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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

La strada per avere denti bianchi e sani parte da un uso corretto dello spazzolino, questo lo abbiamo imparato

• La strada per avere denti bianchi e sani parte da un uso corretto dello spazzolino, questo lo abbiamo imparato. La Demoskopea rivela che fortunatamente il 72% della popolazione italiana dà il giusto peso all’igiene orale. E i risultati si vedono: secondo l’Andi (Associazione nazionale dentisti italiani) nel 1996 solo un italiano su dieci non aveva bisogno di cure odontoiatriche. Nel 2000 era uno su quattro. Quello che dobbiamo ancora imparare è ad avere fiducia nel dentista e affidarci a lui ogni volta che serve: sempre secondo l’Andi, in media ci sediamo sulla sua poltrona una volta ogni due anni. Per paura, per l’alto costo delle cure, più spesso per ignoranza. Eppure prevenire o curare in tempo una carie o un dente storto, oltre a comportare un bel risparmio, può salvarci da problemi gravi o addirittura invalidanti, che si evidenziano soprattutto in tarda età, ma affondano le loro radici nell’infanzia. «L’ideale sarebbe iniziare i controlli già verso i 4 o 5 anni» spiega il dottor Aldo Nobili, direttore scientifico della «Rivista italiana di stomatologia», edita dall’Andi, «in modo da individuare in tempo i comportamenti a rischio per la salute della bocca, insegnare l’igiene orale, prevenire o curare le prime carie». Come si limita il rischio carie? Uno dei trattamenti più indicati - rapido, economico, indolore - è la sigillatura dei denti: «In pratica», spiega Nobili, «si ”vernicia” la superficie masticante lungo i solchi, dove insorge il 60% delle carie, con una resina resistente ai batteri e alle ”intemperie” del cavo orale». Può accadere che un dente si guasti già nel primo anno di vita, per colpa del ciuccio o dei dolcificanti aggiunti nel biberon. Ma anche i denti da latte vanno difesi: « grazie a loro che le ossa mascellari si sviluppano. La loro perdita prematura può compromettere la forma e la funzionalità della bocca da adulti». Non bisogna avere eccessiva fretta, invece, nell’applicare l’apparecchio ortodontico per curare una chiusura scorretta della bocca: solo se il difetto comporta particolari squilibri scheletrici va applicato a 4-5 anni, nella maggior parte dei casi si può fare più tardi. «Un intervento troppo precoce può essere controproducente, per il rischio di prolungare troppo la terapia. Oggi i progressi fatti dall’ortodonzia sono tali da permettere cure più brevi ed efficaci anche in età adulta».
• Secondo una ricerca dell’Università di Messina, il 90% dei bambini tra i 9 e i 13 anni, dopo la prima visita odontoiatrica sviluppa una grande paura del dentista e rifiuta di sottoporsi a ulteriori cure. In medicina si chiama odontofobia e in molti di noi si manifesta anche da adulti. I sintomi? Paura e crisi di pianto nei bambini, irrequietezza già in sala d’attesa, sudorazione, tachicardia, sbalzi di pressione, iper o ipotensione, svenimenti e crisi di panico negli adulti. *Incubi in poltrona Di cosa abbiamo paura? Risponde un’altra ricerca: i bambini temono soprattutto la siringa, il trapano e i sapori cattivi; gli adulti la siringa, il trapano, il sangue, le infezioni, le reazioni allergiche all’anestetico, di svenire, di essere derisi per la cattiva igiene orale e, in ultimo, dei costi della cura. *Un mago per amico Le terapie più efficaci contro l’odontofobia sono quelle psicologiche. Meglio se si affrontano da bambini. Sulle orme di Patch Adams e della sua «Clown-therapy», l’odontoiatra Antonio Siniscalchi ha inventato la «Magicoterapia», un metodo accreditato dal Ministero della Salute che insegna ai più piccoli a guardare il dentista con occhi diversi. «Il bambino», spiega Siniscalchi, «non deve vedermi come un dottore, ma come un mago. E siccome nella sua mente il concetto di magia è legato ad abilità straordinarie e a poteri prodigiosi, imparerà ad avere fiducia in me e a lasciarsi curare. Come ci riesco? Con giochi di prestigio, palloncini e ombre cinesi, il tutto accompagnato da frasi studiate per aumentare la sintonia tra il medico e il piccolo paziente».
