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 2004  agosto 22 Domenica calendario

Napoleone Bonaparte e Giuseppina de Beauharnais si conoscono nel 1795

• Napoleone Bonaparte e Giuseppina de Beauharnais si conoscono nel 1795. Lui è un brillante ufficiale ventiseienne. Lei ha 7 anni di più. una ricca e chiacchierata vedova, ha due figli, è la regina dei salotti. Il suo amante è Barras, influente membro del Direttorio. Napoleone e Giuseppina si sposano l’anno successivo con rito civile; il loro sarà un rapporto morboso, intenso. Napoleone vive con grande ansia le sue lontananze forzate, le scrive lettere ogni giorno, teme, a ragione, che lei lo tradisca. Il legame tra i due però è profondo. Napoleone nel 1809 la ripudia, perchè non riesce a dargli un figlio, si risposa con Maria Luisa d’Asburgo-Lorena, figlia dell’imperatore d’Austria Francesco I. Giuseppina e Napoleone non interromperanno però i loro rapporti; finché lei non morirà, nel maggio del 1814, continueranno a scriversi e a vedersi. mi sento solo Non ho passato giorno senza amarti; non ho passato notte senza stringerti fra le mie braccia; non ho mai preso una tazza di tè senza maledire la gloria e l’ambizione che mi tengono lontano dall’anima della mia vita. Nel pieno degli scontri, alla testa delle truppe, percorrendo il campo, la mia adorabile Giuseppina è sola nel mio cuore, occupa la mia mente, assorbe i miei pensieri. (...) e tuttavia, nella tua lettera del 23, del 26 ventoso, mi dai del voi. Il voi da te! Ah, malvagia! Come hai potuto scrivere questa lettera? Come è fredda! E poi dal 23 al 26 passano 4 giorni; che cosa hai fatto, visto che non mi hai scritto? Ah, amica mia, quel voi e quei quattro giorni mi fanno rimpiangere la mia antica indifferenza. Sventura a colui che ne sarà la causa! Possa, come pena e supplizio, provare ciò che la convinzione e l’evidenza che favoriscono il tuo amico, mi farebbero provare! L’inferno non ha abbastanza supplizi, né le furie abbastanza serpenti. Voi! Voi! Che accadrà fra quindici giorni? (...). P.S.: La guerra, quest’anno, non è più riconoscibile. Ho fatto distribuire carne, pane, foraggio; la mia cavalleria armata presto si metterà in marcia; i miei soldati mi dimostrano una fiducia inesprimibile: tu sola mi rattristi. Un bacio ai tuoi bambini, di cui non parli. Perdio! Ciò allungherebbe le tue lettere della metà; i visitatori, alle dieci del mattino, non avrebbero il piacere di vederti. Donna!!! Nizza, 30 marzo 1796 continua a pagina 4
• segue dalla prima Un bacio, in basso (...) Ricevo una tua lettera che interrompi. Così dici, per andartene in campagna; e, con tutto ciò, ti permetti d’essere gelosa di me, che sono qui subissato di impegni e di stanchezza. Mia buona amica! Quant’è vero che ho torto. In primavera, la campagna è bella; e del resto, l’amante diciannovenne si trovava senz’altro lì. Perché perdere un istante di più per scrivere a colui che, lungi trecento leghe da te, vive, gioisce, esiste soltanto nel ricordo di te, colui che legge le tue lettere come si divora, dopo sei ore di caccia, un piatto che si predilige. Non sono affatto contento. La tua ultima lettera è fredda come l’amicizia. Non vi ho trovato quel fuoco che infiamma il tuo sguardo e che talora m’è parso scorgervi. Ma che stravaganze! Avevo detto che le lettere precedenti opprimevano eccessivamente il mio animo; il subbuglio da esse prodotto intaccava la mia quiete e assoggettava i miei sentimenti. Desideravo lettere più fredde; ma queste mi trasmettono il gelo della morte. Il timore di non essere amato da Giuseppina, il pensiero di saperla incostante. Ma io mi invento dei tormenti. Ve ne sono già tanti di autentici! (...). Mio fratello (Giuseppe ndr) è qui; ha saputo del mio matrimonio con piacere; brucia dalla voglia di conoscerti. Cerco di convincerlo a recarsi a Parigi. Sua moglie ha partorito; è una bambina. Lui ti manda in dono una scatola di caramelle genovesi. Da parte mia riceverai arance, profumi e acqua di fiori d’arancio. Junot e Murat ti presentano i loro omaggi. Un bacio più in basso, più in basso del tuo cuore [sottolineato tre volte ndt]. Albenga, 7 aprile 1796
