spilla...lui, così bello, così fine nell’ovale del viso, si svegliava irriconoscibile, giallo, i tratti tirati. Il dio hascisc non risparmiava nessuno».
• Parigi. «I cinquemila ettari del mondo dove si è più pensato, più parlato, più scritto» (Jean Giraudoux a proposito di Parigi).
• Parigi è la capitale più visitata dagli italiani, eppure quasi nessuno si discosta dagli itinerari consueti: Tour Eiffel, Notre-Dame, Quartiere Latino, Champs-Elysées. In questo modo "i luoghi, le opere d’arte, gli oggetti, ”logorati” dalla loro stessa celebrità, si appiattiscono e diventano una sorta di illustrazione a due dimensioni, di ”figurina”". Corrado Augias, che a Parigi trascorre da molti anni lunghi periodi, ci propone di visitare la città cogliendo la dimensione nascosta delle cose, le tracce della storia e della leggenda. Ogni pagina di questo libro rievoca i "segreti" di Parigi e descrive un episodio del passato – tragico, comico, sentimentale, macabro, erotico o eroico – ambientato in un luogo reale della città di oggi, visto com’era nel momento che lo ha reso immortale. Dalle demoiselles di Pigalle al Grand-Guignol, all’alcool di Verlaine e Utrillo, dagli amori medievali di Eloisa e Abelardo alle imprese della ”mala” fin de siècle, alle catacombe a alla tomba-feticcio di Victor Noir... Corrado Augias, giornalista, è stato corrispondente dell’"Espresso", della "Repubblica" da New York e di "Panorama". Per Rai-Tre ha condotto nel 1987 "Telefono giallo" e dal 1991 al 1993 "Babele", fortunata trasmissione culturale. Nel 1994 è stato eletto eurodeputato come indipendente nelle liste del PDS. Ha scritto, fra l’altro, drammi (L’onesto Jago, Teatro Stabile di Genova, 1984) e romanzi, tra cui L’ultima primavera (1985), Una ragazza per la notte (1992), Quella mattina di luglio (1995).