Pallinato da Frammenti, Gruppo AAA, 11 novembre 2016
Tutto quello che non serve sapere sui dibattiti tv tra Bush e Kerry (Jfk suda, W
• Tutto quello che non serve sapere sui dibattiti tv tra Bush e Kerry (Jfk suda, W. fa le smorfie).
Duelli. Coi 90 minuti di dibattito all’Università di Miami giovedì scorso è iniziato l’ultimo capitolo della sfida fra George W. Bush e lo sfidante John F. Kerry. Il duello è iniziato alle 21 (le 3 del mattino in Italia), quando il conduttore Jim Lehrer della Pbs ha chiesto di spegnere i cellulari ai 300 ospiti selezionati (150 per parte). Lehrer ha detto sì alla conduzione solo quando la commissione dei dibattiti ha accettato che i candidati venissero ripresi anche se non intenti a rispondere. I prossimi match l’8 ottobre a St Louis (Missouri) e il 13 a Phoenix (Arizona).
• La vigilia. Kerry l’ha passata a Fort Lauderdale a riprovare con le controfigure di Bush; il presidente è andato col fratello Jeb a visitare alcuni centri d’assistenza per le vittime degli uragani. Bush s’è allenato per il dibattiti tv nel ranch di Crawford, studiando le frasi preferite da Kerry (pare che abbia preso ad ascoltarle anche sull’Air Force One e sulla cyclette).
• Colori. Imparziale il palco, con sfondo blu (colore dei democratici) e tappeto rosso (colore dei repubblicani). Al contrario, invece, le cravatte dei candidati: a fondo blu per Bush, rosso per Kerry.
• Regole. Il protocollo deciso dall’ex segretario di Stato, James Baker (che fece vincere le elezioni a Bush col ricorso alla Corte Suprema) e da Vernon Jordan (difensore del presidente Clinton nel Sexgate). In 32 pagine che varranno per tutti e tre i dibattiti, Baker e Vernon hanno concordato l’altezza degli scranni (per non favorire il democratico, più alto) e la loro distanza dal fondale; il trucco dei due candidati e la temperatura della sala. L’ordine degli interventi è affidato al lancio di una monetina, vietato scendere dal podio o rivolgersi domande dirette: i due devono rispondere a quelle del moderatore, o rivolgersi domande retoriche; non possono mostrare statistiche e diagrammi o lanciare segnali ai loro uomini.
• Gocciolare. «A Miami temperatura tiepida come voleva il presidente, non fredda come voleva il senatore. Kerry suda facilmente, e Bush vuole che il pubblico lo veda gocciolare» (anticipazione della tv Msnbc).
• Galline. I negoziatori hanno stabilito regole che vietano sospiri e gemiti fuori inquadratura e proibiscono domande imbarazzanti (Lyndon Johnson fece chiedere a un suo avversario «se fosse vero che amoreggiava con le galline»).
• Sirena. I moderatori devono accendere una luce rossa visibile al pubblico per avvertire il candidato che il suo tempo sta scadendo, e se non tace suonare una specie di sirena.
• Tempi. Il primo dibattito trasmesso in tv fu quello tra Kennedy e Nixon nel 1960. In quel caso si permise ai due di fare dichiarazioni iniziali di ben 8 minuti. Dall’80 in poi (con l’eccezione del ’96), i candidati possono solo rispondere alle domande in un tempo massimo di 2 minuti (1 minuto per le eventuali repliche).
• Parole. Indagine del ”St Petersburg Times” sul linguaggio: Bush è «essenziale», Kerry più «verboso e analitico». In ogni frase di Bush ci sono 14,2 parole, Kerry arriva a 19,9. Il democratico usa nel 9% dei casi frasi al passivo (più complicate), Bush nel 5. «Kerry parla un linguaggio accessibile a un ragazzo di 15-16 anni; Bush si fa capire dai tredicenni».
• Guerra e pace. Contando le parole di tutti e due: quelle di odio (hatred, kill, killer, terror, terrorism, war, weapons of mass destruction, threat) ammontano a un totale di 107. Quelle di pace (love, peace, peaceful, pray, heart) arrivano a 14.
• Bestiame. «è forte nei dibattiti, ma come dicono in Texas è tutto cappello e niente bestiame» (Bush su Kerry).
• Faces of frustation. Video apparso venerdì mattina sul sito democratico che raccoglie tutte le smorfie fatte da Bush durante il dibattito.
• Il secondo round. Avrà un town hall format (forma assembleare): Bush e Kerry risponderanno alle domande del pubblico (già esaminate da Lehrer) seduti intorno a un tavolo. Potranno muoversi entro spazi precisi, ma non avvicinarsi l’uno all’altro. In tutto ci saranno 100-150 elettori, metà repubblicani, metà democratici.
• Robot. Il politologo Ronald Faucheaux: «Hanno mandato a memoria decine di risposte, se non centinaia. è roba da robot».