• Un dente rotto o uscito dall’alveolo per una caduta dal motorino o per un infortunio domestico, non è perduto per sempre. Può essere rimesso al suo posto. Francesco Riva, direttore dell’unità operativa di chirurgia odontostomatologica dell’ospedale odontoiatrico Eastman di Roma: «Il dente va recuperato prendendolo dalla corona e non dalla radice, per non danneggiare le cellule vive del dente (paradenzio), e conservato senza pulirlo nel latte, nella soluzione fisiologica o in bocca. Se si arriva dal dentista entro poche ore c’è un’alta possibilità di rimetterlo con successo al suo posto, dove resterà anche 10 anni, dando tempo alle ossa della bocca di crescere correttamente». Le cause più frequenti di traumi dentali? Gli incidenti stradali, quelli in casa e durante attività sportive. Secondo l’Istituto superiore di sanità, 15.000 persone ogni anno si presentano al pronto soccorso con lesioni alla bocca e ai denti; la fascia più a rischio è quella dei maschi di 6-8 anni. Sul tema Riva ha realizzato un opuscolo rivolto ai bambini e alle scuole, dal titolo «Che ci faccio con il dente?» (per riceverlo, inviare una e-mail a: riva.grim@libero.it).
• Non è ancora il momento di dimenticarsi del trapano, ma un giorno un vaccino anti-carie e nuovi strumenti indolore lo renderanno obsoleto. Parliamo del laser, che pulisce la superficie e prepara un tessuto duro su cui appoggiare la ricostruzione, e di una serie di sostanze chimiche che «digeriscono» la carie, fermandosi sul tessuto sano. «Piano con gli entusiasmi, però», avverte il dottor Nobili. «Si tratta di metodiche poco diffuse e con campi di applicazione ancora limitati. I vaccini che dovrebbero sconfiggere i batteri che infestano la bocca sono ancora in fase sperimentale. Ma certo, in futuro...». In età adulta, e fino ai primi segni di invecchiamento, una visita dal dentista ogni anno può bastare a risolvere molti problemi. Anche grazie all’ortodonzia: «Le tecniche di correzione dei difetti delle arcate funzionano come sui bambini. Inoltre, da parte del paziente ci sono più motivazioni, per ragioni di estetica o problemi di salute come il mal di schiena o i disturbi digestivi, che possono essere risolti portando la ”macchinetta” per uno o due anni». E se il problema è la «vergogna» di sfoggiare un sorriso d’acciaio, un’alternativa può essere l’apparecchio invisibile: un guscio di plastica trasparente che si applica all’interno del palato, restando nascosto dietro i denti. Purtroppo il suo costo è ancora elevato: 12 milioni di lire in media rispetto agli 8 dell’apparecchio classico. D’altronde il prezzo delle cure è il tasto dolente del rapporto con il dentista. Secondo l’Istat, sui 3 milioni spesi per la sanità dalla famiglia media italiana ogni anno, la cura dei denti pesa per 630.000 lire. Ma ancora di più sorprende la percentuale di famiglie che va regolarmente dal dentista: 5,4%. Come dire: il dentista lo paghiamo molto, ma lo vediamo poco.
• C’è un’odontoiatria naturale accanto - o meglio, opposta - a quella ufficiale, fondata sulla «medicina dolce» e sulle terapie alternative. Un movimento nato in Nord Europa, che ha fatto adepti anche in Italia.
• Il problema amalgama
A Udine agisce l’Amon (Associazione
di medicina e odontoiatria naturale), molto attiva sul fronte amalgama: la rappresenta il dottor Antonio Miclavez.
• L’alternativa c’è
«Informiamo pazienti e dentisti sulla pericolosità del composto usato nelle otturazioni», spiega Miclavez. «Il mercurio presente può essere tossico. L’alternativa? Basta usare le resine composite al posto dell’amalgama».
• Prevedere l’arrivo della carie si può. Basta «leggere» la saliva. Da qualche anno è disponibile anche in Italia un test che indaga sulla «cariorecettività». Il torinese Carlo Bruscagin, presidente della Società italiana per la ricerca e la terapia dell’alitosi, è uno dei primi odontoiatri italiani ad aver adottato questa metodica: «La cariorecettività è la predisposizione di un individuo a essere colpito da carie, indipendentemente dal fatto di averne al momento della visita. In questo modo si può intercettare il paziente e prendere le giuste misure preventive prima ancora che si ammali». *Allarme batteri Cosa c’entra la saliva? « provato che una ridotta secrezione salivare ha un evidente effetto sia sul numero che sulla gravità delle carie» spiega Bruscagin. «Questo perché la saliva ha un ”potere tampone” che riequilibra la carica acida dei numerosi batteri presenti nella bocca. Lo Streptococcus mutans e i lactobacilli sono particolarmente nocivi. Quando ce ne sono troppi, la saliva non riesce più a compensarne la produzione e la bocca raggiunge livelli di acidità critici (pH intorno a 4,8), che provocano la demineralizzazione dei denti e avviano i processi che portano alla carie». *Se manca il fluoro Il test di cariorecettività, il cui costo si aggira sulle 70.000 lire (36,15 euro), determina il flusso, il potere tampone e la concentrazione batterica della saliva del paziente, prelevata con un pipetta e fatta passare su dei reagenti: «Troppi lactobacilli indicano un’alimentazione troppo ricca di zuccheri e una scarsa igiene orale, troppi streptococchi indicano una presenza di placca superiore alla norma. Così riconosciamo il paziente a basso rischio di carie da quello ad alto rischio. Al primo basterà sottoporsi a controlli periodici, il secondo invece dovrà instaurare un regime preventivo intenso ed efficace, stimolando la salivazio ( ad esempio masticando gomme senza zucchero ) e utilizzando dentifrico e gel al fluoro.
