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 2005  gennaio 08 Sabato calendario

Emiliano Fittipaldi

• Redditi/1. Reddito familiare medio annuo in Italia nel 2002, al netto delle imposte sul reddito e dei contributi previdenziali e assistenziali: 27.868 euro, 2.322 al mese. L’aumento nominale medio rispetto al 2000, pari al 6,8 per cento (l’1,1 per cento in termini reali), cambia a seconda della condizione professionale del capofamiglia: 10,1 per cento (4,4 per cento in termini reali), se il capofamiglia è un lavoratore autonomo, 3,9 per cento (equivalente a un calo dell’1,8 per cento in termini reali), in caso di capofamiglia operaio o impiegato (dall’indagine della Banca d’Italia, pubblicata nel marzo 2004).
• Redditi/2. Reddito familiare medio al Nord Italia nel 2002: 32.774 euro; al Centro: 29.355 euro; al Sud e nelle Isole: 20.172 euro. Dato il maggior numero di componenti per famiglia nel Sud e nelle Isole, qui è di molto inferiore il reddito pro capite: 6.973 euro, contro 12.710 al Nord e 11.267 al Centro.
• Redditi/3. Reddito individuale medio annuo da lavoro dei laureati nel 2002: 22.768 euro, il doppio rispetto a lavoratori privi di titolo di studio, 7.840 euro (con un miglioramento dei primi e un peggioramento dei secondi rispetto al 2000, per redditi allora rispettivamente di 19.850 euro e 7.999 euro).
• Emigranti. Ripreso nel 1997, il fenomeno dell’immigrazione dal Sud verso il Nord Italia è in continuo aumento (147 mila immigrati nel 2000, 180 mila nel 2002): l’11 per cento di chi parte è laureato, il 37 per cento diplomato, il 52 per cento ha al massimo la licenza elementare. La regione con più emigranti è la Calabria, la destinazione di solito l’Emilia Romagna (da una ricerca Svimez).
• Arrotondamenti. L’inflazione percepita supera di tre punti quella reale. Secondo Luigi Biggeri, presidente Istat, a causa dell’arrotondamento seguito al changeover, cioè al cambio mentale 1 euro = duemila lire, anziché 1936,27.
• Università. Mantenere un figlio all’università costa settemila euro all’anno, circa seicento al mese. Se studia ingegneria - tempo medio necessario per laurearsi sette anni - in tutto 50 mila euro (in media il suo primo impiego sarà retribuito 900 euro al mese).
• Separazioni. Dal 1995 al 2002 le separazioni sono aumentate di più del 50 per cento (da 50 mila a 80 mila all’anno). Ci si lascia in media dopo 13 anni di matrimonio, per lo più nel Centro Nord, Liguria e Piemonte in testa (il tasso di separazione nel Mezzogiorno è la metà).
• Convenienze. Da quando ci si sposa per amore, secondo il sociologo Giovanni Sgritta dell’Università La Sapienza di Roma, ci si lascia più facilmente: mentre adesso le unioni "si basano sulla convenienza affettiva, i matrimoni tradizionali avevano una forte componente economica, univano patrimoni, trasferivano doti, coalizzavano famiglie e tutto ciò li rendeva molto più stabili".
• Omogamia. Uomini con licenza elementare che hanno sposato una laureata nel 2000: 191 su undicimila neomariti; donne con licenza elementare che nello stesso anno hanno sposato un laureato: 133 su 8.789.
• Famiglie. "Tutte le famiglie felici si assomigliano, ogni famiglia infelice è invece infelice a modo suo" (Tolstoj in Anna Karenina).
• Operai. In Italia sono 7,3 milioni (per il 30 per cento donne), pari al 45 per cento di tutti i lavoratori dipendenti, il 3,3 per cento in più rispetto a tre anni fa. Impiegati nell’industria: 3,8 milioni; nei servizi: 3,1 milioni (ci sono più operai in Emilia Romagna, 620 mila, che in Piemonte, 612 mila). Età media: 38 anni. I laureati sono 64 mila, duemila i dottori in ricerca.
• Badanti. Costo di una badante a tempo pieno: da un massimo di 900 euro al Nord a un minimo di 600 euro al Sud, più di quanto spendono le regioni per il mantenimento in casa di riposo. Per ogni anziano non autosufficiente ricoverato, il solo Veneto nel 2001 sborsava 27 milioni di lire all’anno, lasciando i restanti 36 milioni a carico della famiglia: i 15/20 mila anziani veneti assistiti da badanti consentono alle casse regionali un risparmio di 350 miliardi di lire (da una ricerca di Alessandro Castegnaro, dell’Università di Padova).
• Laurea. Le donne, più degli uomini, proseguono gli studi (nell’anno accademico 2002-2003 erano il 55 per cento degli immatricolati), ma dopo la laurea trovano lavoro più tardi e guadagnano meno (il 27 per cento in meno in media). Tra i motivi il tipo di facoltà scelto: lettere (donne per il 71,9 per cento degli iscritti), psicologia (il 77,4 per cento), lingue (l’80,8 per cento). Sono donne appena il 16,7 per cento degli iscritti a ingegneria, e il 22,9 per cento alle facoltà scientifiche.