Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Nel pallone mettiamoci capelli di ragazza
• Nel pallone mettiamoci capelli di ragazza. In Cina, più di duemila anni fa, si giocava a tsu-ciu (calcia-la palla di cuoio) con un pallone imbottito di capelli di ragazza. Nell’antico Giappone otto giocatori si sfidavano al kemari colpendo coi piedi una vescica d’animale gonfiata d’aria. I greci giocavano a episkyros, i romani all’harpastum. Poi vennero l’hurling in Gran Bretagna, la soule in Francia e il calcio fiorentino in Italia. Nel 1500 i napoletani erano i più rinomati fabbricanti di palle d’Europa e intanto i messicani con il caucciù inventavano la palla di gomma. Il football, il calcio moderno, è nato solo l’8 dicembre 1863, a Londra. Uno sport giovane, ma dalle radici così antiche da diventare presto universale, viaggiando sulle rotte degli emigranti. Oggi nel mondo si producono 40 milioni di palloni ogni anno, di 240 tipi diversi, per lungo tempo fatti da schiavi-bambini del Terzo mondo. Ma ormai anche questo scandalo è (quasi) superato. Come sono superati il peso, il disegno, i materiali dei primi palloni da football. Dal 1863 abbiamo visto cambiare regole, tattiche, maglie e con loro il pallone, della cui evoluzione curiosamente non è ancora stata scritta la doverosa storia. Eppure senza di lui il calcio non esisterebbe. Il grande Di Stefano ne era consapevole e davanti alla propria casa eresse in suo onore un monumento, con una dedica. ”Grazie, vecchio mio”.
• La storia dei palloni. 1903 Gibson il pioniere. Pezze di rozzo cuoio rivestono una vescica di gomma rossa... Approssimativamente sferico, il pallone usato dai pionieri del calcio è fatto di pezze rettangolari di cuoio grezzo cucite a mano dall’interno, intorno a una vescica di gomma rossa. Come stabilito dall’International Board, tra il 1871 e il 1889, la circonferenza oscilla tra i 68 e i 71 centimetri, il peso tra i 340 e i 425 grammi. Viene gonfiato con una pompa attraverso un budellino di gomma telata che sporge da una ”bocca” tra le pezze di cuoio. Quando la camera d’aria è tesa, il budello viene ripiegato su se stesso, legato con uno spaghetto di canapa e infilato dentro la fessura, richiusa con un laccio o una fettuccia. Questa cucitura rende irregolare la superficie del pallone e spesso ferisce chi lo colpisce di testa: per questo i primi calciatori usano il ”cap” (berretto) inglese o un fazzoletto intorno alla fronte.
• La storia dei palloni. 1938 Allen Francia. La Fifa lo vuole più pesante, le losanghe lo rendono più regolare. il pallone con cui l’Italia vince la sua seconda Coppa del mondo, battendo in finale a Parigi l’Ungheria per 4-2.
Rispetto ai precedenti presenta un peso superiore. Nel 1937, infatti, la Fifa ribadisce le misure (68-71 cm di circonferenza), stabilisce la pressione tra 0,6 e 1,1 atmosfere (pari a 600 e 1100 grammi per cm2) e porta i limiti del peso regolamentare tra i 396 e i 453 grammi. L’innovazione è sollecitata della federazione inglese, che in contrapposizione alla scuola sudamericana lamenta la leggerezza dei palloni usati fino ad allora. Una precauzione inutile quando piove e il pallone si impregna d’acqua fino a pesare un chilo in più. Questo nonostante dodici losanghe di cuoio abbiano nel frattempo sostituito le pezze rettangolari e le cuciture siano più strette e realizzate con corda più sottile.
• La storia dei palloni. 1950 Anonimo Brasile. Addio cucitura esterna, finalmente arriva la valvola. La grande novità che si impone negli anni Cinquanta è la valvola nascosta (nella foto vi è infilato lo spinotto della pompa), che permette di eliminare lo scomodo laccio che richiudeva la ”bocca” che caratterizza i palloni d’antan. D’ora in poi sarà possibile gonfiare la camera d’aria senza senza scucire il cuoio (e non ci si taglierà più colpendo la palla di testa...). La valvola garantisce anche una maggiore impermeabilità, coadiuvata in questo dal ricorso al filo di nylon al posto della corda per le cuciture. Intanto la superficie diventa sempre più regolare e il disegno si fa più sofisticato: in alcuni esemplari, come quello sulla foto, le forme delle pezze centrali sono diverse da quelle laterali. Le losanghe possono essere 12 o 18; dimensioni e peso sono quelli del 1937, gli stessi validi ancora oggi.
