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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

Chet Baker. La lunga notte di un mito

• Cool. Qualità più ambita da tutti i jazzisti, tipo di suono ma anche stile di vita. "Un ragazzo ”cool” non era uno socievole, stava in disparte sicuro di sé". Quintessenza del ”cool”: Chet Baker, quando negli anni ’50 incontrò per la prima volta Romano Mussolini, "figlio del dittatore ucciso", e disse con voce inespressiva: "Ehi, mi dispiace per il tuo vecchio".
• Pappagalli. Nel 1946, per emulare il protagonista di ”Nature boy” (gran successo di Nat King Cole), Gerry Mulligan passeggiava a Manhattan con un pappagallo sulla spalla.
• Bohémien. Negli anni ’50, il trombettista nero Dizzy Gillespie girava per Manhattan senza mai un soldo in tasca, abbigliato da "vecchio bohémien francese": occhiali con la montatura di corno, pizzo e berretto. Assieme a un piccolo nucleo di musicisti newyorkesi inventò "ritmi così complessi da far girare la testa" anche a Louis Armstrong (che più volte inveì contro di lui dalle colonne di ”Down beat”, migliore rivista jazz dell’epoca).
• Bordelli. Perché "il jazz della East Coast era opprimente e nero, mentre quello della West Coast leggero e bianco": quasi tutti i musicisti della West Coast sapevano decifrare gli spartiti musicali e avevano confidenza con gli studi di registrazione. Quelli della East Coast, invece, per sopravvivere suonavano spesso nei bordelli, dormivano nelle bettole o facevano l’elemosina.
• Cognac. Il 29 maggio del 1952, Charlie Parker debuttò al ”Tiffany” di Los Angeles. In città non lo si vedeva dalla metà degli anni ’40, quando finì all’ospedale psichiatrico di Camarillo per i postumi di un intruglio a base d’alcol e droghe. Nel suo quintetto anche Chet Baker, che lo guardava bere "litri di cognac Hennessy", "sniffare roba" e poi salire sul palco a suonare sereno.
• Coconut Grove Club. Tra i frequentatori abituali dei concerti di Gerry Mulligan allo ”Haig”, piccolo jazz club al 638 South Kenmore Avenue, nel quartiere residenziale Wilshire di Los Angeles: Robert Mitchum, Jane Russel, Marilyn Monroe. Il locale fu poi soppiantato dal ”Coconut Grove Club” (sull’altro lato della stessa strada, all’interno dell’imponente Ambassador Hotel), sul cui palco si esibivano Frank Sinatra, Lena Horne, Dean Martin, e Jerry Lewis.
• Allucinazioni. Tra i film prediletti dai jazzisti, ”Reefer Madness” (’Pazzi per l’erba”), documentario del 1936 sulle conseguenze della marijuana: allucinazioni, violenza, passaporto per le droghe pesanti e forse la morte (alla fine dei Sessanta, nei college americani la pellicola sarebbe diventata un cult).
• Osso duro. John Edward O’Grady, noto come "sergente osso duro O’Grady", capo della narcotici di Hollywood e autore della crociata contro la droga che dal 1948 al 1958 fece tremare la scena jazz di Los Angeles. Alto quasi due metri, un quintale di peso, si aggirava sul Sunset Strip con capelli a spazzola e occhiali scuri, in tasca una pistola dal manico di madreperla per "annientare la gentaglia" (nel gruppo erano inclusi Billie Holiday, Stan Getz, Charlie Parker). I suoi metodi: mettere a soqquadro case senza un mandato di perquisizione, minacciare i musicisti per strada, spaccare i denti a uno spacciatore se cercava di nascondere la droga in bocca.
• Spinelli. Durante le jam session allo ”Showtime”, club di Los Angeles nella Ferdinando Valley, "quelli seduti dietro rollavano spinelli mentre tutto il gruppo parlava delle cose più ”cool” del momento: il nuovo disco del sassofonista Stan Getz, un bocchino usato da qualche trombettista. Nessuno si avventurava in qualcosa di più profondo".
• Bianchi. Dal 1949 al 1952, allo ”Showtime”, le esibizioni del lunedì sera riservate a soli bianchi "divennero le principali incubatrici di talenti della West Coast": dal trombettista Maynard Ferguson al sassofonista Art Pepper, dal bassista Red Mitchell al batterista Alvin Stoller.
• Fronzoli e piume. Negli anni ’30 e ’40, l’equivalente di Harlem a Los Angeles era Central Avenue, un’arteria che attraversava il ghetto nero nella zona centro-sud della città. Camminando per strada "sentivi arrivare la musica da ogni angolo": Duke Ellington, Fast Waller, Lena Horne e Art Tatum. Nei club "le donne si vestivano con fronzoli e piume e vistosi orecchini. Quasi tutti gli uomini avevano grandi cappelli con tese enormi e vestiti eleganti. E dappertutto c’era odore di cipria e profumi".
• Dexedrina. Art Pepper andava tutte le sere al ”Ritz Club” per fumare marijuana e sniffare dexedrina con Dexter Gordon. Il lunedì e il mercoledì Chet Baker alle jam session del ”Jack’s Basket Room”, che duravano tutta la notte (spesso c’era anche Charlie Parker).
• Tony il Greco. Il Manhattan Brill Building, negli anni ’50 quartier generale di compositori e produttori musicali, era meta del pusher Donald Frankos, detto Tony il Greco. Uno scontroso spacciatore alto e bello che lavorava per Jimmy Spano, principale fornitore di eroina e coca per la gente di spettacolo a New York. Tra i suoi clienti: Chet Baker, Stan Getz, Bobby Darin, Miles Davis, Thelonious Monk, Anita O’ Day, Lenny Bruce. Frankos divenne in seguito un killer assoldato dalla mafia.