• Puah e ancora puah Da due giorni sono privo di tue lettere. Oggi è la trentesima volta che faccio questa considerazione. Capirai quanto ciò sia triste. Eppure non puoi dubitare della tenera e straordinaria sollecitudine che mi ispiri. Ieri abbiamo attaccato Mantova. L’abbiamo sorpresa con due batterie a palle infuocate e mortai. La sciagurata città ha bruciato tutta la notte. Lo spettacolo era orribile e imponente. Ci siamo impadroniti di parecchie fortificazioni esterne, apriremo la breccia stanotte. Domani partirò con il quartier generale per Castiglione. Ho ricevuto un corriere da Parigi. Tutte le mie operazioni di Livorno sono approvate. C’erano due lettere per te: una è di Barras, capisci che ho dovuto leggerla; l’altra di Mme Tallien, volevo vedere se non si parlava di quel signore, così tenero. Tuttavia, benché questa azione mi sembrasse naturale e tu me ne abbia dato il permesso l’altro giorno, temo che la cosa ti irriti e ciò mi rattrista assai. Avrei voluto risigillarle: puah! Sarebbe orribile. Se sono orribile. Se sono colpevole, ti chiedo grazia. Ti giuro che non è per gelosia, sicuramente no. Ho un’opinione troppo grande della mia adorabile amica. Vorrei che tu mi dessi il permesso completo di leggere le tue lettere. In tal modo non vi sarebbero più rimorsi né timori. Sono furioso contro Barras, andare a parlarti di quel signore non è proprio generoso. Buon Dio, se tu non mantenessi i tuoi sentimenti per me non oso terminare, la mia infelicità sarebbe senza eguali. (...). Ho fatto chiamare il corriere, mi ha detto d’essere passato da te e che tu gli hai detto di non aver nulla da consegnarli. Puah! Cattiva, brutta, crudele, tiranna, grazioso mostriciattolo. Ridi delle mie minacce e delle mie ingiurie. Oh, se potessi, lo sai, chiuderti nel mio cuore! Ti metterei lì dentro in prigione; per molto tempo non vedresti il sole. Marmirolo, 19 luglio 1796
• SAresti un mostro (...) Ti invio il necessario per farti una bella gonna di taffettà di Firenze, servirà per le domeniche e per i giorni in cui ti fai bella. Vedi come sono generoso, mi costa più di trenta lire. Ma non è tutto: voglio inviarti anche un bel vestito di crêpe. Scrivimi una lettera per specificarmi qualità, colore e quantità. Te lo farò prendere a Bologna. (...). Ormai conoscerai bene Milano. Forse vi hai trovato l’amante che stavi cercando. Solo che l’avrai trovato senza che io te l’abbia offerto. A proposito, mi assicurano che conosci da molto tempo e molto bene (sottolineato tre volte, ndt) quel signore che mi raccomandi per un appalto. Se così fosse, saresti un mostro. Verona, 21 luglio 1796
• Murat è malato; la dea del ballo, Mme Ruga, gli ha elegantemente trasmesso una ”galanteria”. L’ho mandato a Brescia; è furioso: vuol mettere la sua avventura a disposizione dei giornali. Ti prego di comunicare questo fatto a Giuseppe (fratello maggiore di Napoleone, noto anche per le sue scappatelle, ndr) e di consigliarlo di starsene con la sua Giulia; ne uscirà più ragionevole e più sano.
Altre persone dello stato maggiore si lagnano di Mme Visconti. Buon Dio, che donna e che abitudini! Ti faccio i miei complimenti francamente e senza strette al cuore: si dice che il giovane Caulaincourt t’abbia reso visita alle 11 del mattino, e tu ti alzi soltanto all’una. Doveva parlarti di sua sorella, di sua madre; era necessario scegliere un’ora più comoda.
Il caldo è eccessivo; il mio animo brucia. Comincio a convincermi che, per essere saggi e stare bene, bisogna non sentire e non concedersi la felicità di conoscere l’adorabile Giuseppina. Le tue lettere sono fredde; il calore del cuore non è per me; perdio, io sono il marito, un altro deve essere l’amante: bisogna essere come tutti gli altri. Guai a colui che si presentasse ai miei occhi con il titolo d’essere amato da te! Ma, guarda, eccomi geloso. Buon Dio, non so più cosa sono! Ciò che però so bene è che senza di te non v’è felicità né vita. Senza di te, capisci? Cioè te completa. Se nel tuo cuore v’è un sentimento che non sia per me, se ve n’è uno solo che io non possa conoscere, la mia vita è avvelenata e lo stoicismo è il mio unico rifugio.
Castiglione delle Stiviere, 22 luglio 1796
• Non ti amo proprio più, anzi ti detesto. Sei volgare, proprio goffa e stupida, una vera Cenerentola. Hai smesso di scrivermi, non ami tuo marito; sai il piacere che gli fanno le tue lettere e non gli scrivi. Sei righe buttate giù a casaccio! Che fate dunque tutto il giorno, signora? Quale e così importante impegno vi sottrae il tempo per scrivere al vostro bravissimo amante? Quale affetto soffoca e pone in disparte l’amore, il tenero e costante amore che gli avete promesso? Chi può essere questo meraviglioso e nuovo amante che assorbe ogni vostro istante, tirannizza le vostre giornate e vi impedisce di occuparvi di vostro marito?
