Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Roma. Storia
• Bunker. Mussolini e famiglia vissero a villa Torlonia dal ’29 al ’43. Sotto il salone da ballo, a ridosso di alcune tombe ebraiche, fu ricavato un bunker antiaereo e antigas. Simbolico l’affitto pagato al principe Torlonia: una lira al mese.
• Una sull’altra. ” difficile riconoscere come a Roma segua Roma e non solo la nuova all’antica, ma anche le diverse epoche dell’antica e della nuova, l’una sull’altra” (Goethe, Viaggio in Italia).
• Dormienti. L’oratorio dei Sette Dormienti (XII secolo), dedicato ai personaggi di Efeso che, secondo la leggenda, durante la persecuzione di Decio del 250 d. C. furono murati vivi e ritrovati addormentati due secoli dopo.
• Sonno. ”Roma con la sacra maestà del suo solo nome... addormentata da una potenza magica sotto una luminosità grigia” (Edmond e Jules de Goncourt, inverno 1869).
• Storici. Tra i sindaci di Roma, lo storico dell’arte Giulio Carlo Argan (dal 1976 al ’79).
• Fauni. Nella Roma imperiale assediata dai barbari ci si difendeva con tutto ciò che capitava a portata di mano: una volta, dalla Mole Adriana (oggi Castel Sant’Angelo) fu scagliata sugli assalitori la statua di un fauno.
• Ipotesi sul nome Colosseo, comunemente attribuito all’anfiteatro Flavio, in ordine di probabilità: per la mole; per via della vicina statua di Nerone, il Colosso (trentacinque metri d’altezza); per il luogo in cui sorge, detto anche Collis Isei (colle di Iside, dea cui era dedicato un tempio); per le pratiche demoniache che vi si svolgevano, con gli officianti che rivolgevano agli adepti la domanda «Colis Eum?», cioè «Adori Lui?».
• Le misure del Colosseo. 527 metri di circonferenza, 57 d’altezza, 10 mila metri cubi di travertino, 300 tonnellate di metallo per i perni dei blocchi, 70 mila posti di capienza massima, un velario di copertura che veniva manovrato da un distaccamento di marinai del Capo Miseno.
• Macao. Tra il 20 e il 23 d. C., Tiberio costruì i Castra Praetoria, un rettangolo di 400 metri di lunghezza per 380 di larghezza, con campo per le esercitazioni militari, armeria, erario, infermeria, magazzini e quattro porte (ne restano in piedi due). La caserma fu distrutta da Costantino nel 313 d. C., perché la guardia pretoriana era fedele al rivale Massenzio. Nel Seicento i gesuiti vi coltivarono una vigna, battezzata Macao in ricordo della loro missione in Cina.
• I busti del Pincio. Ai tempi della Repubblica romana del 1849, il triumvirato composto da Mazzini, Saffi e Armellini stanziò un fondo di 10 mila lire per dei busti marmorei di grandi personaggi italiani con cui adornare il Pincio. Caduta la repubblica, Pio IX decise di usarli comunque, ma ai personaggi non graditi vennero cambiati i connotati. La sera del 14 gennaio 1860, Savonarola, Caio Gracco e Pietro Colletta finirono nello studio dello scultore Stocchi per diventare rispettivamente Guido d’Arezzo, Vitruvio e Plinio il Vecchio. Un altro scultore, il Sarocchi, trasformò in Orazio il Gattamelata cambiando solo il nome. Leopardi diventò Zeusi, Machiavelli Archimede. Un terzo scultore, il Conti, ricavò Lorenzo il Magnifico da Giovanni dalle Bande Nere. Il busto di Vittorio Alfieri sopravvisse ma su protesta papale fu tolto dal Pincio e tornò trasformato in Vincenzo Monti.
• Obelischi. Nel 1842, due obelischi di granito di Baveno furono caricati su una nave bialbero che percorse il Po fino alla foce, circumnavigò l’Italia, entrò nell’Aniene e di lì, via terra, giunse a Roma.
• Roma. Gli obelischi furono quindi eretti nel giardino di villa Torlonia alla presenza di papa Gregorio XVI e di Ludwig I di Baviera, in una grandiosa festa aperta al pubblico (chiunque poteva entrare purché fosse vestito in modo decente).
• Orologi. L’orologio ad acqua del Pincio, costruito nel 1867 dal padre domenicano Giambattista Embriaco e presentato all’Esposizione internazionale di Parigi: ad azionare il meccanismo, un fiotto d’acqua che cade ora sulla parte destra ora sulla sinistra del bilanciere a forma di foglia.
• Profanazioni. Nel luglio 1962, la statua di Clemente X opera di Ercole Ferrata fu danneggiata da una bomba a orologeria esplosa dopo la chiusura della basilica di San Pietro. Nel novembre 1969, Josef Hans Hubner, un turista tedesco, prese a martellate la statua di Pio VI, realizzata da Adamo Tadolini su disegno del Canova, frantumandone le mani. Nel maggio 1972, Laszlo Toth, uno squilibrato austro-ungherese, s’accanì con un martello sulla Pietà del Michelangelo, sfregiando la figura della Madonna (nel corso del restauro, sulla mano destra della Vergine si delineò il monogramma di Michelangelo, una M sul palmo che si confonde con le linee della mano).