Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 7 maggio 2001
Alle prossime elezioni politiche (2001), sui 707 candidati presentati da ognuno dei due schieramenti nelle liste uninominali, le donne saranno 77 per l’Ulivo e 44 per il Polo
• Alle prossime elezioni politiche (2001), sui 707 candidati presentati da ognuno dei due schieramenti nelle liste uninominali, le donne saranno 77 per l’Ulivo e 44 per il Polo.
• Alle elezioni amministrative francesi del marzo scorso, sono state elette 38 mila donne, 44 delle quali sono diventate sindaco in comuni con più di 15 mila abitanti e altre cinque amministreranno altrettante città tra le più importanti di Francia. Le più rappresentate sono le donne di destra, mentre alcune importanti esponenti della sinistra, che aveva appoggiato la legge, non sono state elette. Nessuna eletta tra i Verdi (il partito più ”femminista” del Paese) guiderà uno dei trentacinque municipi conquistati dal partito.
• «Impossibile far parlare i morti ma, secondo noi, Simone de Beauvoir e Virginia Woolf si offenderebbero. Da oggi la donna in Francia è una specie protetta, come il panda, il muflone e la tartaruga di mare. Per realizzare la parità, che è un concetto matematico, la legge ha stabilito che le donne candidate alle elezioni comunali siano la metà del totale: una donna per ogni maschio, una candidata per ogni candidato. E il risultato delle elezioni che si sono svolte l’11 e il 18 marzo, a prima vista sembra la realizzazione del sogno femminista, la rivincita dell’altra metà del cielo. Le elette sono il 47.2 per cento. Ma basta confrontare questo dato ”rivoluzionario” con i risultati delle elezioni cantonali per imbattersi nella realtà: senza la legge protezionistica, che nei cantoni non si applica, le donne elette non raggiungono neppure il 10 per cento". Negli anni Novanta, in Francia, la percentuale delle donne passa dal 16 per cento dei comuni al 10 per cento dei consigli regionali al 6 per cento del parlamento.
• «Per la serenità di una donna in politica un compagno conta all’80 per cento, l’altro venti per cento è un collegio sicuro» (Alessandra Mussolini).
• La norvegese Gro Harlem Brundtland, leader del partito dei lavoratori e presidente del consiglio nel 1985 e nel 1991, formò governi composti per metà da donne e per metà da uomini. Negli ultimi venticinque anni, in nessun Parlamento d’Europa le donne hanno più raggiunto la parità numerica coi colleghi uomini. Nei cinque paesi scandinavi e nei Paesi Bassi, le donne occupano dal 20 al 40 per cento dei seggi nelle assemblee nazionali e locali. La rappresentatività femminile, però, pare essere prerogativa dei paesi nordici, a cui si contrappone il ritardo di quelli latini e mediterranei, dove gli uomini detengono più del 92 per cento dei mandati parlamentari.
• «Ciò che fa la vera democrazia non è tanto riconoscere i pari, quanto crearli» (Léon Gambetta).
• «Se nel nuovo Codice di leggi in formazione, alle donne non sarà data un’attenzione speciale, siamo decise a fomentare una ribellione; non ci considereremo legate da leggi nelle quali non abbiamo alcuna voce né rappresentanze» (Da ”Ricordatevi delle donne”, lettera che nel 1776 Abigail Adams scrisse al marito John, che collaborava alla stesura della Costituzione degli Stati Uniti d’America).
• «I partiti sono strutture concepite dagli uomini per gli uomini, i quali trovandosi tra di loro, non hanno mai la consapevolezza di escludere, ma pensano di lavorare per il bene del genere umano (donne comprese)» (Mariette Sineau, ”Des femmes en politique”, 1995).
• Maria Eagle, eletta alla Camera dei Comuni inglese nel 1997 descriveva così il Parlamento britannico: «Una sorta di club riservato ai gentiluomini ai quali, quando ne hanno il tempo e la voglia, capita di approvare qualche legge. Ci sono una sala da fumo, bar aperti tutta la notte, ristoranti e persino una rastrelliera per i fucili. In compenso non c’è un asilo nido in cui lasciare i bambini, se si dà il caso che ne abbiate. I lavori iniziano alle 14 e 30 e si concludono tra le 22 e 30 e le 24, quando chiudono i bar».
• Dopo Eleonora d’Arborea, sovrana sarda autrice nel 1395 della ”Carta de Logu” (codice celebre e durissimo che ordinava, ad esempio, di tagliare un piede ai violentatori), l’Italia ha dovuto aspettare 581 anni per avere, con Tina Anselmi nel 1976, 115 anni dopo l’unità d’Italia, una donna al governo. Complessivamente, nel dopoguerra, su 1473 ministri le donne sono state 38, lo 0.26 per cento.
• «Vado a combattere, noi amiamo le sfide», così Sandra Mastella ha commentato la propria candidatura nelle liste dell’Udeur nel collegio di Capua, «uno di quelli a rischio». In un primo momento avrebbe dovuto essere candidato nello stesso collegio il marito Clemente, che poi ha scelto di candidarsi a Benevento. «E’ un collegio scomodo, lo faccio per affetto, per amore della mia terra».
• «A Strasburgo ha vinto una quarantunenne che ha fatto l’Ecôle Politecnique ed è stata pure in Marina, luogotenente di vascello. Non sono state elette donne senza qualità, gente che passava di lì e ha approfittato delle quote. All’inizio anch’io pensavo alle quote come ad una specie di ghetto, ma mi sbagliavo. L’idea di Jospin si è rivelata giusta: imponendo tre donne tra i primi sei nomi delle liste ha quantomeno imposto un ricambio dell’establishment» (la giornalista francese Marcelle Padovani, commentando le elezioni amministrative in Francia).
• «Quando avranno la parità le donne ci domineranno» (Catone).