Giuseppina, attenta, una notte sfonderò le vostre porte e mi infilerò nel vostro letto. Ricordatevi del pugnale di Otello! Invero, sono inquieto, mia buona amica, per il fatto di non ricevere tue notizie: scrivimi in fretta quattro pagine di quelle amabili cose che riempiono il mio cuore di sentimento e di piacere. Spero di stringerti fra poco tra le mie braccia e di coprirti di un milione di baci, ardenti come all’Equatore, un bacetto ben dato sul tuo robino. Mille baci su tutto.
Verona, 23 novembre 1796

• Soddisfazioni professionali Il mio disegno mi riuscì completamente. Ho distrutto l’esercito austriaco con semplici mosse: ho fatto 60 mila prigionieri, preso 120 pezzi di artiglieria, più di 90 bandiere e più di 30 generali. Ora moverò tosto contro i russi, essi sono perduti. Sono contento molto del mio esercito; e non ho perduto che un mille e cinquecento uomini, due terzi de’ quali feriti e leggermente Elchingen, 19 ottobre 1805
• La questione è ancora aperta (...) Scrivo al signor d’Arville, affinché tu parta e vada a Bada, indi a Stoccarda e a Monaco. A Stoccarda tu darai il regalo da nozze alla principessa Paola. Basterà che sia dai quindici ai ventimila franchi: il rimanente ti serva a far dei presenti a Monaco alle figlie dell’elettrice di Baviera. (...). Reca teco quanto occorre per fare dei presenti alle dame ed agli uffiziali che saranno di servizio alla tua persona. Sii cortese, ma ricevi tutti gli omaggi; che ognuno è a te debitore di tutto. Vienna, 16 novembre 1805
• Piangi sempre? Ricevo la tua lettera, amica mia. Savary mi dice che piangi sempre, ciò non è bene. Spero che oggi tu abbia potuto andare a passeggio. Ti ho mandato della selvaggina da me cacciata. Verrò a trovarti quando mi si dirà che sei ragionevole e che il tuo coraggio ha preso il sopravvento. Domani, ho i ministri tutto il giorno. 19 dicembre 1809
• Siamo separati, ma ti amo Amica mia, ho ricevuto la tua lettera. Ho voglia di vederti, ma le considerazioni che fai possono essere vere: non è forse conveniente ritrovarci sotto lo stesso tetto durante il primo anno (di separazione, ndr). Però, la casa di campagna di Bessières è troppo lontana per poterci ritrovare; inoltre, sono un po’ raffreddato e non sono sicuro di andarci. Addio, amica mia; sai quanto ti amo. Elchingen, 19 ottobre 1805
• Figli maschi Amica mia, ho ricevuto la tua lettera. Ti ringrazio. Mio figlio (Francesco Giuseppe Carlo, Re di Roma, nato due giorni prima, ndr) è robusto e sta benissimo. Spero che riesca bello. Ha il petto, la bocca e gli occhi come i miei. Spero che assolverà il suo destino. Sono sempre molto contento di Eugenio; non mi ha mai dato dispiaceri. Parigi, 22 marzo 1811
• Spendi troppo Ho ricevuto la tua lettera. Ho sentito con piacere che eri in buona salute. Per qualche giorno sono al Trianon, e conto di andare a Compiègne. La mia salute è ottima. Metti ordine nelle tue faccende, spendi soltanto 1.500.000 franchi e poni da parte altrettanto. In dieci anni formerà una riserva di 15 milioni per i tuoi nipotini. bello poter donar loro qualcosa. Al contrario, mi si dice che hai dei debiti. Sarebbe proprio brutto. Occupati delle tue faccende e non dar nulla a chi vuole prendere. Se vuoi compiacermi, fa’ che io sappia che hai una grossa riserva. Pensa a quale cattiva opinione avrei di te, se ti sapessi indebitata nonostante 3 milioni di reddito. Trianon, 25 agosto 1811
• Spendi troppo (...) La mia caduta è grave, ma almeno, a quanto dicono, è utile. Nel mio eremo sostituirò la penna alla spada. La storia del mio regno sarà curiosa; visto sinora solo di profilo, mi mostrerò tutto intero. Quante cose ho da far conoscere! Quanti uomini, di cui si ha un’opinione sbagliata! Ho colmato di benefici migliaia di miserabili! Che cosa hanno fatto ultimamente per me? Mi hanno tradito, sì, tutti; escludo dal numero il bravo Eugenio, così degno di voi e di me. Fontainebleau, 16 aprile 1814 Da Più in basso del tuo cuore. Lettere a Giuseppina, a cura di L. Scaraffia, Editori Riuniti, e da Lettere di Napoleone, traduzione di A. Lissoni, Napoli 1839.