• La storia dei palloni. 1962. Zamora Cile. Debutta il colore bianco, tessere più piccole per un maggior controllo. Il settimo campionato del mondo è testimone di un’innovazione destinata a lasciare il segno: il pallone bianco. Fino agli anni Sessanta era esclusivamente color cuoio, in Cile viene introdotto quello bianco (anche se quello della finale Brasile-Cecoslovacchia 3-1, nella foto, è in tinta tradizionale) e quattro anni dopo, nel Mondiale d’Inghilterra, per la prima volta si usano palloni di tre colori: bianco, giallo e arancione. Intanto aumenta il numero delle sezioni di cuoio, sempre più piccole per ottenere un maggiore controllo e prevedibilità nei tiri e nei rimbalzi. Dalle losanghe alle tessere, in pochi anni si arriva al mosaico di esagoni e pentagoni dei palloni moderni, anche se per un lungo periodo le due ”scuole” convivono: è ancora a losanghe e color cuoio lo Slazenger con cui la Corea del Nord sconfisse l’Italia (1-0) nel ’66.
• La storia dei palloni. 1970 Telstar Messico. Il primo pallone ufficiale dei Mondiali deve il suo nome a un satellite. Nel 1962, mentre il Brasile vince la sua seconda Coppa del mondo, la Nasa manda in orbita il primo satellite intercontinentale capace di trasmettere immagini in diretta dall’Europa all’America e viceversa: il Telstar 1. Otto anni dopo l’Adidas battezza proprio Telstar (sintesi di ”Television Star”) il pallone dei primi Mondiali trasmessi in diretta via satellite. Il Telstar è un pallone rivoluzionario sotto diversi aspetti. Innanzitutto è il primo ufficiale, frutto dell’accordo di esclusiva (che scadrà nel 2006) tra Fifa e Adidas: tramontano così i palloni artigianali. Ma soprattutto è il primo bianco e nero, colori scelti perché lo rendono più visibile in Tv: è formato da 32 sezioni di cuoio, 12 pentagoni neri e 20 esagoni bianchi, la soluzione più avanzata all’epoca per dare alla superficie il massimo della rotondità.
• La storia dei palloni. 1978 Tango Argentina. Un look che resisterà vent’anni: le triadi creano l’illusione di dodici cerchi. Forse il pallone più famoso della storia del calcio. Non tanto per le scelte tecniche, quanto per il ”look”. Spariscono per sempre gli scacchi bianchi e neri e al loro posto arriva un motivo che avrà successo e influenzerà la grafica dei palloni del Mondiale per vent’anni: 20 triangoli stilizzati su 32 tessere pentagonali ed esagonali danno l’effetto ottico di 12 cerchi bianchi su fondo nero. Aumenta così la visibilità, in campo e in Tv. Il Tango è sempre realizzato in cuoio, come vuole la tradizione, ed è cucito a mano, ma è un prodotto industriale a tutti gli effetti: i punti di cucitura, da 7 a 10 su ogni lato delle tessere, e i 15 metri di filo di nylon utilizzati alla bisogna lo rendono molto più resistente alle intemperie. Ma dietro la cura dei particolari c’è soprattutto la ricerca di potenza e precisione nelle traiettorie.
• La storia dei palloni. 1982 Tango Espana, Spagna. Una palla davvero impermeabile regala agli azzurri la terza Coppa. Piccole modifiche nel design, grande innovazione tecnica. Approfondendo la ricerca sull’impermeabilità iniziata nel 1978, la nuova versione del Tango è il primo pallone dell’Adidas realizzato con cuciture ”waterproof”, resistenti all’acqua. Questa soluzione abbassa sensibilmente la capacità del pallone di assorbire acqua, riducendo di fatto un handicap antico del pallone: l’aumento di peso quando si gioca sotto la pioggia. Ma il Tango Espana segna, di fatto, anche la fine dell’epoca del cuoio, sostituito da un composito di pelle e poliuretano. Con questo pallone gli azzurri vincono il loro terzo titolo Mondiale: l’esemplare della finale (Italia-Germania Ovest 3-1), conservato per vent’anni dall’arbitro dell’incontro, il brasiliano Arnaldo Coelho, ad aprile è stato messo all’asta dalla casa londinese Christie’s.