•  vero che andare dal dentista durante la gravidanza può essere pericoloso per il bambino? No, se si prende qualche precauzione. « meglio limitare ai casi di urgenza gli interventi e gli esami radiografici soprattutto nei primi tre mesi di gestazione, i più importanti per l’organogenesi del bambino», spiega il dottor Aldo Nobili. «Al contrario, bisogna intensificare le visite di controllo (almeno due in nove mesi), in quanto l’alto livello di progesterone facilita la proliferazione dei batteri del cavo orale e indebolisce la capacità di combatterli del sistema immunitario». In caso di comparsa di fastidi alle gengive o ai denti, consultate immediatamente il vostro dentista: una diagnosi precoce può evitare o limitare il ricorso ai farmaci.
• Soffrite di cefalea, dolore ai muscoli del viso, al collo o alla schiena, affaticamento della vista, riduzione dell’udito, formicolio alle mani, capogiri? Potrebbe essere colpa del modo in cui chiudete la bocca. Spiega Marcello Melis, odontoiatra specializzato in disordini temporomandibolari: «Il 20-30% della popolazione soffre di malocclusione, che può compromettere la postura e l’efficienza muscolare. Se i sintomi sono fastidiosi o disabilitanti, la posizione della mandibola può essere corretta con un ”bite”: una sorta di paradenti in resina trasparente che costringe a chiudere la bocca nel modo giusto. La cura dura da sei mesi a un anno e 8-9 volte su dieci risolve il problema». Non ci credete? Chiedete a campionesse sportive come Deborah Compagnoni o a Fiona May...
• La salute della bocca di chi ha superato la mezza età è molto migliorata, rispetto al passato. Un tempo, quando l’igiene orale e l’accessibilità alle cure odontoiatriche erano limitate, era normale che gli anziani perdessero i denti. Oggi è possibile conservarli molto più a lungo: «Per una migliore qualità della vita», spiega il dottor Aldo Nobili, «è importante che l’anziano si sottoponga a due visite ogni anno e che non abusi di cibi dolci, perché con l’avanzare dell’età, aumentano anche i rischi di problemi nel cavo orale». In Italia sono tre milioni e mezzo (su nove milioni) gli over 65 senza denti. A questa età la placca si accumula più rapidamente, i denti ingialliscono e possono consumarsi e spezzarsi; le gengive si ritirano scoprendo le radici, che si indeboliscono e rischiano di cariarsi; le vecchie otturazioni, usurate, possono rompersi; la produzione di saliva si riduce a causa delle malattie o dei farmaci. «Perdere un dente è più facile», conferma Nobili, «ma oltre ai problemi estetici, di masticazione e di occlusione, il vuoto in bocca abbassa le capacità di comunicazione e socializzazione». Per sensibilizzare pazienti e dentisti l’Andi ha lanciato il «Progetto anziani». E se i denti sono già perduti? «Ci sono gli impianti, perni di titanio su cui si fissano i denti finti, e le protesi, mobili o fisse. L’igiene orale in questi casi è più importante che mai, perché aumenta il rischio di placca e di infezioni. Insomma, la parola d’ordine è: mai abbassare la guardia».
