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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

di Bruno Schacherl

• Razzismo. A Fiume il razzismo degli italiani non si rivolgeva verso gli ebrei ma verso gli jugoslavi, minoranza appartenente in genere agli strati più bassi della società. Imprese. Tra le imprese che davano lavoro ai fiumani, un silurificio.
• ngurie. "... i commercianti di angurie che arrivavano d’estate coi loro bragozzi dalle Marche o dalla Puglia e le vendevano direttamente sulla riva del porto". Bilingue. I bambini dell’entroterra istriano, in maggioranza jugoslavi, che a scuola erano obbligati a parlare italiano mentre a casa gli veniva proibito d’impararlo
• stetica. "Ero antifascista, certo, ma direi piuttosto per gusto estetico, antiretorico, anticafone". Pellegrinaggi. "Almeno una volta l’anno, una sgangherata corriera portava reduci e studenti gufini (cioè del Guf, associazione universitaria fascista, ndr) in pellegrinaggio alle pacchianerie del Vittoriale, nella speranza di intravedere il Vate ivi volontariamente confinato".
• Uno alla volta. "In quegli anni ben altri orizzonti si aprirono alla mia cultura adolescente quando, venuto a sapere che esisteva in una città un’anziana signorina praghese la quale possedeva tutti i quindici volumi della Recherche di Proust, ebbi il coraggio di presentarmi e li ottenni in prestito, uno alla volta".
• I guanti di Bottai. "Nella primavera del 1942 si svolse a Badia a Settimo, un sobborgo a una decina di chilometri sull’altra riva dell’Arno rispetto alle Cascine, una cerimonia ufficiale. La salma di Dino Campana, il poeta ”maledetto” morto dieci anni prima nel vicino manicomio di Castel Pulci, veniva traslata in una piccola splendida pieve romanica quasi in riva al fiume. Un bel gruppo di letterati fiorentini prese il tram che si fermava qualche centinaio di metri prima. In testa, naturalmente, De Robertis e i suoi allievi e poi Bigongiari, Luzi, credo anche Carlo Bo, ma ricordo anche Vittorini, Gatto, Pratolini... La piccola comitiva restò per qualche minuto ad attendere su quel sagrato erboso. Si aspettavano le ”autorità”. Arrivò infatti Bottai, il ministro della pubblica istruzione... Volle farsi presentare a tutti, e forse per dimostrare a quei ”bigi” degli intellettuali fiorentini che anche lui sapeva essere uomo di mondo, al saluto fascista aggiunse per ciascuno una stretta di mano. Soltanto che per darla non si tolse i guantoni d’ordinanza, quelli lunghi fino al gomito da ”moschettiere del duce”".
• Ponte vecchio. L’Oltrarno, liberato dall’ottava armata inglese che fece saltare tutti i ponti di Firenze tranne uno, Ponte vecchio. Rovine. Le lacrime dei fiorentini sulle rovine del ponte di Santa Trinità.
• Copie. Nel ’48, Schacherl lavorava a ”Toscana Nuova”, un piccolo settimanale fondato da lui. Il 14 luglio, giorno dell’attentato a Togliatti, riuscì a far uscire il giornale prima che lo sciopero generale bloccasse tutto e a vendere un milione di copie, garantendone la sopravvivenza.
• irigenti. Il giorno dell’attentato il popolo premeva per l’insurrezione, mentre il Pci era per il rispetto della legalità. Nelle sezioni del partito mancavano però molti dirigenti, che s’erano dati alla macchia per paura di disordini e repressioni. Scuole. A quei tempi i nuovi redattori dell’Unità venivano mandati alle Frattocchie, scuola romana per i dirigenti del partito.
• ause. L’inviato dell’Unità Alberto Jacoviello, che nel 1956, durante la rivoluzione ungherese, ebbe una crisi di coscienza dopo l’intervento sovietico e venne mandato in Medio Oriente per una pausa di studio. Partigiani, contadini e mondine. "Un giovane regista, Marcello Sartarelli, si era appoggiato alle federazioni più forti mobilitando centinaia di compagni per realizzare gli spettacoli di quello che fu chiamato il Teatro di Massa. Vagamente ispirato al prolet-kult sovietico, faceva recitare e cantare migliaia di operai, partigiani, contadini, mondine, su copioni improvvisati e scenografie puramente allusive".
• Lettere. ”Anime morte”, espressione usata dallo scrittore Romano Bilenchi, nella lettera in cui restituiva la tessera del Pci, per indicare gli apostati del comunismo. Memoria. "Le Muse sono figlie di Memoria" (Racine).
• Invasori. Il giovane Stendhal, piccolo funzionario al seguito dell’esercito napoleonico nella Campagna d’Italia, che si strugge per le belle milanesi innamorate degli invasori più avvenenti di lui.
• Giuliano Ferrara e ”Il rosso e il nero”. "Dall’uomo pubblico e dal grande e spregiudicato giornalista che quel ragazzo è diventato, posso solo immaginare che la sua ammirazione per quel romanzo venisse, se non esclusivamente, soprattutto dalla seconda parte. Là dove Julien Sorel, diventato segretario di un potente ministro, viene coinvolto negli intrighi politici della Restaurazione, pur essendo in grado di valutare con lucida e disperata consapevolezza tutte le loro miserie".
• apidi. La lapide di Stendhal al cimitero Montparnasse: "Enrico Beyle, milanese. Quest’animo visse, scrisse, amò". Epigrafi 1. "Luigi Pintor, già allora scrittore geniale e animo tormentato, capace di imporre a se stesso per oltre mezzo secolo la ricerca di una ”verità di sinistra”". Epigrafi 2. "Maurizio Ferrara, comunista liberale ma in grado di scoprire un ”cielo rosso” (di Sputnik) persino sopra il suo primo viaggio in America". Morti sul lavoro. Il giornalista Michele Lalli, che seguì per l’Unità i funerali di Togliatti e tornò in redazione con una cronaca dolente e appassionata, dopodiché fu colpito da infarto
• Come se è un libro rapido e secco ma tutt’altro che privo di passione. L’autore sa dosare ricordi, aneddoti e storie con partecipazione e ironia. "Comunista liberale", Bruno Schacherl, padre ebreo viennese e madre boema, nasce nel maggio 1920 nella Fiume appena presa da D’Annunzio. Traduttore di classici francesi, è stato redattore capo all’Unità e collaboratore di riviste di area comunista. Mercantucci. Schacherl in slang viennese significa più o meno "mercantuccio", professione del padre dell’autore.