• La storia dei palloni. 1990 Etrusco unico Italia. l’esordio di un materiale rivoluzionario: la schiuma di poliuretano. Già quattro anni prima, in Messico, l’Azteca aveva mandato in pensione il vecchio pallone di puro cuoio, in favore dei materiali sintetici: strati sovrapposti di tela e di tessuto a maglia larga, ricoperti di una speciale resina plastica similpelle. Ma l’Etrusco Unico, pallone ufficiale di Italia ’90, è il completamento dell’evoluzione: è il primo ad avere al suo interno un substrato di schiuma in poliuretano nero, che lo rende del tutto resistente all’acqua e allo stesso tempo aumenta la sua sensibilità agli urti: in pratica, è più veloce.
Raggiungere una velocità sempre maggiore sarà l’obiettivo della ricerca per tutto il decennio seguente. Oggi il record spetta allo slavo Sinisa Mihajlovic: 160 Km/h. Soltanto il gol (220 Km/h), il tennis (218) e il baseball (180) possono vantare performance superiori.
• La storia dei palloni. 1998 Tricolore Francia. Il primo a colori ai Mondiali, con un cuore di... microsfere di gas. L’Adidas lo celebra come il primo pallone policromo nella storia della Coppa del mondo. Ma fuori dal Mondiale esperimenti se ne erano fatti parecchi, soprattutto negli anni Ottanta, fino a raggiungere i risultati più kitch. L’input era venuto da uno studio di oculistica secondo cui i bastoncelli dell’occhio umano sono più recettivi ai colori che al bianco e nero, ma la moda venne presto abbandonata. Ben più importante il fatto che il Tricolore sostituisca la schiuma di poliuretano con ”schiuma sintattica”: uno strato di microsfere piene di gas altamente comprimibili, che scaricano la potenza del calcio in modo più uniforme: risultato, una traiettoria più controllabile. Per la prima volta, inoltre, la palla è rivestita da una vernice ”underglass” allo iodio che la rende più resistente e visibile sotto i riflettori.
• La storia dei palloni. 2002 Fevernova Giappone e Corea. Materiali spaziali, una nuova grafica e 4.800 calci a 200 all’ora. Finalmente una grafica nuova. Per capire quanto il Fevernova sia complesso bisogna sfogliarlo come una cipolla. Lo strato più esterno è un foglio di plastica trasparente che protegge un disegno stampato con tecnica ”underglass” allo iodio; poi c’è uno strato di poliuretano elastometrico, sotto al quale si trova una più evoluta schiuma sintattica (usata anche in ingegneria spaziale): milioni di piccolissime bolle riempite di gas ad alta pressione con la funzione di ammortizzatore. E sotto a tutto, tre strati di maglia Raschel intervallati da due in lattice naturale. Viene ancora cucito a mano, in Marocco, ma è stato progettato nel laboratorio tedesco di Scheinfeld, dove è passato per la galleria del vento e calciato 4.800 volte da una gamba meccanica contro un muro a 200 chilometri orari prima di essere approvato dalla Fifa.
• La storia dei palloni. Ronaldo ha iniziato con un pallone di spazzatura. Ingredienti: fogli di giornale e una calza da donna, o in alternativa un calzino. Oppure: fogli di giornale e spago. O ancora: stracci, spazzatura e spago. O la versione ancora più fantasiosa: palla di bucce di zucca, chiuse in una busta di plastica legata con uno spago. Perfetta per allenarsi nei palleggi. Così giocano i bambini delle favelas brasiliane. E così giocano i loro coetanei dei paesi poveri a tutte le latitudini della Terra, da quando è nato il calcio. Ronaldo, Romario e prima di loro Pelé e Garrincha, hanno iniziato così, per le strade e sulle spiagge. Perché anche tra bambini quando si gioca non si scherza, le regole sono regole e ogni superficie ha la sua palla. «La vita di un giocatore di futebol comincia con una palla di calza», dice Ronaldo. Le istruzioni che si tramandano i bambini sono semplici: «Piega due fogli di giornale e schiacciali formando una palla, con un diametro di non più di 16 centimetri. Quando sono ben ammassati, infilali in una calza di nylon, e annodala. Perché sia compatta, sbattila contro un muro più volte. Quando è abbastanza dura, avvolgila due o tre volte intorno a una calza di cotone, annodala, taglia la punta e per una migliore riuscita cuci sopra il nodo. E prima di cominciare, ricordati di darle un nome».
• La storia dei palloni. Infomuseo. Museo del Calcio. Se volete vedere da vicino molti dei palloni illustrati in questo servizio (assieme alle Coppe del mondo vinte dall’Italia, gli scarpini di Paolo Rossi, e altri duecento cimeli), visitate il Museo del calcio di Coverciano (Firenze), nel centro tecnico della Figc. Il ”padrone di casa” è l’ex medico della nazionale Fino Fini, toscanaccio burbero all’apparenza, ma disponibile e competente.