•  la causa più frequente della perdita di denti sani. Ne soffre, in forma più o meno grave, il 75% della popolazione sopra i 50 anni. Dopo la mezza età è la malattia paradontale, più conosciuta come piorrea, il nemico numero uno della bocca e non solo: sembra certo il rapporto tra paradontopatie e malattie cardovascolari: chi soffre di piorrea ha il 25% delle possibilità in più di ammalarsi di cuore. • Che cos’è? «Si tratta», spiega il dottor Aldo Nobili, «di un’infezione provocata dalla placca batterica che danneggia progressivamente le strutture di sostegno dei denti: le gengive, il legamento e l’osso. Allora i tessuti molli della bocca si retraggono e il dente, anche se sano, cade perché non ha più sostegno». • Come si previene? Gengive arrossate, e/o sanguinanti sono i primi sintomi delle paradontiti: se ne soffrite rivolgetevi subito al vostro dentista o a un paradontologo, lo «specialista della gengiva». • Come si ferma in tempo? Il dentista può pulire le radici dei denti con una tecnica detta «scaling», che rimuove i microorganismi penetrati sotto la gengiva. Al trattamento segue una serie di controlli trimestrali.
• L’arma più efficace a difesa della bocca è un’azione meccanica e quotidiana di pulizia. Lavate i denti tutti i giorni per almeno 2-3 minuti, subito dopo ogni pasto: sono i 30 minuti successivi all’assunzione degli zuccheri i più pericolosi per la formazione della carie. Ecco i consigli dell’Andi per scegliere gli strumenti necessari a una moderna e completa igiene orale. • Lo spazzolino Sceglietelo con la testina piccola, per arrivare in tutte le zone della bocca, e di setole artificiali, più igieniche, morbide o medie, per non ferire le gengive. Cambiatelo almeno ogni 2 mesi. Ottimi anche quelli elettrici, purché di nuova generazione. • Il filo interdentale Una volta imparata la tecnica giusta, usarlo sarà facile e veloce. Serve a pulire gli spazi fra un dente e l’altro, dove si annidano i residui di cibo e placca batterica. • Il dentifricio Meglio col fluoro, che ha proprietà mineralizzanti e, penetrando nelle porosità delle superfici dentali, è un efficace anticarie. • Lo scovolino Di forme e misure diverse, può sostituire il filo se c’è abbastanza spazio tra i denti. • Lo stimudent «Stuzzicadente» professionale a sezione triangolare anatomica e di legno dolce. • La punta di gomma  uno stimolatore interdentale che rimuove la placca dalle zone di difficile accesso. • Il collutorio A seconda del principio attivo, ha proprietà antisettiche, antinfiammatorie o remineralizzanti. Ma utilizzatelo solo quando serve.
• Ridurre gli zuccheri e mangiare più cibi ricchi di calcio. Che con poche e semplici indicazioni si possa provvedere alla salute dei nostri denti anche a tavola, è un fatto acclarato. Ma non va dimenticato che erbe, frutta e verdure possono aiutarci anche ad avere un sorriso più bello. Ricordate i consigli della nonna? «Se vuoi i denti bianchi, strofinali con una foglia fresca di salvia». vero: la salvia è uno «spazzolino» naturale che con la superficie ruvida esercita una leggera frizione sui denti. In più, essendo ricca di oli essenziali, profuma l’alito. Ottimi come detergenti anche il finocchio e il sedano mangiati crudi, mentre ai fini del candore è più efficace la mela, ricca di acido ossalico. No, invece, alle energiche spazzolate con il bicarbonato di sodio: è troppo abrasivo e finisce per corrodere lo smalto. Un’ultima avvertenza: masticate sempre a lungo i bocconi. La masticazione stimola infatti la secrezione della saliva, che effettua una sorta di detersione e aiuta a eliminare i residui di cibo.
• Il dente giovane. I 20 denti «primitivi» spuntano tra i 6 mesi e i 3 anni. Intorno ai 6 anni (e fino ai 17) vengono sostituiti dai 32 denti permanenti che ci accompagneranno per il resto della vita. Da giovani la parte centrale del dente (dentina), che protegge la polpa, è ricoperta dal giusto strato di smalto. Il colore del dente risulta quindi bianco e splendente. Le radici sono ricoperte dalla gengiva e ben salde alle ossa mandibolari e mascellari. Il dente adulto. Con gli anni e le cattive abitudini (fumo, insufficiente igiene orale ecc.) lo smalto si consuma e traspare di più la dentina sottostante, di colore giallognolo. L’uso logora la superficie del dente, formando delle sfaccettature («faccette di usura») là dove il dente è sollecitato e tocca il suo opposto. Appaiono le prime macchie e la gengiva tende ad abbassarsi. Il dente anziano. Nelle persone anziane è frequente (soprattutto se la bocca non si chiude nel modo corretto) l’abbassamento dell’osso e della gengiva, che scoprono la radice del dente e allargano gli spazi interdentali. Lo strato di smalto è ancora più sottile e la dentina, di conseguenza, sale ancor più in superficie. Le macchie intorno alla corona adesso sono frequenti.